Il Noleggio a Rete Locale
Quando noleggiare fuori zona è facile come bere un bicchiere d’acqua
Quando noleggiare fuori zona è facile come bere un bicchiere d’acqua
Non ho scritto questo libro per guadagnare sulla vendita delle copie, per metterlo in bella mostra sugli scaffali o nello store di Amazon.
L’ho scritto unicamente per condividere un’esperienza che può davvero fare la differenza per chi, ogni giorno, si trova a dover fare scelte difficili, sia personali che lavorative.
Il valore non sta nel prezzo di copertina, ma nelle idee, nei metodi e nelle storie che contiene.
Per questo ho scelto di renderlo disponibile anche gratuitamente.
Mi basterà che una sola pagina ti doni una prospettiva diversa, un consiglio concreto oppure la forza di compiere quel primo passo che finora non trovavi il coraggio di fare.
Solo allora saprò di aver raggiunto il mio obiettivo.
Sfoglialo liberamente: questo libro è stato pensato per essere utile, non per restare chiuso in un cassetto.
Vuoi la tua copia cartacea? Scrivi a info@riloc.it e riceverai le informazioni per ricevere il libro comodamente a casa, con una mia dedica personale.
Non provengo da una famiglia di imprenditori.
La mia strada è iniziata dal basso, con esperienze costruite sul campo e con incontri che, a distanza di tempo, riconosco come decisivi.
È stato così che ho trovato il mio spazio nel mondo del noleggio, un settore che, dal mio primo incontro, ha acceso in me una passione autentica e travolgente.
Con gli anni ho imparato a cogliere i segnali del mercato e, soprattutto, quel vuoto che nessuno sembrava riuscire a colmare.
È stato grazie a un’intuizione imprevista, quasi fortuita per come si è presentata, che nell’ottobre 2014 ho iniziato a lavorare su un’idea nuova.
Da lì ha preso forma il progetto che avrebbe cambiato il modo di fare noleggio in Italia: il Noleggio a Rete Locale, un modello che oggi è ampiamente affermato e riconosciuto.
Non è stata una strada facile, ci sono stati errori, scelte difficili e decisioni controcorrente. Questo libro racconta tutto questo.
La prima parte è narrativa: i momenti di svolta, le emozioni provate quando tutto sembrava impossibile e le intuizioni nate nei momenti meno prevedibili.
È un viaggio personale che, sono certo, in alcuni tratti sentirai anche tuo: troverai spunti di riflessione, forse nuove idee per il tuo cammino.
La seconda parte diventa più concreta: una sorta di manuale operativo per chi lavora con i cantieri e con il noleggio dei mezzi: checklist, procedure e strumenti pratici che possono davvero fare la differenza nella gestione quotidiana.
Questo libro, in fondo, è un pezzo di strada che faremo insieme. Io ti racconterò la mia esperienza, e chissà, magari un giorno sarai tu a raccontarmi la tua.
Sei pronto a scoprire in che modo incredibile è nata quell’idea che ha rivoluzionato il modo di fare noleggio in Italia?
Non è nata in un ufficio, né in un cantiere.
È arrivata in un luogo e in un momento che nessuno potrebbe immaginare.
Qui sotto potrai leggerlo subito…
Autore: Tiziano Baiocco
Isbn: 9791224303817
Copyright ©2025 by Tiziano Baiocco
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, archiviata in un sistema di recupero dati o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, elettronico, meccanico, fotocopia, registrazione o altro, senza l’ autorizzazione scritta dell’ autore. Le informazioni contenute in questo libro hanno esclusivamente finalità informative. L ’ autore declina ogni responsabilità per eventuali utilizzi impropri e per possibili conseguenze, morali o materiali, derivanti dal loro impiego.
QUANDO NOLEGGIARE FUORI ZONA È FACILE COME BERE UN BICCHIERE D’ACQUA
La storia di un’idea che, trasformando la competizione in collaborazione, ha dato vita a un metodo di noleggio innovativo Un modello oggi affermato e riconosciuto nel mercato italiano
IL NOLEGGIO A RETE LOCALE
Di solito, la presentazione di un libro è affidata a una figura di spicco, capace di validare l’autore agli occhi del lettore. Beh… anch’io non ho fatto diversamente. Ho cercato la persona più autorevole, integra e autentica che potesse farsi garante della mia storia, del mio vissuto e di ciò che stai per leggere. E credimi, individuare qualcuno che unisse tutte queste qualità e sapesse cogliere il legame tra la mia vita e questo libro, è stato sorprendentemente semplice. Autorevole , perché è una scrittrice di valore, il cui talento si è espresso in poesie e prose apprezzate dai lettori per l’intensità espressiva e la profondità dei significati che racchiudono. Integra , perché ogni traguardo conquistato è frutto di sacrificio, e anche quando avrebbe potuto scegliere scorciatoie o approfittare del suo ruolo, ha sempre preferito la via più difficile, ma quella giusta. Autentica , perché nessuno può conoscermi meglio di lei: un legame originario, nato ancora prima che pronunciassi la mia prima parola, che l’ha vista accanto a me in ogni momento della mia vita. Solo un nome poteva presentare questo libro e racchiudere, insieme, tutti e tre questi valori. Una persona speciale, alla quale non devo solo molto, ma tutto: Armanda. Mia mamma. PS: Non si è limitata a presentarmi, ma ha voluto accompagnarmi fino all’ultima pagina. In fondo al libro troverai una sua poesia, capace di riassumere, con una efficacia sorprendente, l’ essenza della mia storia.
Si dice che i regali migliori siano quelli inaspettati, ebbene devo dire che Tiziano, mio figlio e autore di questo libro, è per me un dono inaspettato. Bimbo dai riccioli d’oro, l’ho tenuto tra le mie braccia quando, poco più di una ragazzina, ha fatto capolino nella mia esistenza. Accolto con amore e accompagnato nella sua crescita con semplicità, libertà e onestà. La vita, sebbene a volte ci presenti immani difficoltà da superare, ci riserva al tempo stesso sorprese incredibili e colme di soddisfazioni. Tiziano: bimbo, ragazzo, adulto e poi genitore di due splendide creature, ha sempre dato il meglio di sé. L’altruismo, con la bontà e la lealtà, gli sono stati, e tuttora sono, fedeli compagni di viaggio. La speranza in un giorno nuovo, diverso e migliore, unita alla tenacia e alla determinazione nell’affrontare le sfide della vita, lo hanno condotto a diventare un imprenditore. Imprenditore che mai si risparmia nell’ispirare, nel suggerire e nell’aiutare chiunque si trovi in difficoltà. Tiziano, in queste pagine, vuole lasciare al lettore “un valore di vita”: principi come l’onestà, la disciplina e il rispetto, capaci di fungere da guida interiore nelle decisioni lungo il proprio cammino. E con l’insistere, il persistere e il mai desistere, Tiziano ci
suggerisce di andare avanti, senza arrendersi nonostante le difficoltà: se vogliamo raggiungere un obiettivo, dobbiamo perseverare, superare gli ostacoli e non perdere mai la fiducia. Citando il grande poeta e drammaturgo Vittorio Amedeo Alfieri, con il motto “Volli, volli sempre e fortissimamente volli” , come simbolo di volontà indomita e di impegno assoluto verso i propri traguardi. la mamma
Perché ho scritto questo libro (e perché può esserti utile) Ogni libro ha un motivo per esistere, ma non sempre trova il momento giusto per nascere. La stesura di queste pagine è iniziata nel 2019… “prima del Covid”, come ormai si usa dire. Avevo pianificato tutto nei minimi dettagli: raccogliere e mettere su carta decenni di esperienza vissuti, su due fronti opposti, dello stesso scenario. Prima come responsabile dell’ufficio acquisti e poi, dall’altra parte della barricata, come noleggiatore di mezzi da cantiere. Due mondi apparentemente distanti, eppure capaci di completarsi a vicenda. Li ho vissuti entrambi a fondo, toccandone con mano differenze e punti di contatto. Il mio obiettivo era condividere ciò che avevo imparato: la capacità di vedere opportunità dove altri vedono problemi, e il coraggio di cambiare quando tutto sembra impossibile. Poi sono arrivate vicende che non avrei mai potuto immaginare, e non mi riferisco soltanto alla pandemia o all’avvento dell’intelligenza artificiale. Ci sono state anche decisioni personali, decisamente impattanti nella mia vita, come scoprirai proseguendo nella lettura. Così, tra scelte difficili e nuove sfide, ho ripreso in mano queste pagine più e più volte…
Ogni volta provavo la sensazione di indossare un vestito che non mi andava più bene: stringeva di qua, era largo di là. Non potevo trattenermi: finivo sempre per mettermi alla tastiera, aggiungendo righe nuove o cancellando contenuti che non avevano più senso di stare lì. Era il solo modo per mantenere questo libro vivo e attuale: una nuova lezione imparata o una storia che pretendeva di essere raccontata. Condividere con te il mio percorso è stata, quindi, l’unica e inarrestabile motivazione che mi ha spinto ad andare avanti nella scrittura di queste pagine. Per questo motivo, il manoscritto ha visto la luce ben sei anni dopo, a fine 2025, quando ogni pezzo della storia era finalmente al proprio posto. Ma ti assicuro che il risultato ricalca, con certosina fedeltà, ciò che avevo nitidamente nella testa. In un modo che non sarebbe stato possibile altrimenti. Quello che stai leggendo, quindi, non è l’ennesimo libro nato per riempire uno scaffale o per il semplice gusto di pubblicare qualcosa. È un libro interiore, cresciuto insieme a me, arricchendosi di nuove esperienze e di errori trasformati in insegnamenti. È il racconto di un viaggio: il mio. Un viaggio iniziato esattamente 54 anni fa. In cui ho “imparato” la vita, anche attraverso scelte azzardate, come lasciare una carriera sicura per inseguire un’idea. Un percorso fatto di cadute, momenti di fiducia, ripartenze e
intuizioni nate nei momenti meno prevedibili. Un viaggio che mi ha portato a scoprire che ogni ostacolo può trasformarsi in un trampolino di lancio, se lo guardi dalla prospettiva giusta. Ma mi ha anche insegnato che gli incontri, nella vita, non accadono mai per puro caso. Nella prima parte di questo libro voglio farti percepire le stesse sensazioni che ho provato io, portandoti con me dentro questa storia, in alcuni tratti anche molto intima. Nella seconda parte, invece, troverai una sezione più informativa e tecnica, pensata per chi si trova a dover noleggiare mezzi per il proprio cantiere. In queste pagine ho raccolto tutto ciò che avrei voluto sapere prima di iniziare il mio percorso. Spero che per qualcuno possa essere un’ispirazione utile a prendere una decisione, e per altri un vantaggio competitivo nel proprio lavoro. Preparati, è giunto il momento di entrare nel vivo della mia storia: voglio raccontarti da dove tutto è cominciato. Non da un ufficio, né da un cantiere, ma da un contesto decisamente diverso… Un attimo sospeso tra il mare e il silenzio… in cui un’idea ha iniziato a prendere forma. Non lo sapevo ancora, ma in quell’istante stavo stringendo tra le mani la metafora perfetta di ciò che, anni dopo, sarebbe diventato il cuore della mia vita professionale. Pronto a partire? Allaccia le cinture: si comincia.
Il mare. Non solo un elemento naturale, ma qualcosa di più: un mondo sommerso, profondo, misterioso e irresistibilmente attraente. Da sempre è difficile sottrarsi al suo fascino, capace di ispirare poemi, leggende e racconti che ancora oggi ci accompagnano. E anch’io, Tiziano, non ho saputo resistergli, lasciandomi conquistare fin dal primo incontro. Il mare, per me cresciuto in una regione come la Liguria, è stato una componente indissolubile, inseparabile dall’uomo che sono oggi. Qualcosa oltre la semplice acqua salata, capace di regalarmi emozioni profonde, svago e, talvolta… sapienti consigli. Già, anche sorprendenti consigli, come scoprirai tra poco, capaci di abbattere muri che ritenevo invalicabili. Visto l’intreccio di origini della mia famiglia, tra Veneto, Lombardia, Piemonte e altre regioni che nemmeno so, direi che le probabilità di discendere da un antico abitante della Repubblica Marinara di Genova sono prossime allo zero… Eppure, nonostante ciò, sento la maestosità del mare scorrere nelle mie vene, come se mi appartenesse da sempre. Ho anche la consapevolezza di essere un uomo molto fortunato: due splendidi figli, una moglie meravigliosa e un lavoro che mi appassiona ogni giorno. E poi, un’altra “piccola” fortuna… di quelle che, a qualcuno,
può far storcere il naso per un pizzico d’invidia. Un ufficio proprio di fronte al mio amato mare: basta attraversare una strada e sono già lì… in spiaggia, con i piedi affondati nella sabbia. Lo so, qualcuno potrà pensare che si corra il rischio di deconcentrarsi un po’ troppo… E noi imprenditori, si sa, non possiamo certo permetterci simili “debolezze”, almeno non durante l’orario di lavoro. È vero. Ma ti assicuro che uscire, anche solo per un attimo, ad “annusare” il profumo di salsedine e ascoltare le onde infrangersi a riva, per me, è tutto tranne che una distrazione. Il mare, così vicino, è un’inesauribile fonte di benessere e di ispirazione. Infatti, quando le mie pause pranzo lo permettono, seguo quasi sempre lo stesso rituale. Esco dall’ufficio, mi concedo una corsa di un’ora e poi, finalmente, il tuffo in mare. Non importa se fa caldo o freddo, se è estate o inverno… la stagione è irrilevante quando il mare chiama… Vedi, la corsa è per me un momento di riflessione, in cui riaffiorano e si intrecciano pensieri e idee, legati al lavoro ma non solo. Il tuffo in mare, invece, ha il potere di spazzare via quelle sensazioni negative, proprio come un’onda che si infrange sugli scogli e poi si disperde.
Ed è stato proprio durante uno di questi bagni, nell’ottobre del 2014, che mi è successa una cosa che posso semplicemente definire… eccezionale. Più avanti, nel corso del libro, ti racconterò il dettaglio che potrebbe sorprenderti. Ma sai, in quel periodo il lavoro e gli affari non andavano proprio come avrei voluto… Avevo assolutamente bisogno di trovare una soluzione ai miei problemi, ma quella soluzione, purtroppo, sembrava non arrivare mai. La nuotata, quasi quotidiana, era il mio “reset mentale”, capace di restituirmi leggerezza e lucidità anche quando i pensieri si facevano pesanti. Proprio in un giorno d’ottobre 2014, come ti ho già accennato, mi accadde qualcosa di unico, mentre l’acqua mite cedeva il passo alle correnti fresche dell’autunno. Ricordo quel momento con una nitidezza sorprendente, come se fosse accaduto ieri. Quella notte non avevo praticamente chiuso occhio. Ero rimasto a fissare il soffitto, come accadeva di frequente in quel periodo, e nel silenzio del buio i pensieri si facevano ancora più cupi. Il giorno successivo sentii il bisogno di un bagno più speciale del solito… Speciale perché, quella volta, scelsi il tratto di mare di fronte all’isolotto di Bergeggi, a pochi chilometri dal mio ufficio.
Uno degli angoli più suggestivi della mia amata Liguria, dove l’acqua limpida e il profilo dell’isola continuano a emozionarmi, sempre come la prima volta. Un luogo a cui sono profondamente legato, per i ricordi di gioventù, quando trascorrevo intere giornate immerso nella mia passione per l’apnea. Era una vera e grande passione: avevo seguito corsi avanzati che mi permettevano di spingermi, in sicurezza, a profondità considerevoli. Così, anche quel giorno davanti all’isola, tornai a compiere il mio rituale da apneista… Mi spinsi per un centinaio di metri al largo, cercando il punto giusto per immergermi fino alla mia profondità ideale. Dopo la consueta capriola tecnica, necessaria per assumere la posizione verticale, mi bastarono poche bracciate per raggiungere il fondale, a circa sei metri di profondità. E, come facevo immancabilmente, con entrambe le mani raccolsi dal fondo due pugni di sabbia. Ma quel gesto, apparentemente normale, quella volta fu senza mezzi termini qualcosa di decisamente… illuminante. Avvertii, nelle mani, ogni singolo granello scorrermi tra le dita e, strofinandole tra loro, ne percepivo bene la consistenza: alcuni finissimi, altri più grossolani. Eppure, in migliaia di immersioni, non avevo mai colto, fino in fondo, la sensazione di quel contatto sulle dita. Con una sensibilità che pareva amplificata, mi sembrava che non ce ne fosse uno uguale all’altro, in mezzo a chissà quante
migliaia di granelli che avevo tra le mani. Nessuno potrà mai spiegarmi cosa sia davvero accaduto quel giorno… Ma fu esattamente lì, in quell’istante preciso, che mi venne l’idea imprenditoriale che, oggi, mi ha portato a scrivere questo libro. Un istante che non potrò mai dimenticare. Già, la soluzione era proprio in quel pugno di sabbia, custodita in quella quantità, apparentemente infinita, di granelli raccolti nei palmi delle mie mani. E tra poche righe, unendo i puntini, capirai come quel momento abbia letteralmente stravolto la mia vita lavorativa, portandola su un pianeta del tutto nuovo. All’epoca, avevo da poco sbattuto la faccia contro le difficoltà di mettersi in proprio, con la mia piccola e fragile attività di noleggio. Una ditta individuale, priva di reale struttura, che operava quasi esclusivamente nel contesto locale savonese. Ero arrivato al proverbiale punto morto… O trovavo una soluzione per restare nel settore del noleggio, che sentivo profondamente mio, oppure avrei dovuto voltare pagina, definitivamente. Non ti nascondo che, nel frattempo, mi avventurai anche in altri progetti imprenditoriali, ben lontani da quel mondo conosciuto. Ma, se devo essere sincero, i risultati ottenuti non furono
esattamente… da incorniciare. Si conclusero in fretta, lasciandomi in eredità quelli che, con un sorriso amaro, amo definire “master pagati a caro prezzo”. Da tempo, nella mia testa, si rincorrevano problemi e soluzioni, ma scorrevano così in fretta che non riuscivo a fermarne mai il fotogramma. Eppure mi rendevo conto, con estrema lucidità, che alcuni miei clienti avevano esigenze particolari. Per loro, nell’offerta di noleggio nazionale mancava qualcosa: un elemento capace di dare una risposta concreta a quelle specifiche necessità. Ma continuavo a girarci intorno: il focus non arrivava. Hai presente quando hai una parola sulla punta della lingua, ma resta lì, imprigionata, senza uscire? Ecco, per me era la stessa identica sensazione. Solo che, invece di una parola, c’era un’idea. Un’idea già formata da qualche parte nella mia mente, ma come intrappolata dietro una porta, senza serratura né chiave. Sentivo che la lampadina era lì, già avvitata ma spenta. E, malgrado ogni possibile sforzo, non riuscivo in alcun modo a farle arrivare la corrente per accenderla. Finché, finalmente… qualcosa accadde. Mentre stringevo quella sabbia, sentendola scivolare tra le dita… la corrente arrivò. All’improvviso.
Quella lampadina, rimasta spenta per chissà quanto tempo, illuminò di colpo ogni angolo della mia mente. Fu una sensazione fulminea… Quei granelli di sabbia si trasformarono, in una sorta di lucida visione, in migliaia di noleggiatori, tutti racchiusi nel palmo della mano. La mia mano diventava il simbolo di un referente unico, capace di dare vita a un servizio di noleggio mai visto prima: specializzato, innovativo e completamente nuovo. Capii al volo di avere la soluzione ai miei guai, ma… Come un navigatore diretto verso terre sconosciute, non avevo altra scelta che tracciare una rotta che ancora non esisteva. Già, non c’erano rotte solcate, da poter seguire. E questo era, senza dubbio, il vero e indiscusso svantaggio: il più arduo da superare, il mio mare aperto da attraversare. La possibilità era una sola: far fruttare tutto ciò che avevo imparato nelle mie molteplici esperienze lavorative e affidarmi, completamente, alle mie intuizioni. E così, dopo anni di lavoro impegnativo e di percorsi spesso tortuosi, nel 2019 nacque un nuovo brand: Rilòc . Con esso prese forma, per la prima volta in Italia, un modello di noleggio diverso da tutto ciò che si era visto prima: il Noleggio a Rete Locale . Ora seguimi con attenzione: tra poche pagine ti porterò nei passaggi più difficili e cruciali di quel viaggio in mare aperto…
Voglio solo anticiparti che ho fatto il possibile per renderlo emozionante, così da farti rivivere le stesse sensazioni che ho provato nei momenti più intensi e decisivi del mio percorso. Ma per capire davvero perché quel pugno di sabbia abbia acceso in me una visione, dobbiamo tornare indietro. E lo faremo insieme.
Era il giorno 11 Agosto del 1971. Un agosto insolito, freddo come pochi, almeno così mi hanno sempre raccontato. Ero appena venuto al mondo e la mia storia partiva già di corsa, con un viaggio in ambulanza a sirene spiegate. Stai tranquillo, non intendo appesantirti con i racconti delle difficoltà della mia nascita… Voglio solamente dirti che quel parto fu decisamente un po’ anticipato, forse avevo fretta io di uscire o forse aveva fretta qualcuno là fuori. Ma sta di fatto che, quando mi sono ritrovato tra le mani dell’ostetrica, pesavo suppergiù un chilo e otto etti. Insomma un piccolo e fragile fagottino. La situazione, per me, fu un po’ complicata, e non solo per il peso “piuma” con cui venni al mondo. Così, dal piccolo ospedale in cui sono nato, mi trasferirono in tutta fretta in un centro specializzato. In ambulanza… e con le sirene spiegate. Ma tutto andò per il meglio e sono cresciuto sano e forte. Quel fragile inizio fu solo la prima prova: la mia non era certo la classica famiglia da spot televisivo, sempre ammesso che, da qualche parte, esista davvero. Dopo anni di alti e bassi, più bassi che alti in verità, l’unione
familiare giunse improvvisamente al capolinea. E, per motivi che potrei definire di forza maggiore, i rapporti tra i miei genitori si infransero irrimediabilmente. Così, in un battibaleno, separazione e divorzio travolsero la mia vita di bambino ormai adolescente. Da allora, nulla fu più come prima. Fatto sta che, da quel momento, l’unica presenza stabile accanto a me fu Armanda, mia mamma, che si ritrovò a portare tutto il peso da sola. Un figlio da crescere, un modesto stipendio da impiegata pubblica da far quadrare, le difficoltà quotidiane e i giudizi taglienti della gente. Eppure, nonostante tutto, una forza inarrestabile la spingeva sempre ad andare avanti. Sai, mi ha avuto quando era molto giovane. Poco più che ragazzina, si è ritrovata tra le braccia quello che lei ha sempre chiamato “un bimbo dai riccioli d’oro”. Per me è sempre stata un esempio vivente di abnegazione, integrità e valori inalienabili. Tra questi, una fede profonda, che ha saputo trasmettermi e che, col tempo, è entrata nella mia vita, diventandone una presenza costante e luce nei momenti più bui. Mia mamma, con l’esempio, non si è limitata a crescermi: mi ha insegnato a guardare oltre le difficoltà, ad affrontarle anziché aggirarle e a mantenere la barra dritta quando il mare si fa mosso. Quella sua autenticità, capace di dare senso alle prove della vita,
si è riflessa anche nelle pagine dei suoi libri, dove si è affermata come stimata autrice di prose e poesie. Insomma, una vera Super Mamma, come amo definirla Il suo sostegno andava ben oltre la vita quotidiana: nei momenti decisivi sapeva sempre come orientarmi, spesso senza che io nemmeno me ne rendessi conto. Ricordo in particolare quando, non so come, riuscì a darmi la spinta giusta per proseguire gli studi dopo la terza media. Ero piuttosto ribelle e per nulla convinto a proseguire, eppure lei, con la sua capacità unica di trovare sempre le parole adatte, seppe toccare le corde giuste e mi convinse ad andare avanti. Così, dopo cinque anni esatti di studi, arrivai al sospirato diploma di geometra. Quella scelta, nata quasi per caso, si rivelò però un’occasione davvero propizia: mi permise di entrare in contatto con materie, come ad esempio l’economia, che fin da subito suscitarono in me un interesse particolare. Forse fu proprio quel seme che, molti anni dopo, mi spinse a intraprendere un percorso che si rivelò decisivo per il mio cammino personale e professionale. Ma di questo ti parlerò più avanti… perché dietro c’era molto più di quanto potresti immaginare. Quel diploma fu solo una tappa: la vita mi avrebbe messo davanti a scelte inattese e a ripartenze da zero. Ma c’è ancora un episodio fondamentale che doveva essere raccontato a sé, nato da un’immagine capovolta che non avrei mai più dimenticato.
Il giorno in cui ho scoperto il valore della collaborazione Un trattore sottosopra. Ti potrà sembrare strano, ma è questa l’immagine stampata nella mia memoria che, più di ogni altra, mi ha insegnato cosa significa davvero la parola “collaborazione”. Avevo circa cinque o sei anni e trascorrevo l’estate nella borgata di campagna dei miei nonni materni, nel Monferrato. Una comunità piccola, dove tutti si conoscevano e la porta di casa restava sempre aperta… le chiavi, probabilmente, nemmeno esistevano. Quel giorno, per un motivo che non ricordo, mio zio, il fratello di mia nonna, perse il controllo del trattore. In un istante, il mezzo si rovesciò: lui sotto, il trattore sopra. Ricordo perfettamente quegli attimi di terrore ma, fortunatamente, il danno più grosso lo subì solo il pesante mezzo agricolo. Allo zio rimase poco più di qualche graffio e la consapevolezza dell’enorme rischio che ha corso in quella frazione di secondo. Ma l’insegnamento per me è stato tutt’altro. Già da subito, con non poco stupore, vidi tutta la borgata raccogliersi attorno alla sua famiglia, persino chi era considerato poco amico. Certo, per una comunità rurale potrà sembrare normale, ma il calore, la vicinanza e l’affetto che percepii in quei momenti
mi sembra ancora di sentirli. Senza dover chiedere nulla e come se fosse assolutamente naturale, tutti si fecero avanti: chi con un aiuto economico, chi con un supporto meccanico, chi semplicemente con la propria presenza e vicinanza. Come ti dicevo, sono passati davvero tanti anni: probabilmente non andavo ancora a scuola. Ma il mio ricordo, così nitido, non è legato alla drammaticità del momento, bensì a quell’atto di aiuto: così spontaneo e umano da sembrare parte stessa delle persone. Fu proprio allora che capii l’importanza di far parte di un gruppo, di una comunità non composta soltanto da singoli individui. Ma fondata su un insieme di regole non scritte, al di là dei personalismi, i cui capisaldi sono la solidarietà e l’assistenza reciproca. In sostanza… l’importanza della collaborazione. Questo aneddoto, che potrà farti sorridere per la sua semplicità, ha invece influito profondamente su tutto il mio futuro, personale e lavorativo. Infatti, da quella circostanza ho tratto due lezioni che porto ancora oggi nel profondo, entrambe ugualmente importanti. La prima: collaborare è il mezzo più efficace per raggiungere un grande obiettivo comune, nel modo migliore e con beneficio per tutti. La seconda: non sempre per vincere serve primeggiare: a volte i traguardi si raggiungono unendo le forze e collaborando.
E in entrambi i casi a guadagnarci sono tutti. Un guadagno che va ben oltre il denaro, perché in gioco c’è anche la condivisione di sogni e progetti, all’interno di una relazione onesta e sincera. Queste due prime “lezioni di vita”, come ti dicevo, hanno rappresentato un crocevia decisivo per il mio futuro. Ma, per capire davvero come quell’episodio abbia plasmato il mio carattere e il mio modo di fare impresa, bisogna voltare pagina… il viaggio continua.
Dal portone della caserma al cancello del cantiere Dopo il diploma non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto “da grande” . Nulla, era il buio assoluto. Ad ogni domanda su cosa avrei voluto fare, ho sempre risposto che avrei fatto qualunque cosa, tranne che il geometra. Come ti ho anticipato, mi sono appassionato a molte delle materie studiate, ma quel mestiere non lo percepivo davvero nelle mie corde. Fortunatamente, a scrollarmi di dosso l’indecisione ci pensa, poco dopo, la “chiamata alle armi”: la leva militare obbligatoria, consuetudine ormai dimenticata dai giovani d’ oggi. Anche qui qualcosa di speciale mi fu riservato, svolsi il mio servizio militare presso la Benemerita, l’ Arma dei Carabinieri. Esattamente il 1° maggio 1991 varcai il portone della Caserma Cernaia di Torino, allora sede della Scuola Allievi Carabinieri Ausiliari. L ’addestramento durò tre mesi. Non furono solo nozioni giuridiche, preparazione fisica e addestramento tecnico: fu il periodo in cui, forse per la prima volta così a fondo, imparai a conoscere anche la Costituzione Italiana. Alla cerimonia del giuramento, con la divisa indosso e il cuore che batteva forte, giurammo su queste parole, pronunciate dal Generale davanti a noi: “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere, con disciplina ed
onore, tutti i doveri del mio stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere istituzioni” Bisogna viverli, certi momenti solenni. Credimi: ancora oggi, mentre rileggevo queste parole per scriverle, mi ha colto una forte e incontenibile emozione. Un’ emozione amplificata dal pensiero amaro di quante volte quella stessa Costituzione sia stata lasciata in ombra, proprio quando avrebbe dovuto brillare di più. Forse, anche per questo, guardo ai dodici mesi passati nell’ Arma come a una stagione che ha saputo lasciarmi lezioni preziose e indelebili. Le prime furono chiare e immediate: imparai, sulla mia pelle, il valore dell’ ordine, della gerarchia, della disciplina e del rispetto delle regole. Ma non furono soltanto questi gli insegnamenti determinanti: molti di essi, infatti, mi avrebbero accompagnato ben oltre quel periodo, diventando parte integrante del mio modo di vivere e di lavorare. Forse, tra i più decisivi per la mia futura svolta imprenditoriale, vi fu il concetto profondo di squadra e di appartenenza a un gruppo. Dove il singolo individuo è inevitabilmente legato, a doppio filo, agli altri membri che ne fanno parte. Il rispetto “militare” delle regole, il dover contare sugli altri e l’ essere sempre pronto a difendere il prossimo, sono stati principi cardine che hanno influenzato in modo significativo i miei anni successivi. Aggiunsi così un altro tassello, decisivo, alla costruzione di quello che sarebbe diventato il mio personale sistema di lavoro.
Un metodo fondato su un principio semplice ma potente: raggiungere obiettivi individuali attraverso la forza di una squadra, o meglio di una Rete. Ma di questo concetto, che avrebbe dato la vera svolta alla mia vita professionale, ti parlerò poco più avanti. Ripensando alla mia esperienza militare, so di aver vissuto mesi che mi hanno lasciato tanti ricordi preziosi, ma anche prove tutt’altro che leggere. Con l’ Arma eravamo chiamati a interventi spesso rischiosi: non si trattava soltanto di multare automobilisti troppo zelanti. Eravamo coinvolti in vere e proprie operazioni di polizia, tra servizi di ordine pubblico, presidio di obiettivi sensibili e pattuglie sul territorio. Fu un periodo che mi cambiò nel profondo: non solo determinante per la mia crescita personale, ma così intenso da sembrare quasi una vocazione. Tutti dicevano che l’uniforme mi stava cucita addosso. E, lo ammetto, lo pensavo anch’io: per un periodo ne fui davvero convinto. I miei superiori arrivarono persino a dirmi che ero predestinato a entrare nei reparti specializzati, grazie alla mia naturale predisposizione al tiro di precisione. Ma, come avrai già intuito a questo punto del libro, quello non è stato il mio futuro… E, ancora oggi, non trovo una spiegazione logica al motivo per cui scelsi di lasciare l’ Arma. Rinunciare a un lavoro ben retribuito e prestigioso era già difficile da comprendere. Ma rinunciare a quel “posto fisso” che molti avrebbero sognato
poteva sembrare, a tutti gli effetti, una scelta inspiegabile. Ero appena ventenne, una “testa calda” senza la minima idea di cosa fare del mio futuro: ecco perché quella decisione appariva ancora più assurda. Un gesto da incosciente, come qualcuno mi disse… ma tant’ è: la mia testa ha seguito la sua strada. Così mi lasciai alle spalle l’ opportunità di trasformare quello splendido passaggio nell’ Arma in un lavoro sicuro e duraturo, scegliendo invece di spalancare la porta a un futuro carico di incognite. Non passò molto tempo dal giorno del congedo, forse appena una settimana, quando accettai la proposta di un amico artigiano edile che, in quel periodo, cercava un manovale. Fu così che mi buttai, senza esitazioni, nel duro mondo dell’ edilizia. L ’idea di prendere in mano una pala non mi spaventava affatto: molte estati da studente le avevo trascorse in un maneggio, tra lavori faticosi e una passione crescente per i cavalli. Passavo intere giornate a spalare letame nelle stalle, sistemare recinzioni, accompagnare i clienti nelle passeggiate e dare una mano in qualunque lavoro pesante ci fosse da fare. Insomma, nonostante la mia giovane età, avevo già imparato cosa significasse sporcarsi le mani e affrontare la fatica del lavoro manuale. Eppure, la prima volta che ho messo piede in un vero cantiere, mi sono reso conto subito di quanto rispetto meritino certe professioni: dure, logoranti, capaci di consumarti giorno dopo giorno. Credimi, chi non ha mai provato cosa significhi avere le mani secche e screpolate dalla malta o tossire per la polvere di
calce e cemento che ti graffia la gola e ti riempie i polmoni, difficilmente può capire davvero di cosa parlo. Fu proprio lì che imparai il prezzo della fatica vera e quanto fosse davvero dura la vita di cantiere. Ed ecco che Tiziano passa dall’uniforme del carabiniere e dal diploma di geometra in tasca, a diventare aiutante muratore, il boccia , come si usa dire dalle nostre parti. Sono partito dal basso con un obiettivo chiaro: apprendere tutto ciò che potevo e, nel frattempo, continuare a cercare la mia strada. Quell’ esperienza durò poco più di un anno. Quelle giornate fatte di sudore, polvere e fatica mi avevano insegnato molto, ma erano solo il primo gradino. Il mio cammino era solo all’inizio e, presto, incontri inattesi e scelte difficili sarebbero diventati i veri protagonisti. Preparati, perché da qui la storia prende davvero il volo.
Dopo l’ esperienza come manovale, con i calli spessi sulle mani che questo comporta, decisi di esplorare altre strade. Aprii una rivista di annunci, la sfogliai avanti e indietro fino ad imbattermi in una scritta che capita di leggere spesso: “cercasi venditori” . Non ci pensai due volte e mi buttai in quella professione in cui tanti, almeno una volta nella vita, si sono cimentati: la vendita. Ma non si trattava di un tipo di vendita qualsiasi, quelle in cui basta bussare e qualcuno ti accoglie col sorriso. No, niente di così semplice. Per me si aprì l’avventuroso mondo del venditore porta a porta di enciclopedie. Meglio sbattere il naso una, due, cento volte contro la porta di chi, evidentemente, non aveva un bisogno così impellente di acquistare una bella collana di enciclopedie. Sai, in quegli anni era normale che un venditore porta a porta ti suonasse il campanello, deciso a piazzare il miglior aspirapolvere o volumi su volumi di un’infinita enciclopedia. Ecco, io ero proprio uno di quelli! L ’ esperienza durò poco meno di un anno e, come avrai già intuito, non feci molta strada. Secondo il responsabile avevo delle buone qualità, ma mancavo in un aspetto decisivo: saper utilizzare i piccoli artifici del venditore porta a porta. Non era nulla di grave, solo qualche utile romanzatura, pensata per farti aprire più facilmente le porte di casa. Del resto, nella vendita d’assalto di quegli anni, bisognava
saperle maneggiare con la giusta disinvoltura: altrimenti, a quei campanelli, nessuno avrebbe aperto. Di fatto, quella mia “debolezza” stoppò bruscamente la carriera, mai davvero decollata, di venditore porta a porta. Rimasi allora a guardarmi intorno, senza una direzione precisa, ma con la necessità di andare avanti. Saltavo da un lavoro all’altro, pur di guadagnare qualcosa e imparare cose nuove: dal tinteggiare le case al fare l’aiutante saldatore durante la posa di una linea del metano. Poi, grazie al consiglio di un amico, si presentò l’ occasione di un lavoro più stabile, quello che per molti rappresentava la vera svolta: un posto in fabbrica. Sai, uno di quei posti che, almeno sulla carta, ti ci vedi dentro, tranquillo tranquillo, fino alla pensione. Entrai così in una grande vetreria della mia zona, come operaio, con il ruolo di addetto alla scelta. Il mio compito era semplice da spiegare: otto ore davanti a uno schermo luminoso, a guardare migliaia di bottiglie scorrere senza tregua, pronto a scartare quelle difettose. Un lavoro che, a fine turno, ti lasciava le bottiglie davanti agli occhi anche quando chiudevi le palpebre. Era però un lavoro onesto, scandito dall’alternanza di turni e riposi. Si lavorava di giorno o di notte, senza mai arrivare a togliersi la pelle. Anzi, i tre turni avevano anche bel un vantaggio: il tempo libero non mancava mai. E sai come lo sfruttavo io quel tempo? Beh, la risposta ormai non dovrebbe sorprenderti: lo passavo a imparare altri mestieri e a cercare nuovi sbocchi professionali.
In fondo, non era solo una questione di lavoro: c’ era anche il mio carattere inquieto, sempre pronto a riaffiorare e ad accompagnarmi in ogni passo. Forse, in realtà, nella mia vita mancava ancora qualcuno con cui condividerla pienamente: una persona capace di accendere in me passione, prospettive e progetti per il futuro. E, per mia grande fortuna, quella persona arrivò. Nell’aprile del 1994 incontrai Cristiana: la donna che, come un dono prezioso, sarebbe diventata mia moglie e la madre dei miei figli, Francesca e Matteo. Quello fu davvero l’anno più importante della mia vita. La sua presenza riuscì finalmente a placare le inquietudini che mi portavo dentro da sempre. E da quel momento, quasi senza che me ne rendessi conto, iniziò a farsi strada un po’ di ordine dentro di me. Arrivò presto anche il primo passo decisivo nella mia vita professionale: l’assunzione in una delle imprese edili più conosciute e prestigiose della mia zona. Entrai come impiegato, ma anche in quel caso, dovetti partire dal gradino più basso: portineria, centralino, logistica e una miriade di altre mansioni. In sostanza, facevo un po’ di tutto. Ma proprio quel ruolo mi offrì, finalmente, l’ occasione di tirare fuori dal cassetto il mio diploma da geometra e di cominciare, almeno in parte, a metterlo in pratica. Nel giro di qualche anno, raggiunsi una posizione decisamente gratificante: mi occupavo del controllo costi e, soprattutto, ero diventato responsabile dell’ufficio acquisti. Era un ruolo di grande responsabilità: ogni giorno dovevo tenere le fila di numerosi cantieri, gestire forniture dal valore
importante e sapere che un solo errore poteva costare molto caro. Proprio in quel contesto arrivò una scoperta destinata a segnare per sempre il mio percorso: il mondo del noleggio. Tra le varie mansioni del mio lavoro, infatti, c’ era anche quella di reperire attrezzature a noleggio. Già allora, in certe situazioni, si mostrava come un supporto senza il quale i cantieri non sarebbero andati avanti. Anche se, a dire il vero, in quel periodo gran parte del parco mezzi era di proprietà: l’idea di noleggiare invece che acquistare era molto meno diffusa rispetto a oggi. Anzi, possedere e mostrare il proprio parco mezzi era considerato un segno di prestigio, quasi un modo per esibire forza e muscoli agli occhi dei clienti e dei concorrenti. Eppure, il noleggio era già una necessità concreta. In quell’azienda, ho avuto la grande fortuna di lavorare con datori di lavoro che mi diedero fiducia e, soprattutto, la possibilità di crescere. Li ringrazio ancora oggi per l’opportunità: senza di loro, probabilmente, questo libro non sarebbe mai stato scritto. Proprio quegli anni forgiarono la mia identità professionale e posero le basi di tutto ciò che sarebbe venuto dopo. Da quell’ esperienza mi portai a casa un bagaglio enorme di conoscenze e, soprattutto, la capacità concreta di essere un vero risolutore di problemi. Con due peculiarità decisive: . aver vissuto sulla mia pelle le responsabilità di un responsabile acquisti, chiamato a centrare gli obiettivi e a risponderne direttamente al proprio
titolare; . aver toccato con mano quanto il noleggio possa incidere realmente sulle dinamiche di un cantiere, soprattutto quando si lavora lontano dalla propria zona abituale, con tutte le difficoltà, gli imprevisti e i disagi che questo comporta. Ma nell’aria fiutai anche qualcosa di più. Percepii chiaramente, per la prima volta, quanto il modello di business del noleggio, ancora agli albori in Italia, avesse davanti a sé un futuro carico di enormi potenzialità. Non avevo dubbi: dentro di me cresceva una convinzione profonda, incrollabile. Fu con queste premesse che, qualche anno dopo, decisi di compiere un nuovo salto nel buio. Non potevo immaginarlo, ma l’incontro con una persona stava per mettermi alla prova, come mai prima di allora. Un incontro che mi avrebbe spalancato le porte di un mondo nuovo: quello dei pezzi grossi del noleggio, dove le regole del gioco erano dure e senza sconti. E fu lì che mi trovai davanti a scelte durissime, capaci di mettere in discussione ogni mia certezza. Preparati… qui inizia la parte più intensa della storia.
Il mio primo grande volo… e lo schianto a terra Fare qualcosa nel mondo del noleggio era diventato il mio chiodo fisso. Non era un semplice pensiero, ma qualcosa che mi divorava dentro. Sentivo che quello era il mio destino, eppure mi tormentava l’idea di non riuscire ad entrarci. Ti ricordi che, nelle prime pagine, ti ho detto che non ho mai creduto alla casualità degli incontri? E infatti, fu proprio un incontro a una fiera, a deviare di netto la mia traiettoria professionale. Siamo nel 2005. Era un noleggiatore, ma non uno qualunque: era tra i protagonisti indiscussi e più visibili del panorama nazionale. Per la prima volta, quel mondo che io sognavo a occhi aperti, aveva catturato anche l’attenzione del mio datore di lavoro e di un suo stretto collaboratore. Mi coinvolsero e anch’io andai, con loro, nella sede di questo importante noleggiatore, incastonata in una terra generosa di grandi vini: Arneis, Dolcetto, Nebbiolo. Davanti ai miei occhi si spalancò un capannone immenso, talmente grande da rendere impossibile percepirne la forma, i confini, l’inizio e la fine. Il piazzale era sterminato, colmo di piattaforme aeree di ogni genere. Ce n’ erano a decine e decine, forse centinaia. Io, che di quel mondo non capivo ancora nulla, vedevo soltanto bracci metallici colorati che si incrociavano tra di loro.
All’interno, una distesa di uffici che si rincorrevano su ogni piano: un labirinto in cui orientarsi era impossibile. Il loro marchio campeggiava ovunque, onnipresente: sulle camicie, sui muri, e scolpito in gigantesche lettere tridimensionali. Impossibile non restare a bocca aperta… Ricordo ancora l’ energia che si respirava: un movimento vivo, contagioso, che dimostrava la forza trascinante di un’azienda in piena espansione. Così iniziammo a parlare. Non fu una semplice chiacchierata, ma l’ occasione di sedermi davanti all’ideatore e alle figure chiave di quell’impresa. Un noleggiatore che, in quel tempo, regnava sulla scena italiana del noleggio, imponendosi in modo apparentemente inarrestabile. E, come accade quando il destino vuole farsi notare, arriva il segnale: stavano cercando opportunità per aprire nuove filiali, proprio nella nostra zona. Era il mio momento… Il treno stava passando davanti a me e, se non fossi salito al volo, lo avrei visto scomparire per sempre all’ orizzonte. Mi aggrappai a quell’ occasione con tutta la determinazione che avevo, come un cane che non ha alcuna intenzione di mollare il proprio osso. E non ero l’unico a crederci. Il fervore si era esteso, arrivando fino al mio datore di lavoro e al suo stretto collaboratore, che si lasciarono travolgere da quell’idea. Ci furono diversi incontri, scambi intensi di informazioni e
anche momenti in cui sembrava di arrivare a un passo dalla rottura. Da un lato ero disposto a tutto pur di far parte di quel mondo, dall’altro il mio entusiasmo, incontenibile, non poteva passare inosservato. E fu così che, a inizio 2006, ci trovammo nello studio di un notaio e per me, che non avevo mai vissuto un’ esperienza simile, fu un momento indimenticabile. Con quella firma nacque ufficialmente una nuova società di noleggio di piattaforme aeree. Mi ritrovai presidente e socio della nuova azienda, pronto a vivere la mia prima esperienza da imprenditore. E per me significava una cosa sola: stavo iniziando a muovere i miei primi passi da noleggiatore. Fu però una scelta carica di emozioni contrastanti. Se da un lato c’ era la rassicurante certezza di un posto da dipendente, ben retribuito e ormai consolidato. Dall’altro, il richiamo potente di un’avventura tutta da costruire: un salto nel vuoto, pieno di incognite, ma anche carico di possibilità straordinarie Lasciare alle spalle quella stabilità significava rinunciare a ogni rete di protezione… ma dentro di me sentivo che era arrivato il momento di provarci. Cristiana, mia moglie, fu determinante in quel momento. Con poche e semplici parole, mi disse: «Fai quello che senti sia giusto, chi meglio di te conosce le tue capacità?». Quelle parole mi diedero la forza che cercavo. Così presi la decisione: lasciai alle spalle quello che sembrava
già essere il mio futuro lavorativo, per lanciarmi nell’ignoto. E tutto questo accadde in un periodo molto particolare della mia vita, perché la nostra famiglia si era appena allargata. Francesca aveva cinque anni e Matteo non aveva ancora compiuto il suo primo anno di vita. Le responsabilità non riguardavano più soltanto una coppia di sposi: ormai eravamo in quattro, e sulle nostre spalle si stavano accumulando impegni nuovi, più seri e pesanti che mai. Scelsi comunque di andare avanti, pienamente consapevole delle conseguenze che quella decisione avrebbe comportato. E niente: la mia intuizione si dimostrò giusta. La forza del brand e la credibilità del mio ex datore di lavoro, unite alla determinazione che mi accompagnava ogni giorno, furono la spinta che ci fece partire subito in quarta. Infatti, al primo anno di vita l’azienda aveva già superato il milione di euro di fatturato. Un traguardo incredibile, se pensi che il settore era ancora acerbo e ogni opportunità era lì, pronta per essere colta. Non ci sono davvero parole per descrivere la gioia che provavo in quel periodo: era la soddisfazione personale di vedere il mio impegno tradursi in risultati concreti. Se ti immagini che mi ci siano voluti mesi per imparare le procedure dei contratti, capire le differenze tra i mezzi e prendere confidenza con il software gestionale… Sai la verità? Devo ringraziare due persone che già facevano parte di quel gruppo e che, a modo loro e con approcci diversi, mi hanno “iniziato” a questa professione.
Il primo era un socio dell’area Nord-Est Italia che, in due o tre ore di officina, seppe spiegarmi le differenze tra le varie piattaforme aeree, come funzionavano e quali erano i principali problemi. E, in appena un giorno e mezzo trascorso nella loro sede, riuscì a trasferirmi un bagaglio di competenze che mi aprì completamente le porte di quel mondo. Non dimenticherò mai il nostro primo scambio di battute. Mi guardò e mi chiese se ne capissi qualcosa. Io, quasi imbarazzato ma sincero, gli risposi che non sapevo nemmeno di cosa stessimo parlando… Ma che, come ufficio acquisti, mi era capitato di noleggiarle qualche volta. Con tono secco, nella sua stretta cadenza veneta, ma con un sorriso ironico che alleggerì l’atmosfera, mi disse: “È già qualcosa… ”. Parole brevi, ma per me furono un piccolo sollievo. La seconda è una persona che, purtroppo, se n’ è andata troppo presto, ma alla quale sono molto riconoscente. Era il mio responsabile di area: un veterano del noleggio, sportivo di altissimo livello, con un carattere duro, a volte spigoloso, che non lasciava spazio a compromessi. Per me, pivello com’ ero, lui era la guida da seguire: mi avevano raccomandato che, prima di fare qualsiasi passo falso, avrei dovuto rivolgermi a lui. Alla terza chiamata, convinto che si trattasse di una questione seria, mi gelò con queste parole, dirette e spietate: “Tiziano, tu sei un bravo ragazzo, ma non puoi chiamarmi sempre per queste c…..e”.
Capii al volo l’antifona, ma anche il messaggio implicito che voleva trasmettermi con quelle parole: era chiaro che per me l’ epoca di ragionare da dipendente era terminata. Quella frase fu lo scatto netto, forse l’unico possibile, che mi fece prendere coscienza che da quel momento ero io, nel bene e nel male, a rispondere davanti all’azienda di ogni mia scelta e azione. Con quel suo modo tagliente, ma fatto per il mio interesse, mi trasmise proprio l’insegnamento che mancava. Così, grazie anche a quella sonora sveglia, mi feci le ossa davvero velocemente. Ormai calato nel ruolo, aprii in tutto sette filiali e, successivamente, presi la responsabilità di altre sette già esistenti del gruppo. Ogni anno macinavo dai 50 ai 100.000 chilometri in auto, passando da una filiale all’altra, vivendo fianco a fianco con i responsabili, sia le difficoltà che le soddisfazioni di quel lavoro. E gli affari non si fermarono: per quattro anni consecutivi continuarono a crescere. Mi sentivo un treno lanciato a tutta velocità, certo che nulla potesse fermarmi… Poi, in un attimo, accadde… La corsa si interruppe di colpo. Non fu un problema economico né un errore di gestione: i conti della società erano ben solidi. Furono le dimissioni improvvise di alcune figure chiave, vicine al socio di maggioranza, a tirare il freno d’ emergenza della nostra corsa. Le profonde e insanabili divergenze con chi era rimasto, incrinarono in breve tempo i presupposti stessi del nostro
legame, trascinandolo rapidamente fino al punto di rottura. Con grande rammarico, fui messo in condizioni di lasciare l’azienda che io stesso avevo contribuito a far nascere, quella a cui avevo dato tutto me stesso: energie, passione, sacrifici. La sentivo davvero mia, nulla era nato senza il mio contributo, a partire dai collaboratori che avevo scelto personalmente e con i quali avevo costruito un buon rapporto. Erano diventati la mia seconda famiglia: conoscevo le loro storie, le loro difficoltà, i loro sogni. Ma nonostante questo, non avevo più alcuna possibilità di incidere sul loro futuro. Abbandonarli al proprio destino, fu per me una ferita, un fallimento che non avrei mai immaginato di vivere. Mi resi conto che avevo ancora tanto da imparare. E così, ancora una volta, mi ritrovai a dover ripartire da zero. Ma proprio lì, tra le macerie di quello schianto, qualcosa iniziò a prendere forma.
Siamo nel 2010. All’improvviso mi trovai di fronte a un problema enorme, capace di spazzare via, come foglie al vento, le certezze che avevo costruito. In un attimo, svanì la sicurezza che mi aveva accompagnato per anni: il lavoro nell’azienda di noleggio che avevo contribuito a far nascere, non c’ era più. E intanto la vita familiare incalzava: Francesca e Matteo crescevano e le loro esigenze aumentavano. Mentre la casa in piena ristrutturazione divorava energie e, soprattutto, una notevole quantità di denaro. In quelle condizioni, fermarmi anche solo per un giorno, era impossibile: il tempo correva e le necessità si moltiplicavano a vista d’ occhio. Dopo una breve parentesi come consulente commerciale, arrivò il momento che non potevo più rimandare, quello di prendere una decisione rischiosa, ma capace di cambiare tutto. Lavorare con i pezzi grossi del noleggio mi aveva dato esperienza, prospettiva e la misura reale di quel mondo. E mi aveva lasciato anche una certezza incrollabile: il noleggio era, senza alcun dubbio, il mio futuro. Fu allora che decisi che era arrivato il momento di fare qualcosa di mio, senza soci, senza compromessi, senza ingerenze esterne. Solo mio. Con una responsabilità precisa, assunta con piena consapevolezza: se avessi fallito, non ci sarebbe stato nessun
altro da accusare, se non me stesso. Una scelta tagliente come una lama, in bilico su quel sottile confine che separa l’incoscienza dal coraggio creativo. E quella, senza dubbio, si rivelò la decisione più importante di tutta la mia vita lavorativa. Così aprii la mia ditta individuale, cercando di mettere a frutto l’ esperienza accumulata negli anni: prima come responsabile acquisti, poi come imprenditore nel settore del noleggio. Lo spunto definitivo arrivò in modo del tutto inatteso: un cliente, sollevato dopo una grana risolta con successo, mi telefonò e mi disse: “Tiziano, tu Risolvi Sempre tutto!”. Quella frase, così semplice e spontanea, scatenò in me l’idea: T.R.S. = Tutto Risolto Sempre. Ed è proprio così che nacque il nome della mia attività. Fu allora che compresi una cosa fondamentale: già dalla scelta del nome, dovevo puntare su un servizio diverso. Ben più ampio e completo rispetto a quello che le aziende del settore offrivano in quel periodo. L ’intuizione non era affatto sbagliata, anzi aveva le basi giuste per diventare una svolta. Tuttavia, la realtà non tardò a presentare il conto: oltre alla mancanza di capitali personali, il vero limite era non avere ben chiaro quale messaggio dare ai clienti. In fondo, cosa potevo dire di davvero diverso rispetto a ciò che avevo sempre detto prima? La mia neonata attività di noleggio, fragile e senza ancora una storia da raccontare, non riuscì a spiccare il volo. Ma anche in questo caso, che di casuale aveva ben poco, non
tutte le difficoltà vennero per nuocere. Arrivato a un passo dal mollare tutto, scelsi di guardarmi dentro, forse per la prima volta in quel modo, e affrontare la realtà senza più filtri. Dovevo capire, fino in fondo, perché ero rimasto fermo e cosa i miei concorrenti facessero di diverso da me. Fu allora che mi resi conto dell’amara verità: il mio servizio non era diverso da quello della maggior parte degli altri noleggiatori. E proprio per questo mi portavo dietro gli stessi limiti: una copertura territoriale troppo ristretta e una disponibilità di mezzi ridotta. Com’ è naturale che sia per un singolo operatore. Ma fu proprio un episodio, con un mio cliente, a farmi intuire che quelle limitazioni strutturali, probabilmente, non erano insormontabili. Forse c’ era davvero un modo per superarle. In quel momento mi resi conto che nel settore esisteva un vuoto concreto, un bisogno rimasto senza risposta, che nessuno aveva ancora colmato. Quel cliente mi raccontò che aveva bisogno di una piattaforma aerea in zona Milano, ma l’unico noleggiatore con disponibilità, non conoscendolo, richiedeva una cauzione e pagamento anticipato. Lui, che lavorava nell’ufficio acquisti, sapeva bene che la politica amministrativa della sua azienda non gli consentiva di accettare quelle condizioni. Così si trovava bloccato, con il cantiere che doveva partire subito, ma senza una soluzione rapida a portata di mano. Con loro collaboravo da anni e li consideravo, a pieno titolo,
tra i miei migliori clienti. Ne conoscevo bene l’affidabilità, la serietà e la puntualità nei pagamenti. Mi chiamò con voce preoccupata e mi chiese: “Tiziano, puoi noleggiare tu da quel noleggiatore e poi rifarci il contratto con le nostre solite condizioni?”. Era un problema che sapevo di poter risolvere e non ci pensai due volte. Presi contatto con il noleggiatore, versai la cauzione di tasca mia, pagai in anticipo e noleggiai direttamente l’ escavatore al mio cliente. Per me fu un gesto spontaneo, completamente nelle mie corde, ma per loro si trasformò in una via d’uscita concreta. Capace di risolvere in breve tempo un problema che, ora dopo ora, diventava sempre più costoso per i conti del cantiere. Fu un grande insegnamento per me, scoprii un modo, apparentemente facile, per aumentare i nostri volumi. Così iniziai a mettere in pratica quell’intuizione. Ogni volta che un nuovo cliente arrivava a Savona per un noleggio, non mi limitavo a soddisfare la richiesta immediata, ma gli aprivo una prospettiva più ampia: “Se hai bisogno di noleggiare anche in altre parti d’Italia, rivolgiti a me: penserò io a trovare i noleggiatori e per te le condizioni resteranno sempre le stesse.” Quella proposta, semplice e diretta, ebbe un suo effetto: iniziai a conquistare alcuni clienti che mi affidarono noleggi fuori Savona. Pochi, è vero, potevo contarli sulle dita di una mano. Non era ancora un progetto strutturato, piuttosto un tentativo
spontaneo di coinvolgere aziende che, per necessità, si trovavano a lavorare nella mia città. Intuivo che dietro ci fosse qualcosa di più grande, ma allora tutto mi sembrava confuso, avvolto da una nebbia che rendeva indistinti i contorni delle idee. Trascorsero quattro anni dall’apertura della mia prima Partita Iva. Anni in cui, nonostante l’impegno e la passione per il mio lavoro, nulla cambiò davvero, anzi… Quando un grande noleggiatore aprì una nuova filiale proprio nella mia zona, capii che il futuro era già segnato. Poi arrivò quel bagno, nell’ ottobre del 2014… e quella sabbia raccolta in fondo al mare. Quel gesto semplice, eppure colmo di significato, accese il faro capace di squarciare la confusione che mi affollava la mente. Fatto sta, che da quel momento, decisi di mettere davvero a terra tutta la mia esperienza, le fatiche e le mille difficoltà attraversate in quegli anni. Così, a distanza di un solo mese, nel novembre del 2014, diedi vita a una nuova società di capitali: un passo necessario per dare struttura e credibilità alla mia visione. Non persi un attimo: voltai pagina e iniziai una storia tutta nuova, con una mossa tanto rivoluzionaria quanto controcorrente. Fu una scelta rischiosa, audace e senza precedenti. E non cambiò soltanto la mia strada. Cambiò, per sempre, le regole del gioco.
È il momento di concentrarti: stiamo per entrare nel cuore pulsante di quella visione nata in fondo al mare. Siamo verso la fine del 2014. Lì, dove quei granelli di sabbia che stringevo tra le mani si trasformarono, nella mia mente, in una moltitudine di noleggiatori. Un’intuizione che mi raggiunse proprio quando ero a un passo dal cedere, stremato dalla ricerca di una svolta che pareva irraggiungibile. Eppure, sapevo con assoluta certezza, che là fuori c’ erano aziende con necessità di noleggio uniche, in attesa di una soluzione che nessuno aveva ancora saputo offrire. Il sistema tradizionale e io stesso, quando ero un noleggiatore come tanti altri, non riuscivamo a dare, a quelle esigenze, la risposta giusta. Aziende che partivano per cantieri fuori zona, spesso molto lontani, senza punti di riferimento, e senza il tempo di contattare tutti i noleggiatori locali per trovare quello giusto. Aziende che, quando l’urgenza di noleggio piombava senza preavviso, dovevano avere un mezzo subito, senza l’incubo di restare bloccate per ore al telefono o prigioniere di un interminabile invio di email. Aziende che volevano condizioni di noleggio chiare e uniformi, ovunque si trovassero, e un’assistenza pronta a intervenire ogni volta che un guasto o un imprevisto rallentava il cantiere. Aziende stanche di confrontare preventivi tutti diversi, che non chiedevano altro che una cosa semplice: trovare subito un
mezzo a noleggio capace di far iniziare velocemente il lavoro. Come puoi immaginare, se hai mai avuto a che fare con il noleggio di mezzi da cantiere, la realtà era lampante: per queste aziende mancava una soluzione concreta, specializzata ed efficace. E la soluzione, per loro, era una sola. Poter contare su un unico referente nazionale. Qualcuno capace di risolvere ogni esigenza di noleggio ovunque in Italia. Sempre presente, sempre veloce e sempre efficace Ed ecco che il nome, scelto anni prima, ritrovava davvero tutto il suo significato. T.R.S. = Tutto Risolto Sempre . Un servizio nuovo, qualcosa mai esistito prima. L ’unica strada capace di dissolvere l’incertezza, liberare tempo e assicurare condizioni di noleggio sempre uguali. Un punto di riferimento, già conosciuto, pronto a noleggiare in ogni cantiere in Italia e in ogni situazione di urgenza. E proprio lì stava la mia intuizione: una nuova idea di noleggio, capace di esistere senza dover acquistare migliaia di mezzi né aprire un impero di filiali. Un cambio di prospettiva radicale. Un sistema capace di portare un’identità unica, una copertura territoriale senza precedenti, continuità operativa e sicurezza. Tutto questo, in un mondo che fino ad allora era stato segnato dalla frammentazione dispersiva di migliaia di punti noleggio. Per arrivarci, però, non bastava limare un po’ le regole esistenti. Quelle regole bisognava infrangerle e riscriverle da zero!
E, per riuscirci, serviva una mossa capace di ribaltare ogni paradigma conosciuto e liberare un’ energia dirompente. Perché fino ad allora il noleggio, come quasi ogni altro settore, era stato governato da una sola logica: la competizione, talvolta dura e spietata, tra operatori. E ne so bene qualcosa: anch’io ero uno di quelli. Sai quante volte mi capitava di trovare, sotto il tergicristallo della piattaforma appena noleggiata, il volantino di un concorrente? E magari era un’ offerta a metà prezzo, piazzata lì solo per portarmi via il cliente. Ma quelle erano le regole del gioco, bisognava metterlo in conto e non c’ era modo di sottrarsi. La mia intuizione puntava nella direzione opposta: tutti correvano da una parte, io decisi di correre dall’altra. E quando quell’idea prese forma, fu probabilmente il risultato delle lezioni che la vita mi aveva dato, e che hai già incontrato nelle pagine precedenti. La prima: il trattore rovesciato. Lì imparai che non sempre per vincere bisogna prendersi a botte, perché unendo le forze tutti possono guadagnare, e quel guadagno ha un valore che va ben oltre il denaro. La seconda: l’ esperienza nei Carabinieri. Un insegnamento ancora più profondo, che mi fece comprendere il vero senso di una squadra: il destino del singolo è sempre intrecciato a quello di tutti gli altri. Avevo compreso che il mio cammino richiedeva un drastico cambio di prospettiva: vedere i concorrenti non più come avversari, ma come alleati.
Puntare sulla collaborazione, anzichè sulla competizione. La mia intuizione prese forma in un concetto semplice da dire, ma rivoluzionario da realizzare: costruire una Rete di Collaborazione mai vista prima. Una Rete capace, non solo di risolvere i problemi dei clienti, ma di riscrivere le regole del noleggio di mezzi da cantiere. E così, quelli che fino a ieri erano spietati concorrenti, cominciarono ad apparire sotto una nuova luce: non più rivali da combattere, ma alleati preziosi e insostituibili. Ma per dare forma a quella visione non bastavano solo belle parole o tanta motivazione personale. Bisognava trovare il modo di abbattere muri spessi come fortezze, vecchi di anni e mai affrontati. Muri forgiati nella diffidenza, rafforzati da vecchie rivalità e cementati da interessi costantemente in conflitto. Pensa che alcune delle aziende che oggi collaborano con noi, all’inizio mi percepivano come un avversario diretto. In certi casi, persino come una minaccia da cui stare lontani, al punto da non risponderci nemmeno al telefono. Per questo, per non essere percepito come un nemico o come l’ ennesimo concorrente da ingrassare, presi una decisione drastica e tutt’altro che facile. Scelsi la strada più dura, ma inevitabile: chiudere il punto noleggio di Savona, l’unico che avevo, e liberarmi della maggior parte delle attrezzature che noleggiavo. In breve tempo mi ritrovai a cancellare, con un colpo di spugna, tutto ciò che avevo costruito negli anni, lasciando andare la mia storica clientela e rinunciando a ogni euro di fatturato che arrivava dal mio territorio. Non avevo alternative: non potevo restare intrappolato
nell’immagine di un operatore tradizionale. Dovevo rinascere con una nuova pelle, diventare qualcosa di diverso: un partner strategico, credibile e libero da etichette già viste. Fu un taglio netto con il passato, non solo nella forma ma, soprattutto, nella sostanza. Solo così potevo scrollarmi di dosso ogni sospetto e convogliare l’ energia nella costruzione di qualcosa di davvero rivoluzionario. Un passo che allora appariva azzardato, ma che si rivelò fondamentale: spalancò la strada e gettò le fondamenta di ciò che siamo diventati oggi. Ma ogni conquista ha il suo prezzo. La prova più difficile che dovetti affrontare fu meritarmi la credibilità. Significava trasformare quella distanza e diffidenza, che mi separavano dai noleggiatori, in fiducia reciproca e in una collaborazione autentica e trasparente. Non lo sapevo ancora, ma quelle pesanti decisioni erano solo l’inizio. Il lungo e meticoloso lavoro necessario a creare e rafforzare relazioni personali, indispensabili per costruire quella Rete, non era che il primo passo. Qualche anno dopo avrebbe messo il sigillo su ciò che oggi rappresenta un affermato e riconosciuto modello di noleggio. Rilòc e il Noleggio a Rete Locale.
Siamo a metà del 2018, nel pieno della stagione in cui iniziavo a raccogliere i frutti di quella decisione. Il Referente Unico e la Rete di Collaborazione non erano più solo su carta, ma un meccanismo concreto, riconosciuto e apprezzato dai clienti e rispettato dai Noleggiatori Partner. Certo, era ancora una struttura semplice, una prima versione grezza, ben lontana da ciò che si sarebbe consolidato negli anni a venire. Lo slogan era: “Sempre, ovunque e senza sorprese. Il tuo noleggio in tutta Italia”. Già allora quella visione rivelava tutta la sua potenza. Crescevamo con un ritmo incessante, superando ogni aspettativa e andando oltre qualsiasi previsione che avessi mai osato immaginare. Ero totalmente assorbito da quel nuovo modo di noleggiare, trascinato da una passione che cresceva ogni giorno di più. Non c’ era distanza tra me e i miei collaboratori: ero al loro fianco, operativo al cento per cento, parte viva di ogni processo. Ogni giornata era una sfida affrontata a testa bassa, con lo sguardo sempre vigile per controllare che ogni ingranaggio scorresse alla perfezione. Il lavoro dava tante soddisfazioni: i clienti ci sceglievano, i noleggiatori ci davano sempre più fiducia e le richieste di noleggio arrivavano come un fiume in piena. Tutto procedeva per il meglio e, lo confesso, ero molto felice. Eppure, nel cuore di quella felicità, si insinuava un tarlo che
non smetteva di scavare. Qual era il segreto di quella crescita? Perché i clienti arrivavano? Come mai tornavano ancora? Non riuscivo a spiegarmelo. Quel dubbio non mi dava tregua. Alla fine, dentro di me risuonava sempre la stessa risposta, tanto ovvia quanto banale: “perché siamo bravi” . E in effetti lo eravamo. L ’ entusiasmo di ogni giorno si trasformava in energia positiva, capace di contagiare chiunque ci incontrasse, creando un circolo virtuoso difficile da contenere. Ma ridurre solo a questa spiegazione era inutile, poco più di una battuta da bar: fa sorridere, ma non spiega nulla. La verità è che non lo sapevo davvero. Non avevo la minima idea di cosa ci fosse dietro a quei risultati così brillanti. E quando non sai cosa funziona, sei cieco anche davanti a ciò che non funziona. Se ti metti a guidare ad occhi chiusi, il finale è già scritto. E quella domanda continuava a tormentarmi: cosa sarebbe successo se, da un giorno all’altro, il vento avesse smesso di soffiare a mio favore? La risposta non lasciava scampo: mi sarei schiantato alla prima curva! Fu proprio quel pensiero fisso a farmi capire che l’istinto, da solo, non bastava più. Avevo bisogno di strumenti concreti, di numeri chiari e di un
metodo affidabile. Alla fine il concetto era semplice: dovevo iniziare a misurare. Ma non bastava contare solo i risultati, occorreva comprendere come e cosa misurare, per carpirne i principi di causa-effetto. Perché guidare un’azienda, acquisire clienti o prendere decisioni, non può dipendere dal solo intuito. Serve un metodo consolidato e scientifico, capace di trasformare ogni risultato in qualcosa di misurabile, prevedibile e, soprattutto, replicabile. In altre parole, capii che stavo continuando a navigare in mare aperto, senza mappa e senza bussola. Non avevo alcun controllo sulla crescita del fatturato e non riuscivo a decifrare le vere cause di quell’ ondata, continua, di richieste di noleggio. La verità è che il tempo per fermarmi a riflettere non c’ era mai. Ero inghiottito dall’ operatività quotidiana, sommerso da preventivi, contratti e situazioni che richiedevano sempre la mia presenza. Eppure, proprio dentro quella frenesia, che sembrava non lasciarmi respiro, ebbi la lucidità di compiere una scelta coraggiosa. Fu la scelta che cambiò tutto, imprimendo una svolta epocale al mio progetto e trasformandolo per sempre. Affidarmi a un consulente era l’unico passo da fare, prima che fosse davvero troppo tardi. Dopo un percorso di ricerca non facile, incontrai una persona brillante e piacevole, ma soprattutto affine al mio modo di essere, e con una competenza davvero fuori dal comune. Mi disse una frase che non dimenticherò mai:
«Nessuno meglio di te sa cosa hai in testa. Io posso aiutarti a tirarlo fuori e creare strumenti, ma il grosso del lavoro lo devi fare tu». Da quel momento scelsi una strada che avrebbe trasformato ogni cosa: analizzare a fondo ogni dettaglio, senza tralasciare nulla, per scoprire quale fosse, davvero, il nostro posto nel mercato. Era ormai evidente che, proprio lì, si sarebbe giocata la partita decisiva per il mio futuro. La sveglia suonava alle 5:30, per ritagliarmi un angolo di silenzio prima che iniziasse la frenesia dell’ufficio. I giorni della settimana non contavano più: sabato o domenica, sempre con la testa bassa sul progetto. Un impegno continuo, ripetuto giorno dopo giorno, per mesi interi. Più mi addentravo in quel mondo, più capivo di avere tra le mani un potenziale straordinario, capace di cambiare davvero il destino della mia azienda. Ma, arrivato ad un certo punto, mi resi conto che non potevo continuare così: stavo tirando troppo la corda. Non potevo più andare avanti a fare tutto da solo. Quella scelta, oltre a logorarmi, stava iniziando a minare il fragile equilibrio tra lavoro e famiglia, un equilibrio che fino ad allora avevo difeso con tutte le mie forze. Così, guidato dalle parole del mio consulente, compresi che non avevo scelta: serviva il coraggio di delegare. Non si trattava di cedere qualche ruolo marginale, ma di affidare praticamente tutte le attività operative. A me restava l’ essenziale, ma anche il più importante: dedicare tempo ed energia per dare un’anima, un cuore e un corpo
all’azienda che avevo in mente di costruire. Scelsi anche di ritagliarmi un rifugio personale: un ufficio solo per me, lontano dal rumore incessante di telefoni e dal brusio continuo delle voci di fondo. Era un rifugio in cui potevo stendere piani, riflettere sulle strategie e dare forma ai progetti senza più interruzioni. Fino a quel momento avevo sempre vissuto il lavoro in uno spazio aperto, spalla a spalla con i miei collaboratori, respirando la stessa energia. Un grande vantaggio per coordinarsi al volo e anticipare i problemi, ma un vero incubo quando serviva concentrazione. In quel nuovo spazio, invece, il silenzio era diventato un alleato insostituibile. C’ era però ancora un ostacolo, ingombrante come un immenso albero caduto in mezzo a uno stretto sentiero. Ed era il mio telefono. Squillava senza tregua: mattina, pomeriggio, sempre. Ogni chiamata era qualcuno che entrava senza bussare, spezzando i pensieri e travolgendo il lavoro che cercavo di portare avanti. Terminare qualunque cosa, senza interruzioni e distrazioni, era praticamente impossibile. Per anni il mio rapporto con il telefono era rimasto immutato, un vincolo indistruttibile. L ’idea di cambiarlo sembrava pura fantascienza. Finché, un giorno, presi una decisione davvero estrema: nessuno avrebbe più potuto chiamarmi direttamente. Bloccai, per tutti, il numero di cellulare aziendale. Con il mio fedele strumento avevo costruito rapporti, colto
opportunità e conquistato clienti, affidandomi solo alla mia voce e al contatto diretto. Insomma, con lui, avevo costruito l’intera azienda. Credimi, fu un colpo durissimo. Ma era l’unico modo per venirne a capo. All’inizio lo sentii come un tradimento verso le mie radici, quasi un colpo inferto alla mia stessa storia. Un gesto che pareva devastante, non solo per me, ma per la tenuta dell’azienda. Furono i miei clienti più importanti, quelli con cui avevo costruito anni di fiducia e collaborazione, a mettermi davanti alla verità: «Tiziano, non farci scherzi… ». Ed era proprio lì il problema: per loro non c’ era distinzione, io ero l’azienda. Perchè non mi limitavo a rispondere al telefono, ma curavo personalmente le offerte, i contratti e ogni problema legato ai loro noleggi. E loro si fidavano di me, ciecamente. Così, quando arrivarono quelle parole, mi pesarono addosso come un macigno. Provai a spiegare, a giustificare la mia scelta, ma capii subito che non sarebbe bastato. E infatti, uno alla volta, molti di loro se ne andarono. Lasciandomi con la sensazione amara di essere rimasto solo, proprio nel momento più difficile. Ogni addio era una ferita sanguinante: non perdevo soltanto clienti e fatturato, necessari ad andare avanti, ma vedevo frantumarsi interi capitoli della mia storia.
Ricordo ancora bene il pensiero sarcastico che mi attraversò la mente: «Proprio un bel risultato… complimenti, Tiziano!». Eppure lo sapevo: si dice “aiutati che il ciel ti aiuta” , e dentro di me ero certo che qualcosa di buono sarebbe arrivato. Infatti, non passò molto tempo prima che mi accorgessi di ciò che, in realtà, si nascondeva dietro quella mia amara delusione. Quello che sembrava un doloroso passo indietro, invece, non era altro che la rincorsa necessaria per spiccare un salto. Un salto molto più grande… Dopo qualche tempo, le richieste di noleggio iniziarono a crescere in modo vertiginoso e, uno dopo l’altro, anche i clienti persi tornarono sui loro passi. Era la conferma che i sacrifici non erano stati vani, ma stavano finalmente trasformandosi in risultati concreti. Passò quasi un anno e il neonato brand Rilòc riuscì a spiccare il volo. I frutti di quel cammino, segnato da sveglie all’alba, momenti di sconforto, decisioni dolorose e deleghe sofferte, cominciarono finalmente a maturare. Non era soltanto un nuovo nome da aggiungere al mercato, ma il simbolo concreto di un modo diverso di guardare al noleggio. Lascia che ti racconti l’ origine di quel nome e come abbia preso forma quasi in modo naturale. Rilòc prende vita da Rete Italiana Locazione e, allo stesso tempo, racchiude nel suo nome l’abbreviazione di Rilocare, cioè ri-noleggiare. Un doppio significato che racconta tutta la nostra identità e
spiega ciò che ci rende davvero unici nel settore. Ho ancora nitido il ricordo dell’istante in cui il Noleggio a Rete Locale smise di abitare soltanto la mia mente e prese forma concreta. Non era più solo un’idea, ma una visione diventata realtà grazie a contenuti chiari e a un’identità visiva precisa, pensata per raccontarla al meglio. Alle spalle avevo anni di esperienza, relazioni costruite con credibilità e centinaia di giornate passate a conoscere a fondo i meccanismi del noleggio in Italia. Tutto ciò che avevo fatto fino a quel momento mi portava dritto lì… Al giorno in cui decisi di dare un nome e una forma a qualcosa che nessuno aveva mai osato immaginare prima. Rilòc e il Noleggio a Rete Locale. Un modello di noleggio nuovo, una svolta che apriva la strada a un modo alternativo di concepire e offrire il servizio. Non più imprigionato nei confini del noleggiatore tradizionale, limitato dalla propria area geografica e dai mezzi a disposizione. Ma con un unico referente in grado di coordinarsi con una rete capillare di noleggiatori locali, così da garantire una copertura mai vista prima. Rilòc, infatti, può contare su oltre 2.000 Punti Noleggio Partner : una Rete senza paragoni, che ci permette soddisfare qualunque esigenza di noleggio e mantenere la nostra promessa. Un modello costruito con cura in ogni dettaglio, nato con un obiettivo preciso: mettere al centro le esigenze del cliente, azzerare le perdite di tempo, anticipare gli imprevisti e
assicurare affidabilità totale. Fu un grande gioco di squadra, in cui scoprii, per la prima volta, una forza nascosta che solo col tempo avrei imparato a valorizzare fino in fondo. Perché dietro a ogni servizio, dietro a ogni risultato raggiunto, non c’ erano solo processi e strumenti: c’ era molto di più. Quella forza invisibile, batteva nel cuore delle persone che avevano scelto di condividere, con me, quell’avventura. E capii… che quella era la mia vera forza.
Per staccarmi dall’ operatività, che mi teneva incatenato a terra, dovevo affrontare un tema per me spinosissimo. La delega… Non era solo una scelta organizzativa, era un vero e proprio blocco psicologico. Non riuscivo nemmeno a immaginare di affrontarla, figuriamoci superarla. Avevo costruito ogni dettaglio con le mie mani. Conoscevo ogni aspetto del lavoro, ogni cliente, ogni noleggiatore. Sapevo prevedere i problemi e, quando si presentavano, trovavo sempre il modo migliore per risolverli. L ’idea di affidare a qualcun altro compiti e responsabilità che fino a ieri erano solo miei mi terrorizzava, letteralmente. Ero convinto di perdere il controllo e che nulla sarebbe stato fatto bene come avrei voluto. Ma ti confesso che mi stavo sbagliando. Dopo aver preso la decisione, ho subito coinvolto i miei collaboratori, spiegando bene cosa stava accadendo, il perché di quella scelta e quale direzione stavamo prendendo. Fu allora che mi resi conto di una cosa inaspettata: fui l’unico a rimanere davvero sorpreso… Per loro, invece, era naturale pensare in termini di responsabilità personale. Compresi che il vero ostacolo era solo nella mia mente: un blocco di granito che frenava me e, allo stesso tempo, impediva a loro di esprimersi pienamente.
Così, alla fine, definire i contorni dei loro compiti si rivelò molto più semplice di quanto avessi immaginato. E subito dimostrarono, non solo di essere all’altezza, ma persino di saper gestire le attività quotidiane con più precisione di me, che mi sono sempre considerato un fissato del dettaglio. Perché la verità, nuda e cruda, è questa: nessuno può fare tutto da solo. E, soprattutto, non si può pretendere di fare tutto e di farlo bene nello stesso momento. Ed è lì che ho capito una verità che ogni imprenditore dovrebbe scolpire nella pietra: delegare non significa perdere il controllo, ma moltiplicare le proprie forze. Se oggi siamo ciò che siamo, il merito va a chi ha camminato al mio fianco nei momenti più difficili. E va anche a chi, ancora oggi, continua ad alimentare con lo stesso spirito quella visione che ci ha resi unici. A loro devo la lucidità nelle decisioni, la responsabilità con cui affrontano ogni compito, la cura nel trattare il lavoro come fosse il proprio e la capacità di superare differenze e incomprensioni, mantenendo sempre chiaro l’ obiettivo comune. Questo libro non è soltanto la mia storia: è la storia di tutti i miei collaboratori. Spero che, leggendolo, possiate riconoscervi in ogni parola e condividere, come me, l’ orgoglio per ciò che abbiamo costruito… insieme. Perché, se i numeri raccontano il successo, siete voi a trasformarlo in qualcosa di più grande: una storia straordinaria.
Pagare tutti, costi quel che costi: la scelta nel cuore della pandemia Era un periodo di grande soddisfazione: ogni risultato dimostrava che le decisioni più rischiose, prese pochi anni prima, si erano rivelate le scelte giuste. Poi, d’improvviso, arrivò un evento che nessuno avrebbe mai voluto ricordare: indimenticabile sì, ma per la sua natura drammatica e tragica. Era Marzo 2020 e, senza alcun preavviso, il mondo intero si fermò. Nessuno l’aveva previsto. Nessuno era davvero preparato a comprendere ciò che stava accadendo intorno a noi. Fino a quel giorno, eravamo troppo impegnati a rincorrere una quotidianità frenetica, lamentandoci di piccoli problemi come fossero montagne insormontabili. Eravamo ignari di quanto fragile fosse quella normalità che davamo per scontata. Infatti, nel giro di pochi giorni, tutto cambiò. Un evento improvviso e travolgente, difficile da comprendere e impossibile da immaginare nella sua vera portata. La sofferenza di chi aveva perso i propri cari era amplificata da un terrore collettivo, alimentato dall’incertezza che dominava su ogni fronte. Le strade, che fino a poco prima brulicavano di vita, si trasformarono in scenari spettrali, avvolti da un silenzio innaturale e assordante. Le serrande dei negozi si abbassarono una dopo l’altra e, nelle fabbriche, tutto si spense, lasciando dietro di sé una quiete
surreale. Per alcune aziende fu come se, all’improvviso, qualcuno avesse tirato il freno d’ emergenza di un treno in corsa. In breve tempo, i codici ATECO tracciarono una linea netta: alcune potevano continuare a lavorare, altre furono costrette a fermarsi. Attorno, la confusione era assoluta: voci contrastanti, notizie frammentarie, e la sensazione diffusa che non tutti avessero ancora percepito la reale portata di ciò che stava succedendo. Quelle drastiche misure ci vennero presentate come unico modo possibile per proteggere la salute collettiva. Ma dietro quell’intento, si celava un prezzo economico e sociale che, solo con il passare del tempo, sarebbe emerso in tutta la sua gravità. Per chi si è trovato costretto a chiudere, restava una sola certezza: nessun euro sarebbe più entrato in cassa. Intanto le spese fisse restavano incombenti, consumando giorno dopo giorno i conti correnti. Come un rubinetto che non si poteva chiudere, svuotava velocemente un serbatoio, in realtà, già mezzo vuoto per molti. Anche la mia azienda subì una brusca frenata, ma riuscì ad affrontare quel periodo senza mai cadere nel panico. Fu la conferma delle scelte finanziarie compiute negli anni precedenti: guidare l’impresa con la stessa premura con cui si custodisce una famiglia. Mettendo da parte risorse nei momenti favorevoli, per essere pronti ad affrontare quelli difficili, che prima o poi arrivano per tutti. Ma bastava guardarsi intorno per vedere tante imprese
travolte da sfide ancora più dure. Aziende costrette a indebitarsi, agevolate da percorsi resi insolitamente semplici, pur di non crollare del tutto. In realtà non fu davvero difficile prevedere ciò che stava per accadere… La conferma arrivò con una telefonata del mio miglior cliente, con cui avevo costruito negli anni un rapporto di amicizia e stima reciproca. «Tiziano, mi dispiace dirtelo, ma questo mese siamo costretti a respingere tutte le ricevute bancarie. I nostri committenti non ci pagheranno e noi, purtroppo, non abbiamo alternative». Lo ringraziai per avermi avvisato, cercando di mantenere la calma nella voce, mentre dentro di me cresceva un “magone” difficile da contenere. Fu un colpo così forte che ricordo ancora il momento: era sabato, e mi trovavo in garage a mettere ordine. In realtà avevo già intuito che, per l’ economia, quelle misure sarebbero state come un colpo di mannaia. Ma, fino a quel momento, non avevo davvero realizzato che uno scenario simile potesse trasformarsi in realtà. Fu la prova evidente di quanto le nostre imprese fossero strettamente connesse e di quanto drammatico fosse lo scenario che stava emergendo. Una valanga, un effetto domino che rischiava di travolgere tutti, senza distinzione. Non potevo certo cambiare le cose, ma non potevo neppure restare in silenzio di fronte a ciò che stava accadendo. Sentivo il bisogno di dare voce a quella preoccupazione e di ribadire un principio spesso dimenticato: le relazioni commerciali vivono di fiducia reciproca e di rispetto degli
impegni presi. Decisi così di scrivere e pubblicare un articolo sul mio blog personale, tizianobaiocco.it . In quell’articolo ho voluto sottolineare, con un filo di provocazione, che anche in un periodo di difficoltà estrema nessuna legge o emergenza poteva diventare la scusa per non rispettare gli impegni con i fornitori. Nessun decreto, nessuna ordinanza avrebbe mai potuto giustificare il mancato pagamento delle fatture senza un accordo reciproco. Un gesto simile avrebbe distrutto, in un istante, rapporti costruiti con anni di lavoro, sacrifici e fiducia reciproca. Custodire quei rapporti significava salvare la filiera e preservare l’ energia necessaria per rialzarsi, una volta passata la tempesta. Perché la vera perdita non sarebbe stata solo economica. In gioco c’ erano valori ancora più fragili e preziosi: la reputazione e la fiducia, un capitale intangibile, ma essenziale per ogni impresa. Chiusi quell’articolo con un appello: la responsabilità reciproca è l’unica strada capace di guidarci fuori da qualunque crisi. Perché la parola data non è solo un impegno economico, ma un principio etico che definisce la credibilità di ogni imprenditore. Dopo la pubblicazione, numerosi clienti e fornitori mi contattarono personalmente. E dalle loro voci traspariva, ormai con limpida chiarezza, che il terrore e l’angoscia avevano già preso il sopravvento. Mi resi conto che non era più solo una questione economica
o commerciale, ma qualcosa di più profondo, che toccava le corde più intime delle persone. La paura stava rapidamente divorando la fiducia nel futuro, creando un clima di sospetto e di incertezza, che rischiava di paralizzare interi settori produttivi. In quel momento compresi con chiarezza che non bastavano più le parole: serviva un gesto concreto. Un segno capace di dare ai nostri Partner Noleggiatori una certezza incrollabile: che la responsabilità delle nostre scelte non sarebbe mai stata tradita né dimenticata. Decisi così di scrivere una lettera a tutti i nostri fornitori. Era più di una lettera: era una promessa forte, un impegno morale nato dalla volontà di proteggere rapporti umani e professionali costruiti con fatica, pazienza e dedizione nel corso degli anni. In quelle righe cercai di trasmettere non solo rassicurazione, ma anche vicinanza e comprensione, consapevole che ciascuno di loro stava affrontando le stesse difficoltà e gli stessi timori. Scrissi che avremmo fatto ogni sforzo possibile per mantenere fede agli impegni presi: pagare regolarmente le fatture e rispettare tutte le scadenze concordate. Il valore della parola data, dell’integrità e dei rapporti commerciali era per noi una priorità assoluta. Un principio che consideravo inviolabile. E nessuna emergenza, per quanto devastante, avrebbe mai potuto scalfire quel patto. Inviando quella lettera provai un forte senso di responsabilità, ma soprattutto di speranza. La speranza che quelle parole ricordassero a tutti che l’unica via era restare uniti, rispettare gli impegni per quanto possibile
e, soprattutto, non abbandonare la fiducia reciproca. Non ti posso nascondere che ci pensai un po’ prima di premere il tasto “invia” . Passai più di una notte in bianco, tormentato dal peso di una decisione che sentivo profondamente mia. Ero perfettamente consapevole del rischio che stavo correndo: impegnarmi a pagare puntualmente tutti i fornitori, senza avere alcuna certezza sugli incassi futuri. E nessuno era in grado di capire quanto sarebbe durata quella situazione surreale e sospesa. Sapevo bene che le risorse finanziarie non erano infinite e che il rischio di trovarmi, prima o poi, senza liquidità era concreto. Eppure, dentro di me, era chiaro che quella fosse la decisione giusta da prendere. Non solo un gesto economico, ma una scelta etica e umana, destinata a lasciare un segno profondo in tutte le persone coinvolte. Un azzardo, sì, ma che il tempo avrebbe dimostrato essere ampiamente ripagato. Ricevetti risposte e messaggi che mi emozionarono profondamente, parole che ancora oggi conservo con cura e affetto. Uno di quei messaggi mi colpì in modo particolare: «Sono le parole più belle che potessi sentire oggi…». Un messaggio così autentico e sincero era la dimostrazione di quanto fosse stata grande, davvero, la forza simbolica della mia scelta. Quella lettera, meditata a lungo, ma poi scritta d’impulso, con il cuore più che con la testa, cambiò per sempre la
nostra azienda. Fu come se quelle righe avessero tracciato un solco profondo nella nostra storia, scolpendo non soltanto la nostra reputazione commerciale, ma soprattutto la nostra identità. Quell’ episodio ha rappresentato, senza dubbio, uno dei momenti più significativi e gratificanti della mia vita imprenditoriale. Perché il rispetto delle relazioni non è solo una cortesia, ma una vera filosofia imprenditoriale: un modo diverso di guardare e vivere il mercato. È la scelta di ancorare, ogni rapporto, alla fiducia reciproca e alla parola data: un vincolo indiscusso, che nulla può incrinare. In un mondo che troppo spesso cerca di dividerci, la vera ricchezza risiede nella capacità di restare uniti. Sono davvero convinto che questa sia la grande lezione che la pandemia ci ha offerto: non dobbiamo permettere a nessuno di metterci gli uni contro gli altri. Questo non è soltanto il cuore della filosofia di Rilòc, ma rappresenta anche il mio credo personale più profondo, come uomo, ancor prima che come imprenditore. Le difficoltà, per quanto drammatiche e dolorose, portano sempre con sé l’ opportunità straordinaria di un cambiamento profondo. Un’ occasione di crescita che, probabilmente, non avremmo mai vissuto senza essere stati messi così alla prova. Rilòc non è solo un nuovo brand di noleggio: è il riflesso fedele dei valori più profondi che mi hanno plasmato. E credimi, per nulla al mondo, li metterei in discussione.
Durante le chiusure della pandemia, la paura sconfinava ovunque: non solo per il virus, ma per le circostanze che travolgevano le vite di tutti. Confinati tra le mura domestiche, non restava che creare nuove abitudini per allontanare quello spettro: abitudini creative, sorprendenti, talvolta insolite. C’era chi, confinato in casa, ordinava cartoni di farina per impastare pane, pizze e dolci che portavano sorrisi in famiglia e, inevitabilmente, qualche centimetro in più sul girovita. C’era chi, scosso dal torpore, si improvvisava atleta davanti allo schermo, saltando tra il divano e la panca, con il salotto trasformato in una palestra improvvisata. C’era chi riscopriva vecchi libri mai letti, rimasti a prendere polvere sugli scaffali, e chi trascorreva le giornate tra puzzle, giochi da tavolo e lunghe maratone televisive. Molti si tuffarono nella creatività, scoprendo o riscoprendo passioni come pittura, fotografia, musica, giardinaggio o lavoretti manuali. Altri ancora approfittarono di quella pausa forzata per investire nella propria crescita personale: corsi di lingue, master online, lezioni di cucina, nuove competenze digitali. I ribelli, invece, cercavano vie di fuga pur di prendere una boccata d’aria, guardare il mare o abbracciare di nascosto le persone care. Io, oltre a quello, avevo il privilegio di osservare da vicino un esempio che per me sarebbe stato decisivo.
Accanto a me c’era Cristiana, mia moglie, e ciò che vidi in lei accese in me una scintilla che, di lì a poco, avrebbe stravolto il mio percorso. Farmacista nel nostro paese, di famiglia molto conosciuta, e stimata da tutti per la sua professionalità e attenzione. Immagina cosa significava per lei, punto di riferimento sanitario, affrontare ogni minuto il vortice di un’emergenza senza precedenti. Orari interminabili, responsabilità pesanti e il peso di tanti volti, spesso terrorizzati, in cerca di rassicurazione. Come se non bastasse, poco tempo prima aveva deciso di aggiungere, alle già mille cose da fare come mamma, moglie e professionista, un impegno ancora più gravoso. Si era iscritta di nuovo all’università, con l’obiettivo di conseguire una seconda laurea magistrale. E davvero non poteva esserci periodo “peggiore” per affrontare una sfida simile, già ardua in tempi ordinari. La vedevo studiare fino a tarda sera, seduta al tavolo con i libri aperti, dopo giornate di lavoro logoranti e pesanti come non mai. Ma, nonostante la stanchezza, continuava a occuparsi della famiglia con la stessa cura, mostrando una determinazione incredibile che non lasciava trasparire alcun segno di cedimento. Era la dimostrazione vivente che si può restare lucidi e determinati anche nel cuore del caos, quando tutto intorno sembra spingerti a cedere.
E Cristiana, rimboccandosi le maniche ogni giorno, non pensò di arrendersi neanche per un attimo: esame dopo esame, si conquistò ogni tappa. Nel 2021 coronò brillantemente il suo percorso di studi laureandosi in Scienze della Nutrizione Umana. In quel momento ho capito che non avevo più alibi. Se lei, in una situazione al limite, era riuscita a stringere i denti e portare avanti una sfida che sembrava impossibile, allora anch’io dovevo trovare il coraggio di affrontare la mia. Ora toccava a me raccogliere la sfida… Ed è per questo che dico che l’ispirazione, a volte, è molto più vicina di quanto pensiamo. Non serve sempre cercarla nei grandi personaggi, nei film o nei libri di successo. A volte, la trovi proprio accanto a te. Magari nella persona con cui ti addormenti ogni notte. Serve solo aprire gli occhi, avere la capacità di riconoscerla e il coraggio di fare il primo passo. Ed è quello che ho fatto.
La sfida dei 50 anni che ha fortificato la mia azienda Era il 1990 quando mi diplomai geometra. Avrei voluto proseguire gli studi dopo il diploma, ma la situazione economica e familiare di allora non me lo permise. O forse, a dirla tutta, era solo una scusa che mi ero creato: più semplicemente, non ero ancora pronto. Ma nel 2021, a 50 anni appena compiuti, l’ esempio illuminante di Cristiana mi diede il coraggio di riprendere in mano un sogno. Sogno che avevo lasciato chiuso nel cassetto per troppo tempo. E fu così che, senza ripensamenti o esitazioni, scelsi di iscrivermi all’università, iniziando un corso di laurea triennale in Economia e Commercio. Durante quel periodo, ogni volta che ne parlavo con qualcuno, cercavo di alleggerire la tensione con un sorriso e una battuta. Così nacque, quasi per gioco, il nome che le diedi: “la bravata dei 50 anni” . Ma dietro quella facile ironia si nascondeva la verità: per me non era una bravata, era una sfida autentica, un riscatto personale. Era la mia occasione per dimostrare a me stesso che potevo farcela davvero. E non solo: era anche l’ opportunità di trasformare quell’impegno personale in un patrimonio concreto per l’azienda. Sapevo bene che non sarebbe stato facile. Ritagliarsi tempo, spazio e concentrazione, in mezzo alle
responsabilità e alle esigenze quotidiane di un imprenditore, è una vera sfida. Furono tre anni intensi, segnati da sveglie all’alba e weekend dedicati allo studio. Ogni esame era preparato con una pianificazione maniacale, minuto per minuto, calibrata sul numero di pagine da studiare e sul grado di difficoltà. Non perdevo mai il ritmo: se un giorno ero costretto a fermarmi, quello successivo recuperavo tutto. Ventiquattro esami, spazzati via uno dopo l’altro, con lo sguardo fisso sulla meta. Te lo dico in sincerità… è stato pesante. Ma non mi sono mai lasciato prendere dal dubbio, anche se, più di una volta, ho sentito il peso dei libri sulle mie giornate. Il vero punto, in fondo, era capire se tutta quella fatica avrebbe portato frutti concreti o se sarebbe rimasta solo la soddisfazione di aver vinto la mia sfida. La risposta arrivò presto: ogni materia affrontata mi apriva prospettive nuove. I concetti studiati non restavano chiusi tra le pagine, ma finivano subito in azienda. E così iniziarono ad accumularsi fogli Excel, appunti scarabocchiati ovunque, confronti tra il prima e il dopo. Trasformavo subito lo studio in strumenti pratici, mettendo a terra ogni spunto utile. Più andavo avanti, più cresceva la curiosità di collegare quei modelli teorici alla vita reale della mia azienda. Mi ritrovavo ad analizzare bilanci, confrontare indicatori e cercare riscontri nei numeri e nei dati del nostro lavoro
quotidiano. Quello che molti consideravano solo teoria sulla carta, per me prendeva immediatamente consistenza. Si trasformava in materiale vivo, pronto a diventare decisioni operative, strategie mirate e miglioramenti reali. Quel percorso, fatto di sacrifici ma anche di tante soddisfazioni, mi condusse fino al traguardo finale: una conquista che per me aveva un valore immenso. E così, il 4 dicembre 2024, arrivò finalmente il momento che avevo tanto atteso: il giorno della cerimonia di laurea. Sai su cosa lavorai per la tesi? Beh, di certo non potevo tradire il mio mondo, sarebbe stato quasi un affronto. Così decisi di restargli fedele fino alla fine del percorso. Ecco il titolo che diedi al mio lavoro: “Il noleggio dei mezzi da lavoro in Italia: analisi degli indici di performance, produttività e finanziari”. Una relazione sul mio settore, che mi ha permesso di osservare, al microscopio, dettagli che fino ad allora non conoscevo e che non avrei nemmeno potuto comprendere. È stata un’ esperienza che mi ha arricchito, sia sul piano professionale che personale, aprendo prospettive nuove e sempre più ampie. Per questo sento il bisogno di ringraziare qui il mio docente, Prof. Elia Palombi , per avermi dato la possibilità di approfondire il mio lavoro con un approccio accademico. Un ringraziamento speciale va anche alla mia tutor, la Dott.ssa Angela Compare, con la quale ho condiviso non solo le fatiche dello studio, ma anche riflessioni sul periodo
pandemico. Quell’ esperienza mi spinse a pensare anche sul mio percorso personale, su tutto ciò che avevo costruito fino a quel momento. Perché, in fondo, il mio approccio era esattamente l’ opposto di quello accademico: di solito, prima si studia la teoria e solo dopo si passa alla pratica. Il mio cammino, invece, è iniziato al contrario. Prima la pratica, con un’azienda costruita a forza di intuizioni, impegno, sacrifici e battaglie quotidiane sul campo, dove ogni passo era esperienza e ogni errore una lezione. Solo più tardi arrivò la teoria. Ma capii subito che non era un dettaglio accessorio. Perché, nel frattempo, la mia azienda era cresciuta e si era trasformata in una realtà più strutturata, ma anche inevitabilmente più complessa da gestire. Aveva ormai un ruolo riconosciuto sul mercato, nuove opportunità da cogliere e attirava su di sé sempre più attenzioni. Gli aspetti economici, patrimoniali e finanziari reclamavano un’attenzione decisamente più consapevole, precisa e rigorosa. Fu in quel momento che le competenze acquisite, intrecciate all’ esperienza sul campo, produssero un impatto immediato e misurabile. Parlo di numeri, risultati, kpi e certificazioni ufficiali, che hanno testimoniato una gestione trasparente e orientata ai risultati.
Dati ufficiale del bilancio depositato 2024 • Crescita del fatturato: +45% • Incremento del patrimonio netto: +38% • Liquidità aziendale: +60% • Indice di patrimonializzazione: 39,15% • Indice di liquidità primaria (Current Ratio): 3,02 Certificazioni e riconoscimenti ottenuti nel 2025 • Rating di Legalità ++ dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (rilasciato il 24 Aprile ) • Classe A-1 di affidabilità finanziaria secondo CRIBIS (aggiornato al 2 Agosto 2025) KPI aziendali misurati nel 2024 • 94,19% di offerte accettate da clienti già attivi • 99,8% di contratti conclusi senza contestazioni motivate • Solo lo 0,03% di note di credito per errore di fatturazione • Nessuna pratica legale aperta con clienti o fornitori Questi dati sono la dimostrazione empirica che una visione, unita a un approccio consapevole, possono cambiare di netto il percorso di un’azienda. E sono la prova più grande che, con il giusto impegno, ogni traguardo e ogni sfida possono essere conquistati.
Alla fine tutto si riduce a questo: accettare la sfida e trovare il coraggio di compiere il primo passo. Quel primo passo che separa i tuoi sogni dal restare nel cassetto alla possibilità di realizzarli.
Dentro il noleggio: la verità che nessun altro conosce Non servono tanti giri di parole: bastano pochi numeri per comprendere la dimensione di ciò che abbiamo realizzato. Già… credo tu l’abbia capito: ho una vera passione per i numeri. E anche stavolta non posso fare a meno di metterli nero su bianco, qui davanti a te. Ti dico solo un numero: 432. Potrebbe essere il numero degli abitanti di un piccolo paese, le pagine di un corposo libro o i chilometri di un bel viaggio. Per me, invece, 432 ha un significato che ancora oggi mi sembra incredibile. Corrisponde, esattamente, al numero dei diversi noleggiatori con cui abbiamo collaborato fino a oggi. Sì, hai letto bene: sono ben 432 Partite IV A diverse. Un viaggio tra i noleggiatori italiani che ci ha portato a toccare ogni angolo d’Italia, dove non c’è regione, provincia o dialetto che non abbia incrociato il nostro cammino. Parlando di questi numeri, sono sempre il primo a stupirmi. Perché dietro ognuno di loro so esattamente cosa si nasconde: relazioni costruite dal nulla, diffidenze superate, sfide affrontate, credibilità conquistata. Non è affatto facile renderlo a parole, ma voglio provarci. Ecco cosa vuol dire, nella realtà, aver lavorato con 432 noleggiatori diversi:
• 432 modi di essere contattati : email, portali, moduli online, telefonate dirette, messaggi WhatsApp alle 7 del mattino o meglio la sera. • 432 tempi di risposta : chi risponde in un minuto, chi in un’ora, chi in un giorno… e chi, forse, non ha ancora risposto. • 432 preventivi diversi : dal pdf elegante con logo in copertina, al messaggio stringato via chat, fino a chi te lo comunica solo a voce, al telefono. • 432 modi di calcolare costi aggiuntivi e penali : chi li dettaglia con precisione, chi li rende meno visibili, chi li comunica solo dopo; voci una tantum, maggiorazioni assicurative, oneri di sicurezza, costi ambientali… nessuno uguale all’altro, ti assicuro, nessuno. • 432 contratti diversi : c’è chi li genera con software all’ultimo grido, chi li scrive in word e chi ancora li compila a mano, con clausole, manco per dire, tutte diverse. • 432 modi di consegna : c’è chi arriva puntuale, chi in anticipo, chi in ritardo, chi si presenta senza avvisare… e chi, semplicemente, non arriva. • 432 procedure di assistenza : dal numero diretto del meccanico al ticket online, fino al “passo appena riesco”. • 432 filosofie di manutenzione : mezzi curati come da esposizione, mezzi in buone condizioni, mezzi che mostrano i segni del lavoro quotidiano e mezzi che portano addosso la storia di tanti cantieri. • 432 stili di fatturazione: fatture corrette, altre
con errori, alcune con sorprese, altre con voci da chiarire, discutere o contestare. • 432 sopralluoghi diversi : c’è chi corre in cantiere appena chiami, chi promette e poi si dimentica e chi si presenta quando ormai non serve più. • 432 modi di essere noleggiatore: da quello inflessibile a chi fa il possibile per aiutarti, al metodico che segue ogni procedura senza saltare un passaggio, fino all’amico che prima ti chiede come stai. • 432 microculture aziendali : valori, priorità, gerarchie, ruoli e regole che esattamente 432 volte diverse; dal “siamo in riunione” al “non c’è il titolare”, dal “richiama più tardi” al “richiama domani, che forse c’è”. Ma c’è un ultimo punto, che in realtà viene prima di tutti gli altri per importanza. • 432 rapporti da mantenere: ognuno con la sua storia, il suo approccio e le sue abitudini. Ed è questo il vero tesoro da custodire, fatto di fiducia, rispetto e legami costruiti giorno dopo giorno. Un patrimonio immenso, che non si può né acquistare né replicare. Ma c’è un solo modo per ottenerlo: meritarlo. Credo che adesso sia molto più chiaro, vero? Ti metto ancora qualche numero. Facendo facilmente i conti, sono 5.616 tratti distintivi: segni unici che raccontano la particolarità di ciascun noleggiatore.
E sai di quanti collaboratori abbiamo il numero di cellulare o l’indirizzo di contatto? Sono 2.691, ognuno con i suoi ritmi, il suo carattere e le sue preferenze. Capisci ora perché, in Italia, nessuno conosce i segreti nascosti nella pancia dei noleggiatori come noi? Perché ciò che abbiamo costruito è molto più di dati e statistiche: è un patrimonio vivo, unico e irripetibile. E, come accade per ogni costruzione che osa innalzarsi verso l’alto, lo sguardo degli altri arriva puntuale. Inevitabilmente, attiri anche chi vuole metterla alla prova, scuoterne le fondamenta, metterne in discussione la forza. Il 27 agosto 2021 ricevetti un’ email da un “simpatico” ammiratore, anche lui attivo nel noleggio, che con tono sarcastico ridicolizzò il mio metodo di lavoro e mise in dubbio i nostri numeri. Lo ricordo ancora con nitidezza e, paradossalmente anche con affetto: è stato lui il nostro primo vero hater . E mi è stato persino utile, perché grazie a lui ho capito che eravamo davvero diventati “qualcuno” . Quindi grazie per le tue critiche e per il “bel” messaggio scritto quel giorno. Non lo sapevi, ma mi stavi dando la conferma che aspettavo. In realtà, al suo dubbio si poteva rispondere con un calcolo da scuola elementare: basta pensare che molti noleggiatori non hanno una sola sede, ma diverse, talvolta decine. Ed è così che la nostra rete supera abbondantemente i 2.000 Punti Noleggio. Sono numeri che colpiscono, lo ammetto, e che stupiscono persino me, visto che li ho registrati personalmente, uno per
uno, nel nostro gestionale. Il vero valore però non sta in quei numeri, per quanto impressionanti, ma che a prima vista possono sembrare freddi e impersonali. Non sono semplici piazzali pieni di macchine o capannoni identificati dal proprio brand: dietro ogni punto ci sono persone, con le loro voci, i loro volti, le loro storie. E noi li conosciamo tutti, uno per uno, entrando nelle loro dinamiche più sottili, in quei piccoli interstizi che li rendono, ciascuno, un vero e proprio “esemplare unico” . Ne sono pienamente consapevole: grazie a Rilòc posso godere di una posizione privilegiata, un punto di vista davvero unico. Nemmeno l’associazione di categoria, che tanto fa per il settore, può raggiungere il livello di conoscenza profonda che abbiamo noi. Perché, di ognuno di loro, nel tempo abbiamo imparato a cogliere anche i dettagli più impercettibili. Segnali invisibili, che ci consentono di intuire al volo se un imprevisto troverà una rapida soluzione, se si trascinerà forse troppo o se potrà degenerare tanto da guastare l’intera giornata. Perché il nostro non è un semplice punto di vista da scrivania, ma il vissuto di mani callose e sporche di terra. E questa lunga esperienza mi ha consegnato una verità scolpita nella pietra: il noleggiatore per tutte le stagioni non esiste. Perché, in realtà, non esiste un operatore capace di adattarsi a tutte le necessità, in ogni luogo e in ogni situazione. Esiste, invece, il noleggiatore giusto: quello capace di rispondere a una precisa esigenza, in quell’istante unico e in
quel punto esatto sulla mappa dove il cantiere prende vita. E la nostra abilità è tutta qui: saperlo individuare, contattarlo in fretta e fare in modo che il noleggio proceda nel modo più liscio possibile. Perché quando un cliente ci affida una commessa, la scelta è sempre limpida: il miglior noleggiatore per lui, non per noi. Ecco perché, quando ti diciamo che Rilòc trova sempre la soluzione giusta per il tuo cantiere, puoi crederci. Perché in mezzo a oltre 2.000 Punti Noleggio Partner… … sappiamo sempre a chi bussare.
Il nostro sito riloc.it non è solo una vetrina, ma un crocevia di incontri: nel momento stesso in cui sto scrivendo ha superato quota 510.520 visite. Più di mezzo milione di accessi, e il numero continua a crescere. Non serve credermi sulla parola: se vuoi puoi controllarlo tu stesso, basta andare in home page, il contatore è lì in bella vista. Tra le visite, molte arrivano dall’Italia, ma una quota sempre più significativa proviene dall’ estero, soprattutto dal cuore dell’Europa. E questo interesse si è trasformato in occasioni concrete. Infatti, negli ultimi anni abbiamo avuto il privilegio di lavorare al fianco di numerose aziende straniere che hanno portato in Italia cantieri, impianti e progetti internazionali. Per queste aziende la scena è sempre la stessa: arrivare in Italia con ogni dettaglio già pianificato. La trasferta organizzata al minuto, la squadra schierata, i materiali sul posto e una corsa contro il tempo già iniziata. Eppure, quando arriva il momento di noleggiare un’attrezzatura, lo slancio rischia di fermarsi: inevitabilmente affiorano le stesse difficoltà di sempre. Un muro invisibile: fatto di lingua, burocrazia, regole diverse e modi di lavorare che, a chi arriva da fuori, possono apparire come ostacoli complicati e lenti da superare. La sfida più grande, però, è una sola: riuscire a far partire tutto in tempo, senza ritardi né intoppi, in un Paese straordinario, ma segnato da regole e abitudini che non sempre rendono
tutto semplice. Ed è proprio qui che, in alcune occasioni, il noleggio può diventare un punto critico. Molti pensano che sia sufficiente trovare un fornitore in zona, ma la realtà, per loro, è molto diversa. Sopra ogni cosa da fare svetta sempre la complicazione delle complicazioni: la lingua diversa, capace di trasformare qualsiasi concetto in un enigma difficile da spiegare e ancor più difficile da comprendere. Certo, i traduttori online e l’ AI sono un grande aiuto, ma non sempre riescono a restituire i dettagli e le sfumature del contesto. Giusto per capirsi: • indirizzi email da reperire, • preventivi non sempre facili da confrontare, • condizioni contrattuali che cambiano da un fornitore all’altro, • cauzioni che, quando richieste, possono sembrare cifre importanti, • termini scritti in un linguaggio tecnico e poco immediato, • tempi di risposta che inevitabilmente possono allungarsi, rallentati da una naturale prudenza verso un cliente nuovo, fuori zona e, per di più, che parla una lingua che prima deve essere tradotta. È per questo che la Rete di Noleggio Locale di Rilòc rappresenta la vera svolta: abbatte quel muro e rende il noleggio più semplice e accessibile.
Negli anni abbiamo costruito un servizio pensato appositamente per le aziende estere che lavorano in Italia: un punto di riferimento per il noleggio di mezzi da lavoro. Un modello nato dall’ esperienza vissuta sul campo, creato per abbattere ogni barriera, sia essa linguistica, culturale o procedurale. L ’ obiettivo è offrire, a chi arriva dall’ estero, la possibilità di lavorare come se fosse “a casa propria” , anche a migliaia di chilometri di distanza. In pratica, questo vuol dire poter avviare un cantiere in qualunque parte d’Italia, senza dover ricominciare ogni volta da capo con il processo di noleggio. Il referente resta sempre lo stesso: conosce a fondo le esigenze del cliente e le traduce in soluzioni concrete, grazie a una rete capillare su un territorio che padroneggia. Il contratto è chiaro, uniforme e, se necessario, disponibile nelle principali lingue internazionali. Le condizioni economiche restano identiche, ovunque sia il cantiere, garantendo trasparenza e uniformità in tutto il Paese. Rilòc non significa soltanto avere un mezzo a noleggio: vuol dire garantire continuità operativa a chi arriva dall’ estero, con la tranquillità di poter lavorare in Italia con la stessa efficienza, chiarezza e prevedibilità che troverebbe nel proprio Paese. Quando un’azienda straniera si muove per lavorare in Italia ha già abbastanza pensieri: coordinare le persone, pianificare i trasporti, gestire forniture, permessi e documenti. Sapere che il noleggio è già risolto, senza sorprese né perdite di tempo, significa liberare energie per ciò che conta davvero: portare a termine il lavoro nel modo migliore. Per questo, Rilòc rappresenta l’incontro perfetto tra le esigenze di un’azienda straniera e le particolarità del mercato italiano.
Perché, ovunque arrivi il nostro cliente e da qualunque nazione provenga, Rilòc parla una sola lingua. Quella della semplicità, della trasparenza e dell’affidabilità.
Dal noleggio tradizionale al Noleggio a Rete Locale: cosa cambia davvero Negli anni, prima come cliente negli acquisti e poi come operatore del noleggio, ho scoperto che dietro la stessa parola possono celarsi mondi molto diversi. “Noleggio” suona come un termine unico, ma la realtà è che tutto dipende da come viene gestito: talvolta può essere rapido e liscio come l’ olio, altre volte può diventare un percorso complesso e tortuoso. Non si tratta di responsabilità dei noleggiatori, che anzi sono professionisti preparati e disponibili. È il sistema tradizionale, con la sua struttura frammentata e le sue procedure, che porta inevitabilmente a ostacoli e rallentamenti. Per capirlo, occorre prima osservare da vicino come opera un noleggiatore tradizionale e poi confrontarlo con il modello di Noleggio a Rete Locale che ho sviluppato con Rilòc . Il Noleggiatore Tradizionale Il noleggiatore tradizionale è un’azienda con una o più sedi fisiche, che mette a disposizione dei clienti soprattutto il parco mezzi di proprietà. Gestisce direttamente ogni aspetto: la disponibilità, la manutenzione, l’assistenza, le condizioni contrattuali e i trasporti. Ma, per sua natura, il noleggiatore tradizionale si muove entro i confini della propria struttura: • Copertura geografica limitata : la vicinanza è la sua forza, ma più ci si allontana più crescono
tempi e costi di trasporto, così come i possibili ritardi in caso di assistenza. • Disponibilità limitata : il parco mezzi è quello che c’è. Se la macchina richiesta non è disponibile, resta solo rinunciare o proporre un mezzo simile tra quelle che ha in casa o che riesce a reperire. • Procedure proprie : ogni noleggiatore adotta regole e modalità proprie. Lavorando con fornitori diversi, il cliente si trova a dover interpretare contratti e procedure ogni volta nuove. • Rapporto personale diretto : Il legame personale facilita i rapporti con i clienti abituali. Per chi arriva da fuori o non è ancora conosciuto, subentra una cautela naturale, inevitabile, che può rallentare l’ingranaggio. Questo modello è ideale per esigenze di noleggio concentrate sempre nella stessa zona o dove il rapporto col noleggiatore tradizionale è consolidato e il parco mezzi è sufficiente a coprire la maggior parte delle necessità. Ma quando l’ operatività diventa più articolata, si estende su più aree o richiede interventi urgenti e imprevisti, i limiti possono emergere fin da subito. Il Noleggio a Rete Locale Il modello di Noleggio a Rete Locale, invece, ribalta completamente la prospettiva, perché si basa su una rete di Punti Noleggio Partner selezionati e distribuiti capillarmente in tutto il territorio nazionale. Per chi deve noleggiare, questo si traduce in una certezza: un unico referente , con cui il legame è già consolidato, capace
di riconoscere bisogni e abitudini e di trasformarli subito in soluzioni concrete. In pratica, questo significa: • Copertura capillare: ovunque si apra un cantiere, viene individuato subito il Partner più vicino, pronto a fornire il mezzo giusto al momento giusto. • Disponibilità pressoché totale: se un partner non ha il mezzo richiesto, viene trovato rapidamente presso un altro, evitando ritardi e fermi. • Un solo referente : un’unica voce di fiducia che accompagna il cliente ovunque, con lo stesso livello di attenzione in ogni cantiere. • Procedure unificate : un’unica azienda che fattura, un solo contratto, regole chiare dappertutto, con lo stesso standard di servizio che si ripete in ogni cantiere d’Italia. • Velocità : mezzi vicini ai cantieri significano trasporti più rapidi, meno costi e interventi immediati in caso di guasto o sostituzione. Lascia che ti spieghi con un esempio concreto. Ora, per un attimo, immaginati di dover aprire un cantiere a 0 chilometri dalla tua sede. Il preavviso è minimo, il tempo corre veloce e già domani bisogna essere operativi con i tuoi uomini sul posto. E non è un cliente qualunque: è il nuovo cliente che hai corteggiato con attenzione, incontrato di persona, a cui hai
dedicato tempo ed energie per dimostrare la tua affidabilità. É solo un lavoretto di 2 giorni, ma ora ti affida il primo incarico e sai già che non hai il minimo margine di errore. Perché ogni ora persa, ogni ritardo, può rovesciare tutto: quella che dovrebbe essere la partenza di un rapporto duraturo può trasformarsi in un addio bruciante. In quei momenti, non c’è spazio per errori: servono rapidità, precisione, certezze… e nervi saldi. Ecco il percorso che devi affrontare rivolgendoti al sistema tradizionale. Peccato che, nel frattempo, tu debba essere operativo in cantiere già domani mattina… • cercare online i possibili fornitori della zona, • capire chi potrebbe avere il mezzo giusto, • raccogliere numeri ed email e iniziare la trafila di chiamate, • presentarti, spiegare chi sei e cosa ti serve, • aspettare che ogni fornitore controlli la disponibilità, • ricevere preventivi diversi nei tempi e nelle modalità, • confrontare condizioni spesso non uniformi, • chiedere chiarimenti su voci poco chiare, • firmare contratti con clausole e coperture che cambiano di volta in volta,
• adattarti a procedure e modalità di assistenza sempre diverse, • convivere con la tensione che, da un momento all’altro, qualcosa possa andare storto. Con il Noleggio a Rete Locale , invece, il processo avviene così: • Contatti il tuo unico referente abituale, quello che già conosce le tue esigenze e che ti risponde subito. • Confermi la fornitura firmando il solito contratto, senza dover rileggere ogni clausola da capo. • Ricevi il mezzo in cantiere e inizi a lavorare, sapendo che tutto è gestito con l’attenzione di sempre. Questa è la differenza in sintesi: • Noleggio tradizionale: funziona molto bene per chi lavora sempre in zona, con bisogni ricorrenti e noleggiatori già consolidati. Ma mostra i suoi limiti quando entrano in gioco distanze, urgenze e procedure non uniformi. • Noleggio a Rete Locale : nasce per chi deve spostarsi continuamente, aprire cantieri ovunque e lavorare in urgenza o con tempi stretti. Un unico referente e regole chiare, identiche in tutta Italia, rendono il processo semplice e sicuro. Il Noleggio a Rete Locale non nasce per sostituire i noleggiatori tradizionali, ma per valorizzarli.
Trasforma la frammentazione in forza, unendo i singoli in un sistema integrato, dove ogni Partner diventa protagonista di una Rete più grande, capace di portare al cliente ciò che serve, esattamente dove e quando serve. E quando sperimenti la semplicità e la sicurezza di questo modello, capisci che non stai solo noleggiando un mezzo: stai proteggendo il tuo tempo, assicurando continuità al lavoro e riducendo al minimo le incertezze. Ed è così che Rilòc trasforma la certezza che cerchi in una compagna di viaggio affidabile e sempre pronta ad accompagnarti… Ovunque ti porti il lavoro.
Ti ho appena mostrato le differenze concrete tra il noleggio tradizionale e il modello di Noleggio a Rete Locale. Hai visto punti di forza e vantaggi pratici. Ma, alla fine, tutto si riduce a una cosa molto più semplice. Un’immagine che non ha bisogno di schede tecniche né di contratti da confrontare. Mi riferisco alla copertina di questo libro. Perché noleggiare fuori zona, può essere semplice come bere un bicchiere d’acqua. Seguimi: presto quella metafora diventerà la metafora del tuo cantiere. Immagina di avere addosso una sete insopportabile. La gola arsa, la lingua che sembra carta vetrata, ogni pensiero concentrato solo su una cosa: ho bisogno di bere. Giri lo sguardo attorno, ma non sai dove cercare. Forse un bar, forse una fontana… ma quanto tempo ci vorrà ancora? Continui a vagare per una città che non conosci. Alcuni locali sono strapieni e alcune serrande, invece, le trovi abbassate. Code infinite ti sbarrano la strada, gremite di persone assetate come te nello stesso momento: il privilegio tocca solo a chi arriva per primo. Poi vedi qualcuno che salta la fila: sono i clienti abituali, gli amici di sempre, quelli che consumano ogni giorno anche
quando il locale è vuoto. Passano davanti a tutti, ed è normale che sia così, perché domani, quando non ci sarà più la folla, saranno proprio loro a tenere in piedi il locale. E intanto la tua sete è inclemente: cresce, brucia, diventa quasi un’ ossessione. Poi giri l’angolo e, incredibilmente, ti trovi davanti a un locale completamente diverso dagli altri. L ’insegna è chiara e inequivocabile: “Qui acqua fresca e zero code” . Per un attimo pensi sia un miraggio, ma non lo è. Ti trascini a fatica, con le gambe disidratate che sembrano tronchi di quercia pesanti da muovere. Ce la fai, arrivi lì davanti. Ti restavano solo pochi metri di autonomia, poi saresti crollato a terra, stremato. Le porte sono spalancate, pronte ad accoglierti, e una persona gentile, con un sorriso sincero, ti sorregge e ti guida subito verso lo sgabello più comodo del locale. Non fai nemmeno in tempo ad aprire la bocca per chiedere… All’improvviso, davanti a te compare un bicchiere. Trasparente, colmo fino all’ orlo di acqua cristallina. Le bollicine risalgono lente lungo le pareti, scintillano alla luce e scoppiettano appena toccano l’aria. La condensa scivola lungo il vetro, rinfrescandoti la pelle e bagnandoti la mano nel momento stesso in cui lo afferri. Lo avvicini alle labbra e senti il primo sorso: fresco, puro, che scivola giù lungo la gola, liberando ogni cellula dalla sete.
Un sollievo indescrivibile ti attraversa il corpo, la mente si placa e l’ energia, che credevi persa, ricomincia a scorrere dentro di te. Ti senti rinato, tonico e forte come prima: il tuo cammino può proseguire. Alla cassa ti aspetti un conto salato, perché certe cose sembrano non avere prezzo. Incredibilmente, guardi lo scontrino e pensi: “Wow, mi aspettavo molto di più!”. La soddisfazione è così grande che, con immenso piacere, lasci anche una generosa mancia. Ora immagina: e se al posto di quel bicchiere d’acqua tu stessi cercando un mezzo da cantiere a noleggio? Un mezzo capace di proteggere il tuo lavoro, il committente, il cantiere, il tempo, la reputazione, i tuoi soldi e, non ultimo, la tua serenità. Ma per trovarlo c’ era talmente tanta confusione che, in quel momento, era come sospirare quel bicchiere d’acqua in una città sconosciuta. Ebbene, se a quel bar diverso da tutti gli altri vogliamo dare un nome, quel nome è Rilòc. Perché non era un bar come gli altri, ma un modello completamente nuovo: il Noleggio a Rete Locale. Ora capisci perché la copertina di questo libro non è uno slogan. Rilòc è quel bicchiere d’acqua. Sempre pronto, sempre fresco e sempre dissetante.
Ogni azienda riflette il carattere di chi l’ha creata Le aziende riflettono sempre il carattere e la filosofia di chi le ha create e di chi le amministra. Non esistono eccezioni che possano smentire questa regola. Chi vive il quotidiano, che lo faccia da cliente o da fornitore, si accorge subito che ogni azienda è diversa: negli approcci, nella velocità, nella serietà e nello stile con cui si presenta. Diverse sono anche le modalità con cui affrontano errori, imprevisti e problemi. E, proprio in queste occasioni, ci si accorge se dietro un’aspettativa alta, c’ è sostanza oppure soltanto fuffa. Voglio raccontarti un aneddoto personale che è molto significativo. In occasione di una cena di lavoro, la scelta era ricaduta su un locale noto a livello nazionale e blasonato, capace di evocare immagine, esclusività e intrattenimento. Con prezzi decisamente elevati, le aspettative erano altrettanto alte: ci si attendeva un servizio all’altezza del marchio e, soprattutto, del suo fondatore, un nome molto conosciuto nel mondo dell’ esclusività. Purtroppo, la realtà è stata ben diversa. Prodotti mancanti, ordini errati, piatti serviti freddi, indicazioni sugli allergeni poco chiare, posate appoggiate su un tavolo non pulito e privo di tovaglia, fino a un dress code incoerente rispetto a quello richiesto all’ingresso. In totale abbiamo elencato dieci situazioni che non hanno funzionato, tutte riguardanti aspetti davvero elementari.
E, come se non fosse già abbastanza, al momento del conto il reclamo non ha ricevuto alcuna reale attenzione. Una lunga sequenza di errori che, sommati, hanno trasformato un’ occasione importante in un ricordo di delusione e imbarazzo. Non per lo sbaglio, sempre possibile lavorando, ma per l’assenza di considerazione e di cura nei confronti del cliente. È in momenti come questi che si capisce quanto un’azienda rifletta, davvero, chi la guida. Dove ci sono disciplina e serietà, anche un imprevisto si risolve con professionalità. Ma quando manca la sostanza, tutto si riduce a una scenografia di cartone, che si squaglia al primo acquazzone. A segnalare quanto accaduto durante la cena, è stata inviata una mail ufficiale di reclamo, in pura ottica costruttiva. La scelta era stata quella di non ricorrere a recensioni pubbliche, che avrebbero potuto danneggiare l’immagine del locale. Pensi che mi abbiano risposto, rammaricandosi e magari offrendo un modo per farsi perdonare? O che almeno mi abbiano scritto sostenendo che, secondo loro, tutto si era svolto correttamente? La risposta non è né l’una né l’altra. Hanno fatto prima a non rispondere nemmeno. La verità è che dietro certe aziende, certi marchi e certi personaggi c’ è spesso più marketing che sostanza. Sono certo che anche a te sia capitato qualcosa di simile e che, pensandoci pochi secondi, potresti raccontare il tuo aneddoto.
Al contrario, ci sono situazioni in cui hai ricevuto proprio quello che ti aspettavi: non solo una buona comunicazione, ma anche il pieno rispetto delle attese. E, probabilmente, in quei momenti ti sei persino stupito, perché ormai siamo abituati a un mondo più finto che reale. Ed è proprio in quello stupore che si misura la differenza tra chi vive solo di facciata e chi invece costruisce sulla sostanza. In Rilòc facciamo di tutto per mantenere le promesse, proprio perché sappiamo che, quando questo accade, il nostro interlocutore rimane davvero stupito. E se rimane stupito, si ricorda di noi e del nostro servizio in modo positivo. Perché ciò che sorprende davvero non nasce dal caso, ma da un modo preciso di pensare e di agire che si riflette in ogni dettaglio. Tutto ciò che Rilòc rappresenta e comunica è il riflesso diretto, a volte persino inconsapevole, del mio percorso di vita e professionale. La sua identità, infatti, è la manifestazione di un carattere perfezionista, estremamente esigente e severo verso chi manca di rispetto, ma anche delle esperienze e delle convinzioni più profonde che mi attraversano. Da qui discendono tutti i servizi e i protocolli che oggi la contraddistinguono. Se Rilòc è rapida nei riscontri e precisa nelle comunicazioni, è perché alla base c’ è la convinzione che il tempo è prezioso e non lo si deve mai far perdere a nessuno. Da questo principio è nato SpidReplay, che garantisce riscontri puntuali e veloci. Se Rilòc è la Rete di Noleggio Locale più grande d’Italia, è perché non accetto mezze misure né inefficienze. La rete è stata costruita per offrire soluzioni certe, ovunque e con
affidabilità garantita. Se Rilòc assicura un referente unico nazionale, è perché i problemi devono trovare giuste soluzioni e gli imprevisti non vanno ignorati. Vanno affrontati con priorità e fino in fondo. La responsabilità non si delega, si esercita. Se Rilòc vive di etica e rispetto, è perché considero il rispetto delle regole e la sincerità nei rapporti la base per costruire relazioni solide e durature: rispetto del mercato, dei collaboratori e dei clienti. Se Rilòc propone innovazione continua, è perché non esiste limite alla perfezione e non ci si ferma mai all’apparenza. Ogni dettaglio viene analizzato e ogni errore deve lasciare un insegnamento, finché non emerge una soluzione migliore. Se Rilòc ha reso il noleggio più semplice, è perché non accetto frasi come “si è sempre fatto così” o “lo fanno tutti in questo modo ” . Rompendo gli schemi, ogni processo può essere ripensato per diventare più chiaro, più rapido, più efficace ed efficiente. Se Rilòc ha trasformato le lacune del mercato in un modello di noleggio nuovo, è perché ho da sempre la convinzione che dietro ogni limite si nasconda un’ opportunità. È lo stesso principio che guida ogni percorso di crescita: i problemi vanno affrontati e trasformati in forza e azioni. Se Rilòc è attenta al rispetto personale, sociale, ambientale ed economico, è perché affonda le radici in un’ educazione che insegna all’integrità, alla verità, a non sprecare e a non lasciare debiti alle generazioni future. Ogni azienda riflette il carattere di chi l’ha creata. E Rilòc ne è la dimostrazione più concreta.
Ciò che l’intelligenza artificiale sa di Rilòc e ciò che non può sapere Nell’ultimo periodo, l’Intelligenza Artificiale è diventata una presenza costante nella nostra vita. E c’ è molta discussione intorno all’ AI. C’ è chi la vede come una rivoluzione senza precedenti e chi, invece, la percepisce come un rischio. Per mia natura, ogni volta che mi trovo davanti a una situazione di forte impatto, cerco sempre di comprenderne a fondo i meccanismi e di anticiparne le possibili conseguenze. Non ti nascondo che sto facendo di tutto per capire fin dove questa tecnologia potrà arrivare, perché resta, senza dubbio, uno strumento di straordinaria potenza. Ma di una cosa sono certo: l’intelligenza non è magia e nemmeno qualcosa di soprannaturale. È basata su modelli matematici e algoritmi complessi che elaborano schemi, modelli e dati, frutto di tutto ciò che è già conosciuto. Senza dati di partenza, non può inventare nulla: può soltanto rielaborare e collegare ciò che è già stato detto, scritto o sperimentato. E lo fa bene, benissimo, con una velocità e una capacità di elaborazione che nessun essere umano potrebbe eguagliare… Ma solo finché resta dentro agli schemi che conosce. Ed è proprio qui che sta il punto. L ’ AI non è progettata per pensare “fuori dagli schemi”: non può generare un modello che non sia già presente, in qualche forma, nei dati e nelle informazioni a cui ha avuto accesso.
In altre parole, non può immaginare qualcosa che, ancora, non esiste all’interno del suo patrimonio di conoscenze acquisite. Solo dopo che qualcuno, con intelligenza reale, lo ha creato e reso parte del “conosciuto” , l’ AI può descriverlo, analizzarlo e persino consigliarlo. E l’idea che ha generato R ilòc è nata proprio così: pensando “fuori dagli schemi” . Quando ho avuto l’intuizione, in Italia, non c’ era nessun modello di Noleggio a Rete Locale pensato in questo modo. E nessuna intelligenza artificiale, nemmeno oggi, avrebbe potuto intuire e dare forma, passo dopo passo, a ciò che abbiamo reso realtà. Perché certi salti si compiono solo quando visione ed esperienza sanno oltrepassare i confini mentali e trasformarli in realtà. Una capacità che l’ AI non ha. Eppure, oggi, l’intelligenza artificiale conosce perfettamente quello che è un nuovo e innovativo modo di noleggiare mezzi da lavoro: il Noleggio a Rete Locale di Rilòc. Ne parla, lo descrive e lo posiziona con sicurezza. Segno che il nostro modello è ormai consolidato, riconosciuto e presente nel “patrimonio di conoscenza” che l’ AI consulta. E voglio stimolarti a fare una prova! Ecco 3 semplici domande che puoi fare anche tu, rivolgendo a qualunque chat AI, per scoprire quanto, in realtà, ci conosca davvero bene: “Perché il modello di Noleggio a Rete Locale sviluppato da Rilòc rappresenta oggi la principale alternativa al noleggio tradizionale di mezzi da lavoro, e quali vantaggi concreti
offre alle aziende in target?” “Quali sono le caratteristiche che rendono Rilòc un punto di riferimento per le aziende che operano cantieri in tutta Italia?” “In che modo Rilòc riesce a garantire continuità operativa alle aziende anche in contesti complessi o fuori zona?” Leggendo le risposte, ti accorgerai che l’ AI conosce perfettamente di cosa stiamo parlando: descrive il modello e i suoi aspetti principali. E, ormai, conosce anche la nostra storia. Perché oggi Rilòc non è più un’idea “fuori dagli schemi”: è una realtà consolidata, riconosciuta persino dagli algoritmi più evoluti. Ma c’ è qualcosa che l’ AI non può sapere. Non può percepire la scintilla che l’ha fatta nascere, l’ energia dei primi passi, le notti insonni e le decisioni rischiose prese con il cuore, ancor prima che con la testa. Quella è intelligenza reale… … e, per fortuna, resta soltanto umana.
Restituire non è solo un gesto, ma anche un’eredità Ci sono progetti che nascono in silenzio, come un pensiero custodito dentro di sé. Poi, quando prendono forma, non riescono più a restare privati, perché sprigionano energie impossibili da non condividere Il progetto di solidarietà GudBack è stato questo per me: un’idea semplice, ma potente, che ha unito imprenditoria, collaborazione e solidarietà in un solo gesto. L ’ispirazione mi è arrivata da molto lontano, da quell’ episodio della mia infanzia che porto ancora inciso nella memoria. Ti ricordi la storia del trattore rovesciato che ti ho raccontato nelle pagine iniziali? Ero ancora piccolo, quando ho capito cosa significa davvero “comunità”: vicini che accorrono, mani che si tendono, persone che si aiutano senza fare conti o calcoli. Una lezione di vita che, senza che me ne rendessi conto, ha plasmato la mia visione delle relazioni e del lavoro. Anni dopo, costruendo Rilòc, ho sperimentato in prima persona la potenza che si sprigiona quando si sceglie di collaborare anziché competere. Ho toccato con mano che il vero valore di una rete, non risiede solo nella sua struttura o nel business che genera, ma nei legami umani profondi che la alimentano e la mantengono viva. Da questa consapevolezza è nato il progetto di beneficenza aziendale GudBack: un ponte tra aziende capace di moltiplicare la solidarietà.
Ecco come funzionava GudBack nasceva da un’idea semplice: partire dal cashback, un concetto ormai familiare a tutti, e trasformarlo in un meccanismo capace di restituire valore alla comunità. • La mia società, T.R.S. Group Srl, devolveva l’1% del proprio fatturato a un ente benefico. • I clienti, se sceglievano di aderire, potevano aggiungere un ulteriore 1% all’importo della fattura, destinato allo stesso progetto. • Ogni donazione era tracciata e certificata, con un ringraziamento ufficiale inviato direttamente dall’ ente beneficiario. La scelta dell’ ente non fu affatto casuale: cercavo una realtà conosciuta da tutti, autorevole, fondata su valori trasparenti e lontana da logiche politiche o ombre di scandali. La risposta arrivò senza difficoltà: Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. I risultati concreti In tre anni, GudBack permise di versare alla Fondazione AIRC più di 45.000 euro, destinati a finanziare una Borsa di Studio triennale per il Dr. Giovanni Galletti dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI), impegnato in una ricerca sul sistema immunitario e sui linfociti T, cellule ritenute fondamentali nella difesa contro il cancro. Il momento simbolico di questa esperienza fu l’11 maggio , quando, nella splendida cornice di Palazzo Rosso a Cengio (SV), organizzammo una conferenza aperta alla cittadinanza: presenti il Presidente del Comitato Liguria AIRC Dr. Lorenzo Anselmi, il ricercatore Dr. Giovanni Galletti, il volontario Sig. Bruno Bovio, e tantissimi spettatori interessati. Fu una mattinata intensa, piena di storie e speranza, conclusa
con la distribuzione dell’ Azalea della Ricerca, simbolo della lotta ai tumori femminili. Se ti va, puoi vedere il video del mio intervento a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=UqRIsKJG3AA Perché il progetto GudBack si è fermato Poi arrivò la pandemia. Con essa, ritardi e blocchi nei pagamenti. Emerse una criticità, per la quale non eravamo preparati: quell’1% indicato nella fattura dei clienti non rappresentava un nostro ricavo, ma denaro vincolato alla beneficenza. In caso di mancato pagamento, il rischio era doppio. Da una parte il peso morale di una promessa non mantenuta, dall’altra le conseguenze fiscali e legali, dal momento che quell’importo figurava nelle scritture contabili. In un clima di generale incertezza, decisi che la scelta più responsabile fosse sospendere il progetto. Una decisione dolorosa, ma inevitabile. L ’eredità di GudBack GudBack mi ha insegnato che unirsi per aiutare significa dare vita a legami che superano i confini del puro business. Ha dimostrato che la beneficenza, quando è trasparente e condivisa, può trasformarsi in una forza capace di unire clienti, fornitori e comunità. Nonostante il brusco arresto del progetto, il suo spirito continua a vivere dentro di me. Se guardo al futuro, il mio sogno è creare una fondazione che custodisca questa visione, libera dalle logiche aziendali, così che possa crescere indipendente e diventare un’ eredità duratura.
Perché restituire il bene, quando lo si fa insieme, non è solo un gesto… è l’inizio di qualcosa che resta.
Dal racconto alla pratica, ora il testimone passa a te Hai appena terminato la prima parte: un viaggio nel cuore della mia storia personale e imprenditoriale. Insieme abbiamo attraversato momenti di ispirazione, difficoltà, decisioni rischiose e scelte guidate da valori in cui credo profondamente. Quello che hai letto è un pezzo di strada vissuto intensamente: il percorso concreto che ha portato alla nascita di Rilòc e del modello di Noleggio a Rete Locale. In queste pagine ti ho mostrato il “dietro le quinte”: gli incontri, le intuizioni e le lezioni di vita che hanno reso possibile la nascita di un sistema innovativo e dirompente per il mio settore. Ma so che, se sei arrivato fin qui, probabilmente vuoi qualcosa di più. Per questo, d’ ora in avanti, il libro prende una direzione nuova: i principi che hai incontrato diventeranno conoscenza viva e azioni concrete, con informazioni, procedure e strumenti, pensati per aiutare a rendere il tuo lavoro più semplice, sicuro ed efficace. E il testo evolverà in una vera e propria guida operativa, un manuale pratico da applicare subito nella tua attività quotidiana. Troverai consigli operativi, checklist e strategie già provate sul campo. E, soprattutto, strumenti pratici per affrontare le sfide quotidiane di chi deve noleggiare mezzi da lavoro, anche nei cantieri più complessi o lontani, fuori dalla propria zona di comfort.
Ogni consiglio si fonda su ciò che hai già letto nella parte narrativa: scelte, soluzioni e metodi che oggi utilizziamo in Rilòc e che nascono dalle esperienze che ti ho raccontato. D’ ora in avanti entreremo nel “come ” , dopo aver compreso a fondo il “perché ”. E ti assicuro che, in queste pagine, troverai strumenti concreti, subito applicabili, capaci di fare davvero la differenza nel tuo lavoro. Se nella prima parte abbiamo camminato fianco a fianco, ora è il momento di passarti la mappa e la bussola. Da qui in avanti, la rotta è tua… buon viaggio.
Quando possedere può trasformarsi in una zavorra Quando si ha bisogno di un’attrezzatura cruciale per le attività di cantiere, non si può certamente decidere d’impulso. Le cifre in gioco potrebbero non essere leggere: centinaia di migliaia di euro, che pesano come macigni sui bilanci e sui conti. Impossibile affrontare spese di questa portata senza domandarsi, almeno cento volte, se si sta facendo la scelta giusta. Con la paura che un dettaglio dimenticato possa trasformarsi, un giorno, in un grande pentimento. Perché un acquisto di quel tipo non è solo un impegno economico, ma potrebbe diventare, in qualche anno, una vera e propria zavorra. Dal momento in cui si mette la firma sul contratto, il mezzo perde valore: giusto il tempo di chiudere il raccoglitore in ufficio, e vale già meno di prima. E poi arrivano puntuali i primi “problemini” , piccoli all’inizio, ma sempre più costosi: un guasto improvviso, una manutenzione che si ripete, un pezzo di ricambio che non arriva mai. Un fiume di spese che si sommano, giorno dopo giorno, al peso dell’acquisto. Così, quella che doveva essere una risorsa per il proprio lavoro, rischia di trasformarsi in un vincolo come catene alle caviglie. E il mercato, nel frattempo, corre veloce. Macchine più sicure, più efficienti e meno inquinanti
arrivano a ritmo serrato, mentre si rimane legati al vecchio investimento, con le rate dei mutui o leasing che bussano, puntuali, ogni mese. Il rischio è restare intrappolato nel passato, con una produttività ridotta e più costosa, mentre il mondo del lavoro avanza veloce, superando chi resta indietro, appesantito dai suoi fardelli. Per non fermarsi, l’uomo ha sempre trovato modi ingegnosi per superare i propri limiti, e tra questi c’ è il noleggio. All’inizio era poco più di un prestito temporaneo: un bene concesso per un periodo preciso, in cambio di denaro o, talvolta, di altra merce. Quell’idea, così semplice, ha disegnato nel tempo un percorso che è arrivato fino a noi. Il noleggio ha risolto due problemi in un colpo solo: • da un lato la necessità di avere un mezzo sempre pronto all’uso, in perfette condizioni di manutenzione, • dall’altro la libertà di non dover bloccare capitali enormi in acquisti gravosi e vincolanti. Con il noleggio non sia hanno catene che rallentano, ma libertà d’uso: prendi ciò che ti serve, lo usi, lo restituisci… e al lavoro successivo puoi avere sempre un mezzo più moderno e adatto. Dal vincolo del possesso al vantaggio dell’utilizzo: questa è la vera rivoluzione. Sai che il concetto di noleggio è molto più antico di quanto si possa pensare? Un’idea che affonda le sue radici nei secoli, ben prima che il
mondo dei cantieri la facesse propria. Sei pronto? È ora di salire sulla macchina del tempo.
Alle origini del noleggio: un breve viaggio nel tempo Locare, Locatio, Locator. Tre parole latine, che già nell’antica Roma, definivano chiaramente il concetto di affitto o concessione temporanea in uso di beni, siano essi mobili o immobili. La locazione ebbe un ruolo significativo nella vita economica romana. Tra i ceti alti, soprattutto tra i senatori, la principale fonte di reddito restò la rendita dei latifondi, spesso affidati in conduzione o locazione. Infatti, per i senatori e per chi aspirava a intraprendere una carriera politica, l’unica forma di attività economica accettabile, oltre all’agricoltura, era proprio la gestione di beni immobiliari e agricoli, dati in locazione a terzi per ricavarne una rendita stabile. Al contrario, dedicarsi direttamente al commercio o ad attività imprenditoriali di compravendita era considerato non solo disdicevole, ma anche vietato dalle leggi morali e spesso da quelle formali, in quanto ritenuto incompatibile con la dignità e il prestigio di un uomo politico. Pur esclusi dal commercio diretto, molti aristocratici amministravano grandi patrimoni fondiari e immobiliari tramite affittuari. Ma la pratica della locazione non riguardava esclusivamente case e terreni. Nell’antica Roma si affittavano infatti beni di ogni genere, compresi quelli che oggi chiameremmo “beni mobili” o “strumenti di lavoro”: animali domestici e bestie esotiche, navi da carico complete di equipaggio esperto per affrontare
rotte commerciali, mezzi di trasporto come carri, e addirittura intere strutture per l’ organizzazione di spettacoli pubblici. Un esempio emblematico è quello dei gladiatori. Questi combattenti, generalmente schiavi o ex schiavi, venivano acquistati e poi concessi temporaneamente in locazione a chi voleva organizzare giochi o eventi spettacolari nelle arene. Era frequente che, politici o influenti aristocratici, utilizzassero proprio questa pratica per guadagnare consenso e prestigio agli occhi del popolo. Così, chi possedeva gladiatori di fama, poteva “noleggiarli” ai magistrati o agli organizzatori di giochi, ottenendo in cambio non solo denaro, ma anche influenza politica e appoggio popolare. Questa consuetudine permetteva quindi a senatori e nobili romani di essere protagonisti della scena pubblica, senza compromettere la propria dignità con attività commerciali dirette. Era un modo ritenuto socialmente accettato per generare ricchezza, consenso e prestigio, mantenendo al contempo una distanza formale dal mondo del commercio puro. Insomma, come si può facilmente comprendere, l’idea moderna di noleggio non è affatto recente. I Romani, grandi innovatori e organizzatori della vita economica e sociale, avevano già intuito e messo in pratica forme avanzate di locazione, che si sono evolute nel corso dei secoli fino a diventare oggi un pilastro del nostro sistema economico. Ma non dobbiamo necessariamente guardare così lontano nel tempo, fino all’antica Roma, per trovare esempi concreti dell’uso di questo tipo di contratti tra privati.
Infatti, anche in epoche più recenti, soprattutto durante il Medioevo e il Rinascimento, possiamo rintracciare numerosi esempi significativi. Basta pensare ai mercanti genovesi e veneziani, che solcavano mari e oceani alla ricerca di spezie profumate, sale per conservare i cibi, sete preziose, ceramiche raffinate e animali esotici. La richiesta di beni così esclusivi non mancava mai: le classi più agiate li consideravano il modo migliore per esibire prestigio e ricchezza. Tuttavia, queste spedizioni richiedevano investimenti enormi: servivano navi solide e ben attrezzate per affrontare viaggi lunghi e pericolosi, oltre a equipaggi esperti capaci di garantire il buon esito dell’impresa. Per questo, i mercanti, spesso si rivolgevano a ricchi finanziatori o armatori, che fornivano navi ed equipaggi in cambio di un compenso prestabilito o di una percentuale sui profitti al ritorno. Questi accordi anticipavano il moderno concetto di noleggio, creando rapporti che garantivano vantaggi reciproci: i mercanti potevano affrontare viaggi commerciali altrimenti impossibili, mentre i finanziatori avevano l’ occasione di ricavare profitti notevoli dalle merci importate. Con il passare dei secoli, questa logica non si fermò: i contratti di locazione e i primi rudimentali strumenti assicurativi continuarono a diffondersi, adattandosi alle nuove rotte, ai traffici mercantili e alle esigenze dei commerci europei. Dal Mediterraneo al Nord Europa è ben attestato il noleggio di navi e l’impiego di animali da tiro, pratiche fondamentali per sostenere i commerci e le attività produttive dell’ epoca. Basta fare un salto in avanti di qualche secolo per avvicinarci
ai giorni nostri e alle dinamiche del noleggio con cui abbiamo maggiore familiarità. La rivoluzione industriale segnò un punto di svolta decisivo, non solo per le straordinarie innovazioni tecnologiche che si susseguirono nel XIX secolo, trasformando il modo di produrre e costruire, ma anche per i profondi cambiamenti sociali ed economici che le accompagnarono. Un esempio emblematico risale al 1835, con l’invenzione della prima vera pala meccanica della storia, progettata da William S. Otis. Questa macchina, inizialmente dotata di un braccio in legno orientabile a 180°, rappresentò una rivoluzione assoluta rispetto ai modelli precedenti, fissi e limitati nelle operazioni. Le fonti dell’ epoca concordano sull’incremento straordinario di produttività della pala Otis rispetto alle squadre di operai, riducendo a poche ore lavori che prima richiedevano giorni. Questa invenzione, insieme a molte altre “macchine delle meraviglie” dell’ epoca industriale, diede il via a un autentico boom edilizio: lo sviluppo delle città accelerò, le infrastrutture crebbero a ritmo serrato e il capitalismo si diffuse rapidamente in tutto l’Occidente. La domanda di edifici industriali, abitazioni, strade e servizi pubblici cresceva senza sosta, e con essa la necessità di strumenti e macchinari sempre più efficienti e tecnologicamente avanzati. Con la pala Otis si affermarono anche gru a vapore, argani e dispositivi di sollevamento e trasporto. Questi macchinari, richiesti con sempre maggiore insistenza dal mercato, venivano spesso messi a disposizione dai loro proprietari a prezzi elevati.
Ciò garantiva profitti notevoli e spingeva nuovi investimenti in tecnologie ancora più avanzate. Con la nascita e la rapida espansione delle fabbriche, la corsa all’innovazione accelerò ulteriormente, facendo crescere in modo esponenziale la richiesta di attrezzature a noleggio. Molti imprenditori, infatti, non potevano permettersi l’acquisto diretto di macchine tanto costose, e il noleggio diventava l’unica strada per lavorare in modo efficiente e competitivo. La combinazione tra nuovi macchinari costosi e fabbisogni produttivi crescenti favorì la diffusione di forme di noleggio più strutturate, ponendo le basi per il mercato moderno. Tutto questo dimostra che il noleggio nasce proprio da qui: dall’intuizione di chi sa cogliere un bisogno reale e trasformarlo in una risposta concreta, mettendo a disposizione risorse e competenze in cambio di un giusto riconoscimento. Abbiamo attraversato secoli di storia del noleggio, dalle sue prime forme fino alle rivoluzioni che lo hanno trasformato. Adesso è il momento di guardare al presente e lasciar parlare i numeri: un viaggio che parte dalla sua culla e arriva fino all’Italia di oggi. Numeri che ti sorprenderanno.
Prima di entrare nei numeri, una precisazione veloce ma importante. I dati che troverai provengono da fonti ufficiali, report internazionali e analisi di mercato riconosciute a livello mondiale. Può capitare che non coincidano al centesimo: a volte dipende dal periodo considerato, altre dalle diverse metodologie di raccolta o di interpretazione. Ma non è un problema: queste piccole differenze non cambiano la sostanza, anzi ti danno un quadro realistico e affidabile del settore. Ed è proprio questo il lavoro che ho fatto per te nelle pagine che seguono. Il risultato? Una fotografia chiara: il noleggio è un business che funziona, e funziona molto bene. Un settore che, oltre a crescere costantemente, ha dimostrato di saper resistere anche nei periodi di crisi economica. A livello mondiale, infatti, il mercato dei mezzi operativi come gru, piattaforme aeree ed escavatori sta vivendo una costante e impressionante crescita. Basta pensare che il settore mondiale del noleggio di mezzi operativi come gru, piattaforme aeree ed escavatori vale oggi qualcosa come 126 miliardi di dollari (dato aggiornato al ). Una crescita impressionante rispetto ai 91 miliardi del 2019, e che proietta il mercato a superare addirittura quota 200 miliardi entro il 2032-2033. Gli operatori del settore sono sempre più consapevoli dei
vantaggi che derivano dal noleggiare, piuttosto che acquistare attrezzature costose e spesso tecnologicamente complesse. Le recenti crisi globali, dalla pandemia alle tensioni geopolitiche, hanno dimostrato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza di questa modalità operativa, confermando come il noleggio sia ormai una soluzione sempre più diffusa. Sebbene per alcuni operatori l’acquisto diretto di attrezzature resti una scelta obbligata o necessaria, la tendenza generale è ormai orientata verso modelli di utilizzo più agili e sostenibili. Due mercati, in particolare, si distinguono per dimensioni e importanza strategica nel panorama globale del noleggio: quello nordamericano, principalmente Stati Uniti e Canada, e quello europeo. Entrambe le regioni rappresentano punti di riferimento fondamentali per capire le evoluzioni future del settore, sia sotto il profilo commerciale che tecnologico. Analizziamoli meglio.
Stati Uniti: cuore pulsante del noleggio mondiale Quando parliamo di noleggio, è inevitabile rivolgere lo sguardo agli Stati Uniti. Non solo per il loro ruolo centrale a livello globale, ma anche per la loro straordinaria capacità di anticipare tendenze e innovazioni. Il mercato americano rappresenta indiscutibilmente il punto di riferimento del settore del noleggio: nel 2024, il valore complessivo di questo mercato è stato stimato attorno agli ,7 miliardi di dollari, con previsioni di crescita annuali comprese tra il 5 e il 7%. Si tratta di cifre significative, che testimoniano una solidità economica e una capacità di ripresa impressionante dopo gli anni complicati della pandemia. Uno dei dati più rilevanti riguarda la penetrazione del noleggio sul totale dei mezzi operativi: oltre il 56% delle attrezzature utilizzate nei cantieri americani oggi proviene da società di noleggio specializzate. Questo dato, già alto negli anni precedenti, ha subito un’ulteriore accelerazione a causa della crisi globale che ha spinto molte aziende a preferire soluzioni più agili ed economiche rispetto all’acquisto diretto. Ma qual è il vero segreto del successo americano? In larga parte, si tratta della capacità delle aziende locali di intercettare rapidamente le esigenze emergenti e di fornire soluzioni mirate e altamente specializzate. Infatti, negli Stati Uniti il noleggio non si limita al semplice prestito di macchine.
Si tratta spesso di un vero e proprio servizio di consulenza integrata, che include formazione, manutenzione avanzata, assistenza continua e supporto tecnico specializzato. Un esempio emblematico dell’innovazione americana è rappresentato dalla piattaforma aerea, inventata nel 1969 da John L. Grove, fondatore della celebre azienda JLG. In origine, Grove aveva concepito l’idea osservando la difficoltà di manutenzione delle linee elettriche tramite scale o piattaforme instabili. La piattaforma aerea iniziale si basava su un sistema idraulico innovativo che permetteva di sollevare operatori e attrezzature in maniera stabile e sicura. Una curiosità interessante riguarda proprio il nome JLG, che deriva dalle iniziali del suo fondatore, John Landis Grove, il quale, dopo aver venduto un’azienda di gru, decise di concentrarsi esclusivamente sulla produzione di queste innovative macchine per il sollevamento delle persone. Questa invenzione ha letteralmente rivoluzionato il settore edile e industriale, eliminando in molti casi l’uso di ponteggi tradizionali, che erano più lenti, ingombranti, costosi e spesso anche meno sicuri. La piattaforma aerea ha reso più semplice e sicuro il lavoro in quota, migliorando l’ efficienza dei cantieri edili e industriali e affermandosi come strumento fondamentale per la manutenzione e la costruzione di edifici di grande altezza. Inoltre, negli Stati Uniti, le aziende di noleggio hanno maturato una lunga esperienza che permette loro non solo di offrire macchinari, ma di diventare autentici partner strategici per i propri clienti, assistendoli in ogni fase delle operazioni. Questo approccio, orientato alle soluzioni, ha reso il mercato americano un punto di riferimento internazionale, che ne fa un modello da seguire.
Non solo Stelle e Strisce: il mercato europeo del noleggio Anche l’Europa gioca un ruolo fondamentale nel settore internazionale del noleggio, posizionandosi saldamente come il secondo mercato mondiale subito dopo quello nordamericano. Nel corso del 2023, il mercato europeo del noleggio ha sfiorato i 30 miliardi di euro, confermando una tendenza positiva e una solida crescita rispetto agli anni precedenti, nonostante le difficoltà economiche globali degli ultimi tempi. A differenza degli Stati Uniti, però, l’Europa presenta un panorama estremamente diversificato e variegato, frutto delle profonde differenze culturali, economiche e normative che caratterizzano ciascun Paese. Questo contesto ha portato alla nascita di modelli operativi molto differenti tra loro, da quelli più avanzati e maturi dei Paesi nordici e dell’Europa occidentale, a quelli emergenti delle nazioni dell’Est e del Sud Europa, dove il settore del noleggio, in generale, è ancora in fase di crescita e sviluppo. Nonostante questa varietà, un aspetto fondamentale unisce tutte le realtà europee: la crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale e i modelli economici di tipo circolare. La consapevolezza ecologica, molto sentita nell’Unione Europea, si sta traducendo concretamente in politiche mirate e incentivi specifici che favoriscono soluzioni sostenibili come il noleggio rispetto all’acquisto diretto delle attrezzature. In questo senso, il ruolo dell’European Rental Association (ERA) è stato e continua ad essere determinante. Fondata per rappresentare e tutelare gli interessi dei noleggiatori europei, l’ERA non si limita a fornire dati di
mercato e analisi economiche, ma svolge un’attività essenziale nella promozione del noleggio come soluzione strategica per la sostenibilità ambientale ed economica delle imprese. Attraverso pubblicazioni e eventi internazionali, l’ERA aiuta il settore a muoversi verso modelli di business sempre più efficienti e meno impattanti per l’ambiente. Non è dunque un caso che gli ultimi report dell’ERA abbiano sottolineato come il noleggio contribuisca ad una riduzione significativa della produzione di rifiuti e dell’utilizzo delle risorse naturali. Infatti, noleggiare un mezzo o un’attrezzatura permette di ottimizzarne il ciclo di vita, garantendone un utilizzo più intenso e prolungato, con evidenti benefici non solo per l’ambiente ma anche per la produttività delle aziende. Parallelamente, è impossibile non menzionare il ruolo di Assodimi-Assonolo, l’associazione di categoria italiana che, oltre ad essere socio fondatore dell’ERA stessa, rappresenta un punto di riferimento per il settore nazionale. Assodimi-Assonolo ha contribuito in modo significativo alla diffusione della cultura del noleggio in Italia e ha favorito l’integrazione delle imprese italiane all’interno dei circuiti europei, garantendo loro visibilità e capacità di influenzare positivamente strategie e politiche comunitarie. Questa rete associativa non solo rende il settore europeo più coeso e informato, ma permette anche agli operatori nazionali di accedere a risorse e conoscenze che sarebbero altrimenti difficilmente reperibili individualmente. Formazione continua, aggiornamenti normativi tempestivi, anticipazioni su tendenze di mercato e condivisione di best practice sono solo alcune delle attività svolte da queste associazioni per supportare i propri membri e garantire un continuo miglioramento degli standard qualitativi del settore.
Guardando avanti, quindi, l’Europa del noleggio appare ben posizionata per continuare a crescere, forte di una rete associativa robusta e di un contesto normativo favorevole all’innovazione e alla sostenibilità. Ma qual è, nello specifico, la situazione del noleggio in Italia? È arrivato il momento di scoprire, dati alla mano, come si muove davvero il mercato italiano.
Il noleggio in Italia: partito in ritardo, ma ora recupera terreno Vedi, dopo tanti anni nel settore del noleggio posso dirlo con certezza: l’Italia, pur partita più lentamente rispetto ad altri Paesi, sta finalmente recuperando terreno. Oggi il noleggio non è più visto come l’ultima spiaggia o una scelta temporanea: è diventato a tutti gli effetti una strategia d’impresa. Per darti subito un’idea di ciò che sta accadendo, ecco un po’ di numeri aggiornati: nel 2023 il mercato italiano del noleggio di macchine e attrezzature da lavoro ha raggiunto un valore di circa 3,3 miliardi di euro. Certo, non sono ancora le cifre americane o europee. Ma restano un traguardo importante, se consideriamo che solo pochi anni fa molte imprese italiane non davano nemmeno credito a questo settore. E se guardiamo avanti, la situazione si fa ancora più promettente. Le stime, infatti, ci dicono che entro il 2026 questo mercato dovrebbe superare agevolmente la soglia dei 4 miliardi di euro, con una crescita media annua compresa tra il 6% e il 7%. In Italia il noleggio non è più solo una realtà consolidata: oggi ha davanti a sé un futuro decisamente promettente. È la prova che le imprese italiane stanno cambiando mentalità. Perché anche in Italia, così legata da sempre alla cultura del possesso, oggi si sta diffondendo una mentalità più flessibile e moderna? Le ragioni non mancano.
La prima è semplice: il noleggio evita di bloccare grandi somme nell’acquisto di macchinari che magari useresti solo per poco tempo. Così si tagliano costi finanziari, manutenzioni continue, rischi di svalutazione e spese extra quando un mezzo si rompe, ma serve subito operativo. Un altro grande vantaggio del noleggio è la possibilità, per le imprese, di avere sempre mezzi all’avanguardia. E credimi: in un’ epoca in cui la tecnologia avanza a una velocità impressionante, poter contare su attrezzature sempre aggiornate fa davvero la differenza. Ma c’ è ancora un altro aspetto: in Italia il noleggio sta diventando una vera scelta strategica per chi vuole lavorare in modo sostenibile. Perché? Perché permette di usare mezzi sempre aggiornati, più efficienti e meno inquinanti, sottoposti a manutenzione continua. In questo modo si riduce l’impatto sull’ambiente e si ottimizza l’uso delle risorse Ti voglio lasciare una riflessione che spesso passa inosservata: è vero, in Italia non ci sono ancora giganti del noleggio paragonabili a quelli di altre grandi economie. Il mercato italiano è caratterizzato da una abbondante rete capillare di operatori locali, particolarmente diffusa rispetto ad altri Paesi europei e internazionali. Questa caratteristica, tipicamente italiana, ha due facce. Da un lato comporta rischi di frammentazione e sottocapitalizzazione, soprattutto per i piccoli operatori, con inevitabili limiti che possono incidere sull’ efficienza dei servizi.
Dall’altro, però, è un grande vantaggio competitivo: sul territorio operano realtà specializzate, perfettamente integrate nel contesto locale e capaci di interpretarne al meglio le specificità geografiche, culturali e storiche. Insomma, quello che altrove sarebbe considerato un limite, in Italia diventa una forza strategica. Perché, nessuno meglio di un operatore locale, conosce davvero le necessità di un territorio così variegato e complesso, fatto di mille sfumature, dialetti e contesti operativi diversi. Ed è proprio partendo da questa particolarità, da questa ricchezza territoriale unica, che è nato il brand Rilòc e il Noleggio a Rete Locale. Un modello mai visto prima in Italia: una rete capillare di noleggiatori locali selezionati, capace di garantire efficienza e risposte rapide a ogni esigenza del cliente. Con Rilòc, quella che un tempo era frammentazione diventa una forza straordinaria: non più un limite, ma un vantaggio unico e straordinario al servizio di ogni cantiere. Questo approccio alternativo consente di fornire macchine e attrezzature ovunque, anche nei luoghi più remoti o difficili da raggiungere. Grazie a un referente unico, i tempi di intervento si riducono al minimo e ogni esigenza locale trova sempre una risposta precisa e puntuale. Un cambiamento che ha segnato un punto di svolta nel settore del noleggio in Italia. E ha aperto la strada a un modello innovativo.
Italia e il noleggio: tra Old Economy e New Economy Vedi, lavoro nel mondo del noleggio, in un modo o nell’altro, da più di metà della mia vita. È quindi naturale provare orgoglio per un settore che ho contribuito, anche solo in parte, a innovare, far crescere e far conoscere. Come hai potuto leggere poco fa, purtroppo in Italia siamo spesso, per una ragione o per l’altra, restii al cambiamento. In altre parole… non ci piace abbandonare il vecchio per il nuovo: preferiamo la sicurezza di ciò che conosciamo rispetto all’incertezza di ciò che non conosciamo. Eppure, proprio lì possono nascondersi opportunità da cogliere: non solo di guadagno, ma anche di crescita e di innovazione. Esattamente come è accaduto nel mio settore. Già quando ero responsabile ufficio acquisti, in una delle aziende edili più grandi della mia zona, lo ricorderai dal mio racconto, avevo intravisto nel noleggio un potenziale enorme. Sapevo con certezza che all’ estero, soprattutto in America, il noleggio era già una realtà consolidata. E anche più vicino a casa, in Spagna, Francia e Germania, il settore si stava muovendo da tempo. Lì erano decisamente più avanti di noi. Ancora prima della mia prima vera avventura sul campo, avvenuta nel 2005 insieme al mio ex datore di lavoro, avevo già provato a convincerlo qualche anno prima. Era il 2000: il noleggio, in Italia, era ancora poco sviluppato,
ma iniziava a farsi strada nelle esigenze delle aziende. Ero sicuro al 100% che stesse per spiccare il volo. E scalpitavo, perché non volevo restare fermo sulla pista. Così andai dal mio titolare a proporgli quello che, a mio avviso, era un affare perfetto: mettere a disposizione dei clienti le nostre macchine operatrici aziendali, noleggiandole. Potevamo permettercelo: il parco mezzi era grande e le macchine, a volte, restavano ferme in piazzale a prendere polvere. Per rafforzare la proposta, avevo persino coinvolto un noto noleggiatore piemontese, pronto a mettere a disposizione la sua flotta per dare vita, insieme a noi, a un nuovo progetto. Curai ogni dettaglio: business plan, bozze grafiche, strategie commerciali. Mi ci immersi per mesi, lavorando con entusiasmo anche la sera, a casa. Come sai, mi occupavo di acquisti e questa posizione privilegiata mi permetteva di avere contatti con moltissime imprese, clienti e fornitori del territorio. Conoscevo quasi tutti di persona: li chiamai uno a uno, per tastare il polso della situazione e raccogliere informazioni preziose. Mi fu chiaro sin dall’inizio che la mia idea respirava insieme a quel territorio: un tessuto vivo di piccole imprese e artigiani, intrecciato alla forza di importanti stabilimenti produttivi. Così preparai nei dettagli una riunione con il titolare: sentivo che era arrivata l’ ora di giocarmi tutto e provare a conquistarlo. Con entusiasmo alle stelle e la certezza di avere per le mani un’idea dirompente, presentai il progetto punto per punto, evidenziandone, con estrema precisione, tutti i vantaggi.
Avevo curato ogni minimo dettaglio: meglio di così non avrei potuto. E per colpirlo ancora di più, gli misi in mano una bozza grafica, veramente accattivante, di un dépliant che portava il suo nome. Ora immagino tu stia pensando che ne rimase folgorato all’istante, che l’idea lo conquistò subito e che da quel momento sia iniziata una cavalcata trionfale, vero? Beh, lascia che ti dica la verità: neanche per sogno! Il mio titolare, come tanti altri imprenditori di quel tempo, non se la sentiva ancora di compiere quel “grande salto” . E così la mia cavalcata, lanciata a tutta velocità, finì dritta contro la staccionata. Questo episodio fa capire bene perché il settore, in Italia, sia partito così tardi: era ancora intrappolato nei modi di pensare e nelle consuetudini della “vecchia guardia” imprenditoriale. Imprese e artigiani capaci e instancabili, sempre chini sul lavoro quotidiano, ma raramente pronti ad alzare lo sguardo oltre il loro orizzonte conosciuto. Era la classica sfida tra Old Economy e New Economy. Parliamo della fine degli anni ’90… primi anni 2000. In quel periodo il concetto di “servizio” non esisteva ancora come lo intendiamo oggi, così radicato e presente in ogni ambito della nostra vita. E proprio in quell’apparente vuoto, iniziarono a muovere i primi passi alcuni noleggiatori, che seppero crescere e strutturarsi progressivamente, fino a diventare protagonisti del mercato nazionale. Certo, il livello dei grandi gruppi stranieri era ancora lontano, decenni di ritardo non si cancellano in poco tempo.
A partire da quel periodo tante realtà italiane iniziarono a farsi strada: nuove sedi, piazzali sempre più colmi di macchine, una crescita costante anno dopo anno. Oggi, la maggior parte di loro, grandi o piccoli, continuano a essere un riferimento prezioso per chi cerca un mezzo a noleggio. Ma il sistema, così com’ è naturalmente strutturato, per alcune esigenze di noleggio potrebbe presentare limitazioni. È facile capirlo: nessun noleggiatore tradizionale può garantire filiali ovunque, con gli stessi standard di servizio, in ogni provincia o comune d’Italia. Un’idea difficilmente realizzabile, se pensiamo alla nostra geografia così variegata e alla frammentazione che caratterizza il Paese. Ora prova a immaginare se il tuo cantiere non fosse a due passi, ma a 100–200 km dalla sede più vicina… o persino a .000 km, dall’altra parte del nostro lungo Paese. Potresti comunque affidarti direttamente ad una di queste piccole o grandi aziende, certo, che non avrebbe alcun problema a servirti. Ma se sei alle prese con un’urgenza folle o con una scadenza che non ti dà tregua, potrebbe non essere sempre facile. Fare questo ti costringerebbe a perdere tempo tra telefonate, email, solleciti, comparare preventivi diversi tra loro e contratti da analizzare riga per riga. E, a volte, anticipare pagamenti o depositare cauzioni prima ancora della consegna del mezzo. Insomma, significherebbe ritrovarsi di fronte agli stessi limiti che hanno sempre segnato il noleggio tradizionale, come ti dicevo all’inizio.
Immagina il tuo lavoro che ti porta su e giù per l’Italia, senza tregua. Ogni cantiere, ogni noleggio… e devi ricominciare tutto da capo. Ti servirebbe qualcuno in ufficio solo per questo: rincorrere preventivi, gestire contratti, tamponare problemi. Non è così? Fu da quella sfida che prese forma la mia idea: non bastava adattare ciò che già esisteva, serviva inventare qualcosa di nuovo. Così è nato Rilòc , con il primo modello in Italia di Noleggio a Rete Locale. Una soluzione, che unisce una rete capillare vastissima a un servizio curato fin nei minimi dettagli, pensato per essere sempre affidabile e sicuro. Non un semplice noleggio, ma un sistema collaudato che ti garantisce sempre il mezzo giusto, al momento giusto, nel posto giusto. Con un unico referente che conosce le tue abitudini e ti assicura contratti trasparenti, regole uniformi e uno standard di servizio costante e affidabile. Una soluzione unica, capace di diventare la tua alleata più fedele, quando il lavoro ti costringe a muoverti senza sosta lungo tutta l’Italia. Ed è nelle urgenze improvvise, quelle che ti tolgono il fiato, che mostra tutta la sua potenza. Il resto? Se vorrai, potrai scoprirlo di persona. Se vuoi andare oltre queste pagine e capire come questo
modello abbia davvero cambiato il noleggio di mezzi da lavoro in Italia, dai uno sguardo al sito www.riloc.it. Chissà… forse proprio lì troverai la risposta che cercavi.
Mutuo o noleggio? Il confronto che aiuta a fare chiarezza Oggi mutuo significa prestito bancario: la casa dei sogni, un progetto da avviare. Ma la parola ha radici più antiche. In italiano deriva dal latino mutuus , “prestito” o “reciproco”: un termine che racchiude l’idea di uno scambio temporaneo destinato a tornare al suo proprietario. In inglese, invece, mortgage nasce dal francese antico mort gage, “pegno morto”: un contratto che viveva fino a quando il debito non era estinto o il bene pignorato. Il messaggio, alla fine, è cristallino: un mutuo non è mai una decisione leggera! Se qualcosa va storto, si rischia di pagare per anni un bene che non serve più o che è già superato, arrancando per non mancare alle scadenze. Una condizione molto simile a quella di chi spende capitali enormi per comprare attrezzature da cantiere che, col tempo, rischiano di pesare più che rendere. La domanda sorge spontanea: conviene acquistare o noleggiare? La verità è che una risposta universale non c’ è. In casi come questo, la parola giusta è sempre la stessa: dipende. Perché i fattori in gioco sono tanti, e la scelta è tutt’altro che semplice. Tra i tanti fattori da valutare, uno dei più importanti è il tempo di utilizzo, cioè le giornate lavorative in cui si prevede di impiegare l’attrezzatura.
Una linea guida diffusa nel settore suggerisce di confrontare questo valore con il totale delle giornate disponibili: in genere, se l’impiego supera la metà del tempo, l’acquisto può risultare più conveniente. Se invece l’impiego resta inferiore a quella soglia, il noleggio tende a rappresentare l’ opzione più vantaggiosa. Ma aspetta: non è tutto bianco o nero! Quello che a prima vista può sembrare molto semplice, in realtà nasconde qualche piccola insidia. Per scongiurarle, ti basta affiancare al calcolo del tempo di utilizzo degli altri fattori, come: • la tipologia di lavoro da svolgere; • la zona dove devi aprire il cantiere; • quali attrezzature potrebbero farti risparmiare tempo nello svolgere certe parti del lavoro; • la burocrazia che ti devi sobbarcare per usare le macchine in caso di acquisto (tanta roba, purtroppo); • l’eventuale dislocazione di più cantieri nello stesso momento sul territorio; • la distanza delle aree di intervento rispetto al proprio magazzino; • il tempo entro cui il mezzo deve essere disponibile; • l’eventuale uso ridotto del mezzo da lavoro; • la valutazione di possibili finanziamenti o bandi dedicati;
• pianificazioni fiscali o strutturali strategiche. E qualcosa mi sarà pur sfuggito… ma come vedi decidere non è semplice come fare un calcolo da tabellina. E a tutte queste variabili se ne aggiunge un’altra, oggi molto rilevante e destinata a pesare sempre di più in futuro: l’impatto ambientale. Secondo l’ERA (l’associazione europea del noleggio) infatti noleggiare rappresenta un’alternativa amica dell’ambiente, se confrontata con l’ opzione dell’acquisto. Uno dei motivi principali è rappresentato dal risparmio di carburante, conseguenza del fatto di usufruire della disponibilità dei mezzi nel posto giusto, al momento giusto. Evitando di doverli spostare per decine, se non centinaia, di chilometri, fino al cantiere dove sono richiesti. Specialmente per chi deve continuamente aprire cantieri di breve periodo in tutta Italia. In particolare, i parametri con la maggiore influenza ambientale delle apparecchiature e dei mezzi da cantiere sono: • l’intensità di utilizzo: massimizzare l’uso potrebbe ridurre la quantità di attrezzature necessarie; • l’impiego dell’attrezzatura giusta per il lavoro giusto: evitando di dover magari “riadattare” per uno scopo diverso un mezzo inteso per fare altro; • il trasporto: distanze più brevi e fattori di carico più elevati incidono direttamente su costi e consumi; • manutenzione periodica e frequente, che consente una maggiore durata del mezzo stesso.
Insomma… noleggiare fa bene non solo alle aziende, ma anche all’ambiente. Adesso hai più elementi per decidere con lucidità, valutando cosa possa davvero fare la differenza per la tua impresa. E se qualche dubbio dovesse rimanere, l’ERA ha creato uno strumento innovativo e unico: un calcolatore di costi che ti restituisce un risultato chiaro e oggettivo sulla convenienza dell’acquisto rispetto al noleggio. Si chiama TCO, Total Cost of Ownership, cioè “costo totale di proprietà” di un bene, ed è stato sviluppato in collaborazione con la School of Economics and Management di Bruxelles. Questo strumento fa parte di un progetto più ampio promosso dalla European Rental Association, disponibile gratuitamente online su EquipmentCalculator.org, che ti permette di confrontare l’acquisto diretto con il leasing o il noleggio, valutando anche le emissioni di CO₂ per una scelta non solo economicamente vantaggiosa, ma anche sostenibile per l’ambiente. Lo puoi trovare a questo link ed è completamente gratuito: https://equipmentcalculator.org/en Può rappresentare per te un ottimo strumento, che ti permette di pianificare le scelte di investimento e rispettare i budget nei delicati momenti di congiuntura economica, dove questi fattori assumono importanza fondamentale. Per completezza, bisogna considerare anche i vantaggi: ciò che il noleggio di un mezzo può offrire in confronto al vincolo di un mutuo acceso per l’acquisto. Eccone alcuni tra i più evidenti: • mezzi sempre in perfetto stato di manutenzione e di massima efficienza , limitando così il verificarsi di guasti con i conseguenti (costosi) tempi morti
in cantiere; • assenza di spese di manutenzione ordinaria o verifiche periodiche . In genere, fatto salvo condizioni contrattuali particolari, è sempre l’azienda di noleggio a doversi preoccupare di tagliandi e revisioni; • un minor impatto ambientale (come detto anche poco sopra), in particolare nel caso dovessimo gestire più cantieri contemporaneamente. Questo perché non dovremmo trasportare il nostro mezzo di proprietà da un luogo all’altro, ma con noleggi differenti potremmo usare mezzi a disposizione in prossimità dei cantieri; • macchine perfettamente idoenee alle nostre esigenze conoscendone esattamente i costi d’uso grazie a tariffe predeterminate; • il noleggio libera il capital e, in quanto acquistare un bene equivale ad immobilizzare grosse somme di denaro per un lungo periodo di tempo. Noleggiarlo invece comporta esclusivamente il pagamento dei canoni relativi al periodo di effettivo utilizzo del bene stesso. Ciò consente di liberare risorse finanziarie che possono essere investite nel core business aziendale , migliorando la redditività dell’impresa stessa; • induce una forte diminuzione del rischio d’impresa . Infatti, riducendo l’ammontare dei costi fissi, di quelli variabili e degli imprevisti legati al possesso delle macchine, diminuisce notevolmente il rischio finanziario associati al
possesso di grandi flotte di attrezzature che devi caricarti sulle spalle; • dà la possibilità di avere sempre a disposizione l’attrezzatura più idonea e moderna per ogni specifica esigenza . Rende inoltre possibile la gestione economica delle emergenze e dei picchi di produzione, rendendo più flessibile tutta la struttura organizzativa. E questo si riflette su una migliore reputazione, in quanto l’azienda riesce così a soddisfare sempre le proprie commesse nel migliore dei modi; • supporta la crescita e l’espansione del business , in particolar modo quando le aziende hanno un portafoglio di progetti ma non abbastanza credito bancario o capitale disponibile. In questi casi il noleggio consente loro di sfruttare le opportunità senza il rischio di minare la forza dell’azienda riducendo il capitale circolante disponibile; • semplifica di molto le operazioni di budgeting . Anche se i costi di acquisto e i costi di manutenzione per i primi anni di servizio sono abbastanza semplici da calcolare, non è facile prevedere quanto questi aumenteranno nel tempo. Inoltre, ce ne sono molti altri da considerare come il costo di assicurazione, manutenzione, ispezione in servizio, riparazione, trasporto e stoccaggio. Valori di spesa che tendono inevitabilmente ad aumentare nel corso della vita della macchina, ma solo marginalmente legati al suo effettivo utilizzo; • per concludere… può essere molto rischioso, se non finanziariamente impossibile, possedere tutte
le attrezzature necessarie per soddisfare il proprio carico di lavoro. Come hai potuto leggere, i benefici del noleggio sono veramente tanti. In tempi incerti, come quelli che stiamo vivendo, questi aspetti diventano ancora più cruciali: ridurre costi fissi e sprechi può segnare la differenza tra crescere, sopravvivere… o soccombere. Il noleggio non si contrappone solo all’acquisto con mutuo. C’ è un’altra via, molto famosa, che merita attenzione. Scopriamola insieme.
Leasing e noleggio a confronto: due strade diverse Negli ultimi anni il leasing si è fatto strada, conquistando sempre più consensi. Un po’ perché ogni novità attira l’attenzione, un po’ perché in certi casi può davvero essere una buona soluzione. Oggi lo si sente citare ovunque, quasi fosse la formula magica per avere auto, mezzi o attrezzature senza comprarli. Ma la domanda è d’ obbligo: è davvero sempre così conveniente, soprattutto se lo mettiamo a confronto con il noleggio? Solo qualche decennio fa, per un imprenditore la questione non si poneva nemmeno. Serviva un’automobile? Concessionaria, scelta del modello e del colore, un assegno e via. Serviva un capannone? Un incontro con il direttore di banca, un mutuo, un atto notarile e il trasloco era fatto. Serviva un escavatore? Stessa storia: mutuo o bonifico, e l’acquisto era immediato. L ’idea di poter utilizzare un bene, senza comprarlo, era vista come qualcosa di astratto, poco concreto. Poi, sono arrivati nuovi strumenti, come ad esempio il leasing. Una società compra il bene per te, e tu lo utilizzi pagando delle rate mensili. Alla scadenza del contratto puoi scegliere: pagare la rata finale e tenerti il bene, oppure restituirlo. Sembra una formula flessibile, e lo è… almeno a prima vista. Perché in realtà il leasing è una vera operazione finanziaria,
con conseguenze concrete, che vanno conosciute prima di fare paragoni troppo semplici Tra questi, ce n’ è uno che pesa in particolar modo: ogni leasing viene registrato in CRIF e alla Centrale Rischi della Banca d’Italia. Esattamente come un mutuo. Questo significa che, mentre sembra di avere solo “preso un mezzo a rate” , in realtà è aumentata l’ esposizione finanziaria dell’azienda. E questo può avere un impatto rilevante sui rapporti con le banche: in caso di difficoltà si rischia la chiusura di una linea di credito, il rifiuto di un fido o, più semplicemente, il peggioramento del rating aziendale. Questo, ad esempio, è un rischio che nel noleggio non esiste: perché lì parliamo di un servizio operativo, punto e basta! Nessuna segnalazione in centrale rischi, nessuna iscrizione a bilancio, nessuna complicazione. Ma non è finita qui. Perché il leasing ti consegna un bene… ma non tutto ciò che serve per utilizzarlo davvero. Manutenzione ordinaria o straordinaria? Assicurazione? Salvo eccezioni contrattuali, ricade tutto su di te. E lo stesso vale per imprevisti, guasti, sostituzioni, multe e bolli: quasi sempre a tuo carico. E intanto, la rata mensile, puntuale e inflessibile, continua ad arrivare, che il mezzo lo usi o meno. Anche sul piano contabile e fiscale il leasing non è affatto una passeggiata.
Dietro a un contratto si nascondono registrazioni da fare con precisione, ammortamenti da calcolare, anticipi e maxi-rate da gestire, senza dimenticare gli effetti che tutto questo può avere sugli indici e sugli attuali ISA. È un terreno dove la leggerezza non perdona: servono metodo, precisione e professionisti dedicati, perché a volte basta un dettaglio trascurato per trasformare una semplice svista in un guaio costoso. Con il noleggio, invece, tutto cambia prospettiva: il bene resta del locatore, tu lo usi, lo paghi come servizio, lo registri come costo operativo e la storia finisce lì. Nessun cespite da ammortizzare, nessuna complicazione in bilancio. Solo semplicità, chiarezza e libertà di concentrarti davvero sul tuo lavoro. A questo punto, la domanda è inevitabile: meglio leasing o noleggio? La risposta corretta e sincera è di nuovo: dipende. Il leasing può rivelarsi una buona opzione per aziende strutturate, dotate di personale capace di gestire ogni aspetto legato al bene: assicurazioni, manutenzioni, scadenze, documentazione e rischi di fermo. Se invece l’ obiettivo è avere la massima flessibilità, concentrarsi sul lavoro e contare sempre su mezzi efficienti, sicuri e pronti all’uso, allora il noleggio è la scelta più azzeccata. E lo trovi pronto all’uso e senza lunghe istruttorie. Ma attenzione, quando si deve decidere tra leasing e noleggio, non basta guardare solo ai costi immediati o stimati. Il leasing, ad esempio, può offrire vantaggi fiscali o contributi che, in alcuni casi, possono fare la differenza.
Per questo non basta una sbirciata ai numeri: serve un’analisi fatta come si deve, che metta tutto sul tavolo e dica, senza giri di parole, qual è la strada più indicata. Sul leasing potrai fare affidamento ai tuoi consulenti di fiducia, se un giorno ti troverai davanti a una scelta. Sul noleggio, invece, posso tranquillamente dirti la mia: lo vivo ogni giorno sulla mia pelle e so bene quali benefici concreti può offrire. Come abbiamo visto, il noleggio è un servizio snello, veloce, trasparente e, soprattutto, flessibile. Con un unico canone di locazione hai spesso tutto compreso: manutenzioni ordinarie, coperture assicurative, gestione dei guasti e persino tutta la burocrazia già sistemata. E, se nel frattempo le esigenze della tua azienda cambiano, puoi cambiare anche il mezzo: senza costi di riscatto e senza complicazioni. Si può definire “libertà operativa”: avere sempre il mezzo giusto, al momento giusto, senza catene ai piedi che ti rallentano. Hai un’ esigenza urgentissima in cantiere? Chiami, e il mezzo arriva. Il lavoro cambia e serve un’altra macchina? Nessun problema, si sostituisce. Il cantiere è finito? Arriva il trasportatore, si riconsegna e la storia si chiude lì. Nient’altro a cui pensare, tu ti concentri solo su ciò che sai fare meglio: il tuo lavoro. Al resto pensa il noleggiatore. E se il tuo lavoro non è mai fermo nello stesso posto e ti porta continuamente fuori dalla tua zona, tra viaggi su e giù per
l’Italia e interventi da gestire in perenne urgenza… Allora scegliere una Rete di Noleggio Locale, come quella di Rilòc, ti dà una certezza concreta: avere sempre a disposizione il mezzo che ti serve, quando ti serve e dove ti serve. Puoi anche contare su servizi dedicati come la copertura danni NoloGuardian® e SpidReply , che ti garantisce un riscontro mediamente in 15 minuti. Grazie a una rete di oltre 2.000 Punti Noleggio Partner in tutta Italia hai accesso a una disponibilità senza paragoni. E se un mezzo si guasta e non può essere riparato in tempi ragionevoli, con il servizio RiPlace viene sostituito gratuitamente. Ora, perdonami se ho aggiunto un bel piombino sul piatto della bilancia a favore del noleggio, soprattutto di quello a Rete Locale… ma che ci vuoi fare? È la mia deformazione professionale: quando si parla di questo tema, faccio fatica a trattenermi… Ma, a parte bandiere e chiacchiere tra amici, ora è chiaro: non esiste una risposta valida per tutti. Esiste quella più giusta per te, per la tua azienda e per i tuoi obiettivi. Il mio consiglio è semplice: leggi con attenzione ogni clausola, ogni voce, ogni conseguenza. Perché quando in gioco ci sono mezzi, operatività e denaro, non esistono decisioni leggere. E scegliere la strada giusta può fare la differenza tra un’azienda che si ingolfa… e una che accelera.
Perché un noleggiatore non può permettersi leggerezze Se ti è già capitato di lavorare con mezzi a noleggio, sai che il percorso può essere articolato. Non per mancanza di impegno da parte dei noleggiatori, che nella maggior parte dei casi si fanno in quattro per aiutare i clienti, ma per la natura stessa del sistema. Ci sono regole rigide da rispettare, mezzi che non sempre sono disponibili quando servono, regole e contratti che cambiano da noleggiatore a noleggiatore e tempistiche che a volte si allungano per motivi indipendenti da chi li gestisce. È il riflesso naturale di un settore complesso, dove i rallentamenti possono capitare e il rischio di impantanarsi è dietro l’angolo… soprattutto quando il tempo stringe e bisogna correre. Chi lavora aprendo cantieri in tutta Italia conosce bene la sensazione: sei fuori dalla tua zona, il tempo è poco, la commessa è breve e l’urgenza fa salire alle stelle il livello di ansia. A volte un mezzo a noleggio, già confermato, diventa all’improvviso indisponibile, costringendoti a ritardi e riorganizzazioni al limite del possibile. Può capitare di ricevere un’attrezzatura non del tutto adatta o non perfettamente funzionante, con il rischio di incagliare il lavoro. Alcune procedure, come assegni cauzionali, pagamenti anticipati, blocchi su carte di credito, nascono per tutelare il noleggiatore, ma per il cliente possono diventare un peso ulteriore da gestire.
E poi ci sono i preventivi che non si assomigliano mai, le risposte che non arrivano quando servono o il servizio in più che cercavi e non trovi: piccoli granelli che, messi tutti insieme, finiscono per inceppare l’ingranaggio. Questi, purtroppo, sono gli effetti collaterali di un settore complesso: il noleggiatore si muove su un terreno scivoloso, dove le brutte sorprese sono sempre pronte dietro l’angolo. Per farti capire quanta attenzione richieda a un noleggiatore servire un cliente che non conosce, voglio raccontarti un aneddoto che vale più di tante spiegazioni. Un episodio personale, vissuto sulla mia pelle. Ogni volta che penso a quell’ episodio è come rivivere la scena di un film in cui ero la vittima prescelta: e credimi, solo a ricordarlo mi si chiude ancora lo stomaco. Era esattamente il 18 luglio del 2012, in un cantiere in provincia di Pavia. Quella volta ho provato paura… Un cliente che non conoscevo, dopo una rapida trattativa mi conferma il noleggio di un escavatore da 240 q.li completo di benna, pinza frantumatrice e martellone demolitore. Richiesi i documenti dell’azienda e dell’amministratore: un passaggio che a molti può sembrare una semplice routine, ma che so bene quanto sia vitale. Perché, credimi, non è raro che dietro l’apparenza di un’azienda rispettabile si nasconda un impostore, pronto a tendere un trabocchetto. In quell’ occasione tutto risultò regolare, e anche il controllo sul rating finanziario diede esito positivo. Ma dopo tanti anni e qualche fregatura già presa, le antenne restano sempre alzate…
E con il tempo sviluppi una sensibilità particolare, quasi come l’ olfatto di una preda che avverte il predatore. Quella volta, tra le righe di una situazione che sembrava del tutto regolare, non so spiegarti perché, ma iniziavo a percepire un leggero odore di bruciato. Chiesi un assegno bancario da 5.000 € come garanzia, ma non mi sentivo affatto tranquillo. Così, con la scusa di ritirarlo di persona, andai direttamente in cantiere: volevo vedere con i miei occhi che aria tirava davvero. Arrivato sul posto, mi accorsi subito che qualcosa non tornava… non era esattamente il cantiere che sogna di servire un noleggiatore. Si trovava in mezzo a palazzine abbandonate da tempo, dentro un grande complesso immobiliare dismesso. L ’area era chiusa da un cancello di recinzione provvisoria con una catena, che loro aprivano con proprie chiavi. Intervistando il cliente, fingendo una chiacchierata informale, non riuscii a cavargli di bocca risposte credibili su cosa dovessero farci davvero con la pinza frantumatrice. Intanto arrivò puntuale il bilico che trasportava il pesante mezzo operativo. Appena dentro, chiusero il cancello a chiave. Eravamo circondati da una manciata di sconosciuti, dall’aria tutt’altro che rassicurante, chiusi con la strada sbarrata. Non ti nego che, in quel momento, un brivido mi corse lungo la schiena, ma l’ esperienza maturata nell’ Arma mi aiutò a mascherare la paura dietro una finta tranquillità. Restai sul chi va là più totale e chiesi alla banca di controllare l’assegno: i sospetti ormai stavano diventando certezza.
Ogni minuto d’attesa sembrava un’ eternità. Dissi all’autista di non scaricare nulla finché non avessi dato io il via libera. Poi squillò il cellulare: era il direttore di banca. Non serviva nemmeno rispondere per capire che stavano per arrivare cattive notizie. E infatti non mi sbagliavo: l’assegno era scoperto… Stavo tornando al camion, con le mani che mi tremavano per l’agitazione, pensando a come venirne fuori. Poi l’ occhio cadde su un piazzale appartato… E lì, vidi ancora un altro mezzo: una piattaforma aerea ragno con il logo di un altro noleggiatore. In quell’istante ne ebbi la conferma definitiva: stavano davvero preparando il “colpaccio” . Il clima si fece davvero pesante, l’aria carica di tensione, e gli sguardi attorno non promettevano nulla di buono. Allora, fingendo di voler spiegare dove scaricare, salii in cabina per parlare con l’autista. Non dimenticherò mai cosa gli dissi, e, sono certo, che nemmeno lui lo dimenticherà mai: “Fai finta di scendere… quando io entro in macchina, tu sali sul camion, vai dritto al cancello, lo sfondi e scappiamo senza guardare indietro. ” E così fu: con la motrice lanciata in velocità, tirò giù il cancello e uscimmo di colpo da quell’incubo. Sono scampato per un soffio a una trappola che avrebbe potuto mettermi in ginocchio. Perché in quel caso non si trattava di un “semplice” furto, ma di appropriazione indebita.
Una fattispecie distinta sul piano legale, che le polizze assicurative tradizioni in genere non coprono. E lì si parlava di un valore in mezzi di almeno 200-250.000 Euro. Capisci bene che un colpo del genere può tagliare le gambe a chiunque… e, in certi casi, per sempre. Purtroppo non andò altrettanto bene a quel collega noleggiatore di cui ti ho parlato prima: lui aveva già un altro mezzi lì. Lo avvisai subito, ma non fece in tempo a intervenire. Quando arrivò, trovò soltanto il cancello sfondato e il piazzale del tutto vuoto. Hai capito, adesso, perché un noleggiatore non può concedersi alcuna leggerezza? È naturale che sia estremamente prudente e, in alcuni casi, inevitabilmente diffidente. Perché vedi, noleggiare un’automobile è una cosa. Ma noleggiare un escavatore è tutta un’altra storia.
Noleggio automobili e noleggio mezzi da cantiere: differenze abissali Sto iniziando a scrivere queste pagine con ancora addosso il brutto ricordo di quel fattaccio che ti ho appena raccontato. Quindi ora, per rilassarci un attimo… immaginiamo di partire per una vacanza. La meta può essere all’ estero o in Italia: Sardegna, Roma, la mia Liguria… poco importa. Sai che per muoverti liberamente ti servirà un’auto a noleggio. Apri lo smartphone, digiti noleggio auto, oppure lo chiedi al tuo assistente AI, e in pochi secondi ti compaiono decine di proposte. Alcune arrivano direttamente dai siti delle compagnie, altre da portali comparativi che mettono, fianco a fianco, tariffe, modelli e condizioni. Ed è talmente semplice che, con pochi click, prenoti la macchina, paghi, ricevi subito la conferma sul telefono e ti presenti al banco del noleggio per ritirarla. È un processo veloce, standardizzato e praticamente identico in qualunque parte nel mondo. La procedura è semplice: • scegli la categoria, • inserisci i tuoi dati dati, • fornisci una carta di credito, • accetti il blocco di una somma come deposito cauzionale (spesso poche centinaia di euro),
• arrivi al deposito, firmi il contratto, ritiri le chiavi e parti. Per un’automobile, la trafila, è davvero un gioco da ragazzi. Lo schema è sempre lo stesso e, in pochi minuti, sei già al volante, pronto a partire. Se tutto procede senza intoppi, alla riconsegna il blocco cauzionale viene rilasciato e la storia finisce lì. Nessun controllo complicato, nessuna verifica preventiva della tua solidità finanziaria: conta solo che tu abbia una patente valida e una carta di credito. Ora prova a immaginare la stessa scena, ma nel mondo del noleggio di mezzi da cantiere. Prima di continuare, prenditi un attimo e prova a percepire quello stesso stato emotivo che ho provato durante il tentativo di truffa. Adesso immagina la scena: hai bisogno di un mezzo da lavoro ed entri in un centro specializzato in macchine movimento terra. Chi ti accoglie non ti ha mai visto prima e non sa nulla della tua azienda. Ti avvicini al banco e chiedi: “Buongiorno, vorrei noleggiare un escavatore da 200 quintali”. Come unica garanzia puoi dare la tua carta di credito, magari prepagata e con un plafond da 1.000 euro. Risultato? Nella totalità dei casi, ti assicuro, la risposta sarà, se il banconista è particolarmente cortese, un gentile: “Mi dispiace, ma non è così semplice”.
E i motivi si comprendono subito. Un’utilitaria a noleggio ha un valore che si aggira sui 20- .000 euro, una vettura di fascia media raramente supera i -60.000. Un escavatore di quel peso, invece, ha un prezzo paragonabile a quello di un appartamento al mare. E non stiamo parlando di un monolocale. Ma non è solo una questione di valore del bene noleggiato, i rischi operativi non sono paragonabili. • Se danneggi un’auto, non è un dramma: le coperture assicurative intervengono quasi sempre e il noleggiatore viene indennizzato velocemente, senza grandi complicazioni. • Se danneggi un escavatore o una piattaforma aerea, non ti ritrovi solo con il costo, spesso altissimo, della riparazione. C’è anche la perdita di reddito dovuta al fatto che quel mezzo non potrà essere noleggiato ad altri clienti, magari per mesi. E qui non parliamo di un’auto a noleggio, con la possibilità di avere una sostituzione in poche ore: un escavatore da 200 quintali è un bene a disponibilità limitata e non lo rimpiazzi certo dall’oggi al domani. • Quando un mezzo da lavoro viene rubato, la differenza salta subito agli occhi: le coperture assicurative non sono sempre sufficienti e, in caso di furto o, peggio, appropriazione indebita, il danno patrimoniale per il noleggiatore può diventare devastante. Ecco perché non sorprende, che il settore dei mezzi da cantiere adotti procedure decisamente più rigide.
In queste situazioni, prima di affidarti un mezzo nelle mani, un noleggiatore può richiedere senza esitazione: • blocchi su carta di credito per qualche migliaio di euro. • assegni cauzionali a quattro-cinque cifre, • pagamenti totalmente anticipati, • referenze commerciali e verifica della solidità finanziaria, • copie di documenti tecnici, patentini, e in alcuni casi sopralluoghi preventivi. E anche superati tutti questi passaggi, difficilmente avrai una soluzione in un lampo, come con l’ App. Infatti, se l’auto a noleggio la puoi prenotare e ritirare in pochi minuti, un mezzo da cantiere richiede un processo di valutazione e organizzazione logistica che può durare giorni. Hai capito, adesso, cosa significa affidare un mezzo da lavoro a un cliente nuovo, sconosciuto o ‘forestiero’? È una decisione che per il noleggiatore comporta sempre un rischio reale. E nel nostro settore il rischio non si elimina mai del tutto: si può solo ridurlo e, per farlo, si applicano regole precise e filtri rigorosi. Ed è qui, come ti ho anticipato nel mio aneddoto personale, che emerge una delle caratteristiche più radicate di questo mercato. La massima tutela del proprio patrimonio di mezzi. Non parliamo, quindi, di scarsa cortesia né di mancanza di disponibilità.
Ma è una prudenza strutturale, temprata da anni di esperienza e, talvolta, da episodi impossibili da dimenticare. Credimi: quasi tutti i noleggiatori si sono imbattuti con certa gentaglia, che approfitta del noleggio per rubare i mezzi. Una tutela che per il noleggiatore è una forma necessaria di protezione, giustificata dal rischio che corre. Per il cliente, invece, soprattutto se corre contro il tempo o se apre un cantiere dove non è conosciuto, quella forma di tutela può alzarsi come un muro improvviso, capace di rallentare e complicare ogni cosa. Ecco perché, se nel noleggio di automobili la parola d’ ordine è facilità, nel noleggio mezzi da cantiere la parola giusta è fiducia . E quella, a differenza delle prenotazioni online, non si ottiene con pochi click.
L’aereo della fiducia? Nel noleggio viaggia lento La storia recente ci insegna che eventi drammatici possono cambiare radicalmente le nostre abitudini e il nostro modo di vivere. Un esempio emblematico è stato l’11 settembre 2001, una data che ha segnato un prima e un dopo per quasi tutte le persone del mondo. Gli impatti non si sono fermati all’emozione del momento, ma hanno avuto conseguenze durature su molteplici aspetti della società. Uno dei settori più colpiti è stato quello dell’aviazione civile. Fino a quel giorno, prendere un aereo era considerato una routine priva di particolari preoccupazioni: un check-in abbastanza veloce, controlli rapidi e si era pronti a partire. Ma dopo quella drammatica data, la sicurezza aeroportuale è diventata una priorità assoluta. In pochi mesi, aeroporti di tutto il mondo hanno adottato misure di sicurezza sempre più rigide: scanner per i bagagli, metal detector per i passeggeri, limiti sui liquidi trasportati, e controlli accurati di ogni documento. Questi protocolli, se da un lato hanno ridotto il rischio, dall’altro hanno introdotto tempi di attesa più lunghi e costi maggiori, sia per i passeggeri che per le compagnie aeree. Ancora oggi, a quasi venticinque anni di distanza, viviamo in un sistema in cui la fiducia tra viaggiatore e sistema di
trasporto è stata ridisegnata, sostituita da un complesso di regole e verifiche che, inevitabilmente, rallentano tutto. È un prezzo da pagare per garantire la sicurezza, ma dimostra come una mancanza di fiducia possa trasformare processi, potenzialmente veloci, in procedure farraginose e costose. E, in fondo, lo stesso principio si ritrova anche nel mondo del noleggio. Come già accennato, i noleggiatori di mezzi e attrezzature da cantiere sono, per necessità, estremamente scrupolosi. Un po’ come le compagnie aeree che richiedono controlli sempre più minuziosi, anche loro rischiano di rallentare il sistema per proteggersi con verifiche e garanzie. Un comportamento di tutela, ma che comporta lungaggini, maggiori costi e, spesso, una sensazione di frustrazione per tutte le parti coinvolte. Pensa all’esempio che ti ho fatto prima, quando abbiamo parlato della differenza tra noleggiare un’automobile e noleggiare un mezzo movimento terra, magari un escavatore da 200 quintali. In ogni caso, se ti presenti da un noleggiatore che non ti conosce e chiedi un escavatore di questo tipo, non succederà mai uno sbrigativo: patente, carta prepagata e le chiavi sul banco. Perché, inevitabilmente, dovrà fermarsi, richiedere qualcosa di tangibile a garanzia e raccogliere più informazioni possibili su chi si trova di fronte. Questo può compromettere tempi e condizioni e, in quel caso, non è più un dettaglio: se hai urgenza e il lavoro parte domani
mattina, rischi di trovarti nei guai fino al collo. Vedi, queste sono le due preoccupazioni maggiori per chi ti deve noleggiare il mezzo, sono quelle che non fanno dormire sonni tranquilli al noleggiatore. Eccole, nell’ordine: • il rischio di furto • il rischio di perdere i soldi Perché ho specificato “nell’ordine”? Da una parte ci rimette “solo” l’incasso del noleggio. Dall’altra, invece, oltre al mancato guadagno sparisce anche il mezzo. E quello è un colpo che può far davvero male. Non parliamo del cliente corretto che si trova derubato del mezzo in cantiere, ma di chi si muove con premeditazione, pianificando il colpo per lasciare il noleggiatore a mani vuote. Queste paure nascono proprio dalla mancanza di fiducia e si trasformano in una prudenza, soprattutto nei piccoli contesti locali. È per questo che, per proteggersi, può applicare condizioni contrattuali più rigide, chiedere depositi cauzionali molto elevati, il tutto solo per non correre rischi inutili. Può anche succedere che il noleggiatore, a cui hai inviato la richiesta via email, non ti risponda affatto. A volte è solo un filtro antispam troppo zelante, ma altre volte potrebbe essere una scelta precisa: concentrarsi sui clienti
locali e conosciuti, soprattutto nei momenti di maggiore lavoro. In quei momenti, può capitare che la richiesta, se è di uno sconosciuto o troppo breve, venga messa da parte. Magari resti ad aspettare una risposta che non arriva, con la preoccupazione crescente di non sapere quando il lavoro riuscirà ad iniziare. Ed è proprio da queste criticità che è nata la mia idea imprenditoriale: un percorso tracciato direttamente dalla mia esperienza. Prima le ho osservate e gestite come responsabile acquisti, poi le ho vissute in prima linea come noleggiatore operativo sul campo. In Rilòc non chiediamo assegni cauzionali e non blocchiamo somme sulla carta di credito. È una scelta precisa, che ci distingue. Proteggere noi stessi e i mezzi dei nostri partner è fondamentale e ci impegniamo a farlo al meglio. Ma per noi la vera tutela comincia altrove: nella fiducia reciproca, nella trasparenza dei rapporti e nell’attenzione autentica che dedichiamo a ogni cliente fin dal primo giorno. È questa la filosofia che guida ogni scelta in Rilòc. Non lasciamo nulla al caso e la differenza si vede. Se un’azienda ha bisogno di noleggiare un mezzo e ha le caratteristiche giuste per diventare nostro cliente, faremo di tutto per soddisfare la sua richiesta.
A volte persino l’impossibile… Certo, nelle prime fasi non ci muoviamo alla cieca: sarebbe un azzardo da irresponsabili. Per questo ci affidiamo a banche dati specializzate e strumenti dedicati, che ci permettono di avere un quadro chiaro e attendibile sulla situazione del nuovo cliente. Solo così possiamo avviare la collaborazione nel modo giusto, con le condizioni che rispecchiano la sua reale solidità finanziaria. La nostra inclinazione naturale è quella di dare fiducia , pur monitorando con attenzione le intenzioni, la correttezza e la solvibilità di chi abbiamo davanti. Fiducia: una parola breve, ma dal peso enorme. È proprio questa la chiave che, come avrai ormai capito, ci spalanca le porte dei Noleggiatori della nostra Rete. Una fiducia che non si conquista a parole, ma che abbiamo costruito nel tempo, passo dopo passo, con collaborazione costante e serietà dimostrata sul campo. Ed è per questo che oggi i noleggiatori si affidano a noi senza esitazioni: perché Rilòc è diventato quel ponte di fiducia capace di trasformare tutto in un istante. E una maggiore fiducia si traduce subito in meno costi e meno risorse sprecate, evitando quelle perdite di tempo prezioso che nascono dalla prudenza e da vecchie abitudini dure a morire. È un po’ come la differenza tra arrivare in aeroporto, salutare il pilota e decollare subito, oppure dover essere lì due ore prima per i controlli.
E se quelle due ore non le hai, sai già che il viaggio è a rischio. Capisci allora quale straordinario vantaggio competitivo e strategico abbia il nostro cliente, rispetto ai concorrenti che, puntualmente, devono arrivare due ore prima. E, in quella differenza, si gioca tutta la partita.
Chi sei tu, forestiero? Quando il territorio non ti conosce L ’Italia. Una penisola che si allunga nel Mediterraneo, abbracciata dal mare su tre lati e celebrata nel mondo come ‘il Bel Paese’ . Una terra unica, capace di incantare attori hollywoodiani, imprenditori internazionali e campioni dello sport. E, soprattutto, milioni di turisti che ogni anno arrivano in cerca di cucina inimitabile, paesaggi mozzafiato, millenni di storia e musei a cielo aperto. Eppure, dietro questa immagine da cartolina, l’Italia non è mai stata davvero un popolo totalmente compatto: spesso più territorio che identità comune. Spagna, Francia e Regno Unito hanno avuto secoli per amalgamare popolazioni e tradizioni, fino a fondersi in un’unica cultura nazionale omogenea. Per l’Italia non è così, e la mancanza di un forte collante si riflette direttamente sulla struttura della sua economia. A metà del Cinquecento, Spagna, Francia e Inghilterra erano già potenze coloniali capaci di esportare la propria lingua e cultura in ogni angolo del mondo, forti anche della loro coesione interna. L ’Italia, invece, nello stesso periodo restava frammentata in una miriade di signorie, principati, ducati e repubbliche. Da quella divisione è emersa una cultura campanilistica, viva ancora oggi nei dialetti, negli accenti e persino negli atteggiamenti quotidiani. A volte bastano pochi chilometri per cambiare cadenza,
parole e perfino sguardo. E più la strada si allunga, più queste differenze si fanno marcate: l’accento cambia, il lessico pure… e a volte ti sembra quasi di essere finito all’ estero senza aver passato la frontiera. Perché in Italia convivono lingue e idiomi che hanno radici profonde, come, a solo titolo di esempio, il toscano, il veneto, il sardo, il napoletano e il siciliano. A queste si aggiungono centinaia di varietà e parlate locali, spesso altrettanto identitarie. Molti di questi idiomi sono veri e propri sistemi linguistici autonomi: se non li conosci e vengono parlati nella loro forma più stretta, il discorso rischia di diventare davvero incomprensibile. È una barriera invisibile ma solida, che rischia di separare chi gioca in casa da chi arriva da fuori. E, questa eredità storica, può avere conseguenze molto concrete. Aprire un cantiere fuori zona è spesso una vera sfida per chi deve noleggiare mezzi da lavoro. Lo abbiamo visto: le aziende locali tendono a tutelarsi quando si trovano davanti un perfetto sconosciuto, un “forestiero” . Non è cattiva volontà, ma un meccanismo di normale prudenza. Con una caratteristica inevitabile: se hai fretta o poco tempo, questo meccanismo finisce per trasformarsi in un ostacolo al tuo lavoro. Con il rischio concreto di pesare sui costi o compromettere il buon esito di una commessa importante. Eppure, le imprese che operano fuori zona portano valore concreto alle comunità in cui lavorano.
Ostacolarle, per eccesso di prudenza, significa chiudere la porta a opportunità di crescita, nuova ricchezza e competenze preziose per il territorio. Se ci pensiamo bene, questo tipo di aziende porta almeno quattro benefici principali: • Arricchimento del territorio : coinvolgere il tessuto locale significa accorciare le distanze per gestire meglio imprevisti e esigenze operative. Ma non solo: più risorse sul territorio vogliono dire più opportunità per i giovani e nuove possibilità di sostegno per chi vive momenti di difficoltà. • Mantenimento dell’occupazione: difendere i posti di lavoro non è solo una questione economica, ma sociale: rafforza la fiducia nel futuro, attiva un circolo virtuoso e apre la strada a meno disoccupazione, più reddito e maggiore benessere per tutti. • Cultura dello sviluppo e competenze locali : è un modo per rafforzare le imprese già presenti e aprire nuove strade a relazioni commerciali. Così prende vita un terreno fertile dove maturano risorse e competenze specifiche, preziosissime soprattutto per i giovani che muovono i primi passi nel mondo del lavoro • Rispetto delle dinamiche locali : i rapporti economici non nascono dal nulla: affondano le radici nella storia e nelle particolarità di ogni territorio. Entrarci come parte di un sistema più grande significa puntare più in alto e guardare al futuro con una prospettiva più ampia.
Il punto è che, senza un sistema che li coordini, i benefici del noleggio rischiano di disperdersi e di non diventare un vantaggio reale per le imprese. Allora qual è la soluzione più semplice per chi deve noleggiare oggi al Sud, domani al Nord, dopodomani su un’isola… e ogni volta con l’urgenza “da ieri”? La soluzione è poter contare su un referente unico, già integrato e amalgamato in ogni peculiarità territoriale. Un solo interlocutore vuol dire trattare una volta sola, avere regole di noleggio sempre uguali, dire addio alla burocrazia inutile e tagliare di netto, con un colpo di cesoia, ogni tempo morto. Significa non dover ripartire ogni volta da capo, senza inciampare nelle solite situazioni che rischiano di bruciare tempo ed energie. Ed è qui che entra in gioco Rilòc. Per noi la distanza non è mai stata un ostacolo, anzi è il terreno su cui abbiamo costruito la nostra forza. Lo dimostra la nostra storia, fatta di centinaia di clienti serviti e decine di migliaia di cantieri raggiunti. Ovunque ci sia da noleggiare un mezzo in cantiere, noi ci siamo. Perché la nostra Rete di Noleggio Locale conta oltre 2.000 Punti Noleggio Partner. Ed è l’unico modo per coprire davvero un Paese come l’Italia: .340 km², 7.896 comuni, oltre 60.000 frazioni… e dialetti che cambiano da valle a valle, da paese a paese. Da soli sarebbe semplicemente impossibile. Con la forza della Rete, invece, il mezzo giusto è sempre vicino al cantiere, senza dover affrontare trasporti lunghi e costosi
per centinaia di chilometri. Una fitta Rete fatta di grandi e piccoli noleggiatori, perché ogni noleggio è una storia a sé e sta a noi trovare, di volta in volta, la soluzione perfetta. Sai, all’inizio anche noi eravamo considerati “forestieri” . Oggi, invece, siamo riconosciuti come amici di casa, e accolti sempre a porte spalancate. Ed è da quelle porte che passano le nostre soluzioni.
Grandi e piccoli: le due dimensioni del noleggio La sfida tra grande e piccolo è antica quanto il mondo. E a volte basta osservare solo la natura per capirlo. La potenza incontenibile del vento, capace di sradicare un albero secolare come se fosse un fuscello, ma impotente di fronte alla flessibilità di un sottile filo d’erba. La montagna, con la sua maestosità che sembra eterna e indistruttibile, ma che viene scavata goccia dopo goccia da un piccolo rivolo d’acqua. Sono immagini che raccontano la stessa storia: la forza del grande contro l’agilità del piccolo. Anche nel noleggio di mezzi da cantiere la scena si ripete. Da un lato c’è il grande noleggiatore strutturato, con tante filiali distribuite su ampi territori e la solidità di una macchina perfettamente organizzata. Dall’altro, il noleggiatore medio-piccolo, radicato nella sua terra, agile nei movimenti e pronto a muoversi con rapidità nel proprio raggio d’azione. Insomma, grande o piccolo che sia, nessun noleggiatore è perfetto: ognuno ha i suoi punti di forza, ma anche i suoi talloni d’ Achille. Questi sono i punti deboli più comuni, che potrebbero avere i noleggiatori grandi e strutturati: • disporre di tanti mezzi, ma non sempre di tutto
ciò che serve: spesso la gamma resta concentrata sul settore principale; • la burocrazia potrebbe essere molta e le procedure spesso rigide e standardizzate, poco elastiche di fronte a esigenze particolari; • i preventivi rischiano di essere pieni di voci extra oltre al canone; • i noleggi troppo brevi potrebbero passare in secondo piano e ricevere meno attenzione; • c’è il rischio di doversi interfacciare con più uffici e referenti; • i costi di trasporto potrebbero salire di parecchio se il mezzo disponibile si trova lontano dal cantiere. Anche i noleggiatori medio-piccoli, attivi solo a livello locale, ne presentano: ecco alcune situazioni tipiche in cui potresti imbatterti: • tutela amplificata verso clienti fuori zona o sconosciuti, con richieste di garanzie più alte del previsto; • una gamma ridotta e un numero limitato di mezzi disponibili; • possibile difficoltà, a volte impossibilità, a sostituire in tempi rapidi un mezzo guasto; • rischio di ritiro del mezzo senza possibilità di proroga, magari per servire un cliente considerato prioritario;
• possibili rallentamenti o mancate risposte se il titolare o chi decide non è presente; È una tendenza che vale in quasi ogni settore: in genere il grande porta solidità, ma si muove con lentezza, il piccolo non ha la stessa forza, ma compensa con l’agilità. Fin qui nulla di nuovo… Se non fosse che oggi, nel noleggio, esiste una terza via, il Noleggio a Rete Locale di Rilòc. È un modello che unisce, dal grande, disponibilità, capacità organizzativa e copertura, e dal piccolo, flessibilità, rapidità e cura dei dettagli. Il risultato? Con un unico interlocutore puoi noleggiare in tutta Italia e avere sempre la soluzione più adatta, il più vicino possibile al tuo cantiere. Ma tutto questo funziona solo perché, dietro le quinte, c’è un accurato lavoro di valutazione che permette di individuare, di volta in volta, il fornitore davvero giusto per il tuo caso. Nel nostro mondo, nulla può essere lasciato al caso e ogni dettaglio conta, a partire da chi scegliamo per te. Con RentalSel , il nostro processo di valutazione dei Partner Noleggiatori, analizziamo e monitoriamo costantemente dieci fattori chiave: dieci punti fermi sui quali non siamo disposti a transigere. Andando avanti nella lettura scoprirai nel dettaglio quali sono questi elementi e capirai perché ognuno di loro è così importante.
È un processo meticoloso, costruito per individuare solo fornitori giusti e offrirti, ogni volta, la soluzione ottimale, sicura ed efficace per il tuo lavoro. Per noi non è solo noleggio: è attenzione per il tuo cantiere.
Risparmio primo guadagno? Attento al costo reale del noleggio Il risparmio è il primo guadagno. Da ex responsabile ufficio acquisti non posso che sottoscrivere questa frase! Per dodici anni ho avuto un solo obiettivo: risparmiare il più possibile, naturalmente quando era giusto e sensato farlo. Anche perché, ogni volta che spuntavano costi o spese impreviste, il mio titolare non la prendeva affatto bene. Anzi… Quindi sono convinto al 100%: risparmiare, quando possibile, non è solo una buona idea… è fondamentale. Peccato che, spendere meno, non sia la formula magica capace di risolvere tutti i problemi. Nel noleggio mezzi, puntare tutto sul canone più basso sembra la scorciatoia perfetta… e invece può rivelarsi un vicolo cieco. Quello a cui devi davvero puntare non è il canone più basso, ma il costo di utilizzo più basso . A prima vista possono sembrare concetti simili, ma ti garantisco che la differenza è come tra il giorno e la notte. E io l’ho vissuta in prima persona. Perché per calcolare il vero costo di utilizzo devi considerare una lunga serie di variabili, come ad esempio:
• Maggiorazioni percentuali, oneri, contributi, una-tantum o spese varie Sono dettagli che, presi singolarmente, possono sembrare poca cosa, ma che sommati o calcolati fanno la differenza. È qui che il prezzo finale rischia di salire ben oltre il canone di noleggio, soprattutto nei contratti di breve o brevissimo periodo. • Il tempo di risposta al tuo preventivo Quando mandi una richiesta a un noleggiatore, quanto tempo passa prima che ti risponda? Ricorda: l’attesa è un costo di incertezza e il tempo è denaro anche quando scorre invano. E alla fine, se non hai certezze, il rischio concreto è che sia tu a doverci rimettere. • La consegna del mezzo Anche qui vale lo stesso discorso di prima: puoi aver pianificato il tuo cantiere con cura e precisione, ma basta un imprevisto nella consegna del mezzo, come un guasto proprio all’ultimo momento, e ogni mancata consegna si trasformerà in costi aggiuntivi. Costi da calcolare, magari poco visibili a prima vista, ma assolutamente reali e da ponderare con la massima attenzione. • Il costo per guasti Se il mezzo si rompe in cantiere, chi paga l’uscita del tecnico, o addirittura le eventuali uscite multiple? Sei davvero sicuro che queste spese siano sempre incluse nel canone? E il noleggiatore, quando serve, interviene con rapidità? Ha una propria officina mobile o deve appoggiarsi a servizi
esterni? In questi casi la differenza è enorme. E poi ci sono le tempistiche reali di intervento: ogni ora in cui il mezzo resta fermo e i tuoi operai non lavorano è tempo perso. • Il costo della non sostituzione Se il mezzo si guasta e non è più in grado di lavorare, e la riparazione non può avvenire in tempi ragionevoli, il noleggiatore può sostituirlo subito con un mezzo equivalente? Perché andare, in fretta e furia, a caccia di un altro fornitore non è certo rapido come un pit stop in Formula . E in quel caso, i costi che avevi messo in conto schizzerebbero inevitabilmente verso l’alto. • Il consumo del mezzo Il mezzo che stai noleggiando è recente e ben mantenuto? Perché la differenza si sente: i macchinari di ultima generazione consumano molto meno rispetto ai vecchi modelli e garantiscono una maggiore efficienza. E non si tratta solo di risparmio economico: i mezzi moderni inquinano meno, e questo è un vantaggio doppio. Da un lato per l’ambiente, dall’altro per l’immagine della tua azienda. • Il costo di trasferta No, non parlo degli operai da mandare all’estero o lontano dalla sede aziendale. Qui si tratta di un’altra situazione: quando il mezzo che hai noleggiato subisce un danno per causa tua, e può capitare, e deve essere riparato direttamente in cantiere. Se l’officina mobile incaricata parte da molto lontano, il costo di trasferta può lievitare
rapidamente, arrivando a cifre tutt’altro che leggere. E quel costo, naturalmente, si somma alle altre spese impreviste già legate al danno del mezzo. • I danni in fattura Alla fine del noleggio potresti trovarti davanti a una spiacevole sorpresa: anche se hai utilizzato il mezzo con cura, potresti comunque vedere in fattura addebiti per danni. Il problema è che non sempre è facile attribuirne con certezza l’origine. Allora che fare? Per evitare situazioni di questo tipo, ricorda sempre di controllare con attenzione il mezzo sia al momento della consegna che della riconsegna e di firmare insieme al noleggiatore un verbale che descriva chiaramente lo stato dell’attrezzatura. Per una tutela ancora maggiore, scatta foto al mezzo sia quando arriva in cantiere sia quando viene ritirato. Perché i danni, se finiscono in fattura, possono pesare davvero molto • Costi di pulizia Alcuni noleggiatori possono richiedere una quota a parte per la pulizia del mezzo al momento della riconsegna. Per questo controlla sempre il contratto: solo così saprai se il costo è già incluso o se dovrai metterlo in conto. Perché le ore spese a pulirlo… alla fine fanno lievitare il costo finale. • Costi per assicurazioni aggiuntive Le coperture assicurative di base sono incluse nel canone di noleggio? E se non lo fossero, quanto ti costerebbe avere una polizza che protegga
davvero le tue esigenze? Trascurare questo aspetto può sembrare un dettaglio, ma significa esporsi a rischi economici decisamente pesanti. • Costi relativi alla riconsegna anticipata o ritardata Se restituisci il mezzo prima o dopo la scadenza del contratto, sono previste penali o costi extra? Meglio capirlo subito, perché una riconsegna fuori tempo, sia in anticipo che in ritardo, può trasformarsi in una spesa che non hai messo in conto. Tutte queste variabili, spesso difficili da quantificare con precisione, si aggiungono al semplice canone di noleggio giornaliero e determinano il vero costo di utilizzo del mezzo. Ed è proprio lì che, come abbiamo detto, devi puntare la tua attenzione. Ricorda che la sola consapevolezza di correre questi rischi diventa un costo latente che grava sulla tua azienda e sul tuo lavoro. Un costo trascurato oggi, può diventare quasi sempre un conto salato domani. Per questo fermarsi alla sola illusione del canone più basso è un errore che rischia di pesare caro. Vuoi sapere con certezza cosa pagherai? Dedica il tempo giusto a leggere ogni clausola, a chiedere spiegazioni e a confrontare le condizioni dei noleggiatori. Ignorarlo equivale a infilare la testa sotto la sabbia, fingendo che i problemi non esistano… finché non ti travolgono. Conosco bene il lavoro minuzioso che serve per non lasciarsi sfuggire nulla: in Rilòc è la nostra routine quotidiana.
Proprio per questo ho deciso di creare un sistema diverso, capace di affrontare ogni punto critico e di trasformarlo in trasparenza. Così la semplicità diventa il nostro punto di forza, un vantaggio reale che il sistema di Noleggio a Rete Locale di Rilòc garantisce quotidianamente. Con Rilòc il preventivo è ZeroSorprese : ogni cifra è trasparente, ogni voce spiegata, così che la lettura diventi immediata e comprensibile a colpo d’ occhio. Un sistema creato per eliminare dubbi e complicazioni. Dimentica cifre che sfuggono, voci poco comprensibili o percentuali da decifrare: con Rilòc tutto è trasparente e facile da capire. Un solo canone giornaliero, chiaro e garantito. Quello che leggi è ciò che pagherai, punto. Puoi dire addio a preventivi non omogenei, complicati da analizzare e da confrontare, con maggiorazioni assicurative, oneri ambientali e di sicurezza, spese una tantum, contributi amministrativi e altro che ti sarà già capitato di vedere. Con Rilòc tutto questo non c’ è: abbiamo pensato ad un sistema chiaro, semplice e trasparente. È la nostra promessa: ZeroSorprese , ma per davvero. Il risultato? Evitare quei brutti quarti d’ ora quando la fattura arriva in ufficio e ti accorgi che il costo reale è tutt’altro rispetto a quello che pensavi di aver accettato. Ogni volta che devi noleggiare fuori zona, ogni volta che parte un nuovo cantiere dall’altra parte d’Italia, e ogni volta che il committente ti manda la conferma la sera prima, puoi contare su Rilòc e sul suo preventivo ZeroSorprese.
E le condizioni di fornitura resteranno sempre le stesse, ovunque tu sia a lavorare, in qualsiasi parte della nostra bellissima penisola. Nessuna variazione, nessuna complicazione.
“ A chi opera con calma, ogni cosa è chiara e sicura; la fretta è sconsiderata e cieca. ” (Tito Livio) Questa citazione di Tito Livio, antico storico romano, riassume in poche e semplici parole un concetto fondamentale: la fretta porta spesso esiti infelici. E succede indistintamente in ogni sfera della nostra vita, sia in quella privata che lavorativa. Purtroppo, però, la nostra società è diventata tempo-centrica: ci spinge a fare sempre di più, infilando un numero infinito di cose nello stesso tempo di prima… o addirittura in meno. Come se le nostre giornate si potessero allungare come elastici. Ormai siamo diventati un popolo che celebra il frugale e vive secondo il detto il tempo è denaro, un concetto ancora più vero quando si parla di contesti aziendali o professionali. Qui, se le tempistiche non vengono rispettate, tocca spesso rendere conto al diretto superiore o al committente… che, inutile dirlo, non sempre apprezzano le spiegazioni. E così, oltre alla lavata di capo, lievitano anche i costi. In un contesto simile era inevitabile sviluppare una sorta di ossessione per la velocità… E sto parlando di fare tutti quei compiti di una normale giornata lavorativa in un solo modo: nel minor tempo possibile. Il problema è che, come già ricordava oltre duemila anni fa lo storico romano, spingere troppo sull’acceleratore e ridurre i processi all’ estremo, oltre una certa soglia, non porta più
benefici ma solo guai. Ma tutta questa fretta, alla fine… cosa c’ entra con il noleggio? Dimmi la verità, lo so che te lo stai chiedendo! Il tempo è la risorsa più preziosa che abbiamo, e su una cosa siamo tutti d’accordo: una volta passato, non torna più indietro. Sono il primo a non sopportare gli sprechi di tempo e, ancora di più, farlo sprecare a clienti e fornitori. Ecco perché in azienda abbiamo ridotto al minimo le telefonate, privilegiando email e messaggistica: canali che garantiscono chiarezza, tracciabilità e rapidità, eliminando inutili perdite di tempo e tagliando sul nascere equivoci e malintesi. Così possiamo dedicare energie e concentrazione a ciò che davvero conta: soddisfare al meglio ogni esigenza di noleggio. Abbiamo creato un metodo solido, testato sul campo e continuamente perfezionato. Perché il tempo, nel nostro lavoro, non è mai un dettaglio: è una variabile decisiva che misuriamo e controlliamo con attenzione costante. E alla fine, senza alcun timore, posso affermare che la nostra vera professione consiste, in fondo, nel trasformare il tempo dei nostri clienti in valore. Ma quando la fretta si insinua, so bene che il tempo può diventare il peggior nemico. Succede quando respiri la polvere del cantiere o sei travolto dal caos dell’ufficio, con scartoffie che si moltiplicano davanti agli occhi. Eppure, nelle urgenze, il tempo è tiranno e sei costretto a decidere subito.
Ma quando la fretta prende il sopravvento, leggere un preventivo al volo o scorrere un contratto saltando righe è un azzardo. È come camminare su una corda a occhi chiusi: l’ errore non è probabile… è quasi certo. E l’ errore, lo garantisco, può costare caro. Ogni contratto può celare insidie, e quelli di noleggio non fanno eccezione. Il prezzo è soltanto la punta dell’iceberg: sotto la superficie ci sono molte altre variabili che possono fare la differenza. “Un timbro e una firma… veloci, che abbiamo una montagna di altre cose da fare.” Quante volte, travolto dalla fretta, hai firmato senza pensarci, affidando tutto a un “poi lo leggerò” … pur sapendo, nel profondo, che quel “poi” non sarebbe mai arrivato? È successo anche a me. E quando le cose non andavano come previsto, le conseguenze erano tutt’altro che leggere… Le ricordo bene, perché le ho pagate sulla mia pelle. Per questo motivo la scelta del preventivo da confermare e del contratto da firmare non può mai essere superficiale. Leggi sempre con cura ciò che stai per firmare: se qualcosa non ti convince, fermati e verifica. Controlla ogni clausola, ogni nota, e se hai dubbi chiedi subito spiegazioni. Per aiutarti, voglio condividere il metodo che mi ha guidato per anni da responsabile acquisti. Non vale solo per il noleggio, ma per ogni decisione in cui devi scegliere a chi affidarti.
L ’avevo amichevolmente definita “la regola dei quattro” . Quattro segnali precisi, facili da cogliere, che ti aiutano a capire subito se una fornitura rischia di trasformarsi in un ginepraio. Eccoli: • Segnale 1: La risposta è troppo lenta Se il tuo preventivo tarda troppo ad arrivare, ascolta bene: quello è il primo segnale. Una mail può perdersi, un referente può mancare, certo… ma quando la risposta non arriva nei tempi che ti aspetti, significa che dietro c’è una macchina lenta, poco reattiva, incapace di tenerti il passo. E tu sai cosa significa: in cantiere ogni minuto non è solo tempo, è denaro che scivola via. • Segnale 2: Ma con chi devo parlare? Se per avere una risposta devi parlare con più persone, chiamare numeri diversi o passare da un ufficio all’altro, fermati un attimo: è un segnale da non ignorare. Non significa che il fornitore non sia valido, ma indica una struttura poco snella e poco coordinata. Il rischio? Ogni volta che avrai bisogno, ti ritroverai a percorrere lo stesso labirinto, con perdita di tempo, calo di produttività e, alla fine, costi più alti. • Segnale 3: Lo scaricabarile di responsabilità Se non hai un referente di cui ti fidi, rischi di finire in un rimbalzo continuo tra persone diverse. I problemi possono capitare, ma ciò che conta è come vengono gestiti e quanto velocemente si risolvono. In quei momenti serve qualcuno che se ne prenda la responsabilità e ti accompagni
fino alla soluzione. Perché non c’è nulla di più frustrante che pagare per errori che non sono tuoi. • Segnale 4: le clausole troppo piccole Se un preventivo o un contratto è pieno di note poco chiare, fai subito attenzione. Quelle righe possono nascondere costi o vincoli che scoprirai troppo tardi, quando arriverà la fattura. Chiedi sempre spiegazioni: se non ricevi risposte chiare e trasparenti, meglio cercare un’altra soluzione. Questi quattro segnali sono come cartelli lungo la strada: ti mostrano se sei sulla via corretta o se stai imboccando un sentiero che finisce dritto in una gola. Detto questo, voglio tranquillizzarti. In Italia la maggior parte dei noleggiatori, e credimi, dopo tanti anni posso dire di conoscerli quasi tutti, lavora con serietà e affidabilità. Sono professionisti che si impegnano ogni giorno per dare un servizio corretto, e questo merita di essere riconosciuto. Tuttavia, ogni noleggiatore ha il suo modo di lavorare, le sue abitudini e il suo stile. In tutti questi anni non mi è mai capitato di incontrare due noleggiatori davvero simili tra loro. E proprio per questo, dopo trent’anni passati prima dietro la scrivania degli acquisti e poi sul campo come noleggiatore, voglio lasciarti qualcosa di davvero utile. È una check list pratica, frutto diretto di ciò che ho imparato sulla mia pelle. Una strategia che permette di ottenere i migliori risultati quando si tratta di valutare un preventivo e scegliere il fornitore giusto.
La mia sequenza, applicata con disciplina quasi militare, si fonda su cinque principi pratici. Eccoli, sono semplici ma fondamentali: • 1° principio: Le descrizioni sintetiche non bastano: chiedi sempre le schede tecniche, leggile con calma e confrontale, punto per punto, con le esigenze del tuo cantiere. Controlla con attenzione portata, dimensioni, alimentazione, accessori, limiti operativi e condizioni di accesso. Quei pochi minuti, possono davvero salvarti ore di lavoro e molto denaro sul campo. • 2° principio : Se mancano dati fondamentali, se qualcosa non ti è chiaro o se hai anche solo un dubbio su un dettaglio tecnico, non rimandare: chiedi subito le informazioni che ti servono. Ogni incertezza lasciata irrisolta in fase di preventivo o di contratto rischia di trasformarsi in un problema serio in cantiere, con conseguenze che possono ricadere anche sul tuo lavoro. • 3° principio: Non fermarti al solo canone di noleggio: analizza con attenzione ogni voce del preventivo. In particolare, concentrati su percentuali maggiorative, oneri, costi una tantum e spese accessorie. Sono proprio questi dettagli che, se ignorati, fanno saltare i conti quando arriva la fattura. Un consiglio pratico: metti tutto in una tabella Excel, inserisci ogni voce e verifica che i calcoli tornino. Solo così avrai un confronto oggettivo e potrai prendere decisioni più consapevoli. • 4° principio: Prima di confermare, prenditi il
tempo di leggere con attenzione le condizioni di noleggio di ogni singola macchina. È un passaggio spesso sottovalutato, ma decisivo. Anche con lo stesso fornitore le regole possono cambiare da una tipologia all’altra. Una piattaforma aerea e un escavatore, per esempio, possono avere condizioni diverse e, se non le conosci in anticipo, rischi costi imprevisti che pesano sul bilancio del cantiere. Controllare tutto prima di firmare vuol dire tutelare il tuo lavoro e il tuo portafogli. • 5° principio: Pretendi che ogni condizione, ogni modifica o ogni accordo siano messi per iscritto, anche se concordati a voce. Non lasciare nulla al caso né affidarti alla memoria: le parole possono essere fraintese, dimenticate o, peggio, smentite. Le chiacchiere non valgono nulla quando si tratta di risolvere un contenzioso o difendere un diritto. Mettere tutto nero su bianco è una forma di rispetto per te e per il tuo interlocutore. E, se vuoi davvero blindare ogni accordo, invia e ricevi tutto via PEC: è il canale più sicuro e legalmente valido per provare quanto concordato. Lo ammetto: cinque controlli sembrano quasi niente, scritti su un foglio. Ma quando sei sommerso da preventivi, fornitori e cantieri che partono nello stesso momento, e il tuo lavoro ti porta a noleggiare ovunque in Italia, anche quei cinque punti diventano un ulteriore fardello sulle tue spalle. Nel frattempo il telefono non smette di suonare, le urgenze incalzano, l’attenzione si assottiglia. È proprio lì che l’ errore è dietro l’angolo.
Per evitarlo serve un metodo che ti liberi la testa e protegga il tuo denaro. Oppure puoi scegliere di lasciare questo compito a un servizio che lo svolge al posto tuo, con l’accuratezza di chi vive ogni giorno sia la scrivania degli acquisti che la polvere del cantiere. È qui che Rilòc diventa il tuo alleato. La Rete di Noleggio Locale più grande d’Italia ti offre un unico referente, ti solleva dalle mille incombenze e ti restituisce tempo ed energie, da spendere altrove. Con Rilòc non devi più rincorrere preventivi, costruire tabelle in Excel, spulciare le condizioni con la lente o perdere ore tra telefonate ed email. Hai un unico interlocutore, specializzato, competente e affidabile, che ti semplifica la vita e ti permette di concentrarti su ciò che conta davvero: il tuo cantiere. In sintesi? Quando noleggi, la fretta lasciala da parte.
Continuità del lavoro e disponibilità del mezzo: quando si scontrano Quando un cantiere è avviato e i lavori si fermano perché il mezzo non è più disponibile, non perdi solo tempo e denaro. Ma perdi anche buonumore, equilibrio e ritmo. E, a volte, rischi persino di compromettere il rapporto con il cliente, magari proprio il migliore. Ora immagina una commessa delicata, affidata proprio da chi ti dà fiducia da anni. Hai noleggiato per cinque giorni un sollevatore telescopico rotativo da 30 metri. Completo di tutto: forche, cestello portapersone, argano e l’immancabile radiocomando. Sai bene che non è una macchina facile da trovare e, per questo, ti sembrava quasi un colpo di fortuna averla disponibile, proprio nel periodo in cui serviva a te. Così pianifichi tutto con cura maniacale, incastrando consegne, trasferte, attività e tempistiche al minuto. Ma a metà lavori ti rendi conto che il tempo non basta. Può succedere se, ad esempio: • Un imprevisto in cantiere ha rallentato i lavori. • Un incarico extra affidato all’ultimo momento. • Un calcolo delle tempistiche che sulla carta sembrava azzeccato, ma in cantiere si rivela impossibile da rispettare.
Nel noleggio può succedere anche questo: il mezzo che stai usando è già prenotato da un altro cliente, e il noleggiatore è costretto a riprenderselo. Un attimo prima lavori, un attimo dopo ti ritrovi senza attrezzatura, con il cantiere fermo e il tempo che inizia a correre contro di te. Può succedere perché, per quanto grande e imponente possa sembrare un parco macchine, la disponibilità non è mai infinita. I mezzi devono girare, lavorare, produrre reddito: a volte non possono restare fermi ad aspettare il tuo cantiere. E, come nell’ esempio che ti ho fatto, un sollevatore rotativo con quelle caratteristiche non lo trovi certo con la stessa facilità di una semplice verticale da 8 metri. Non è una macchina pronta dietro l’angolo: richiede tempo, programmazione e disponibilità limitate. E non pensare che sia un limite solo dei piccoli operatori. Anche le realtà più grandi e strutturate si trovano spesso a fare i conti con picchi improvvisi di lavoro e con clienti di peso da soddisfare a ogni costo. E più di una volta è capitato anche a noi in Rilòc: un cliente che chiede di prolungare il noleggio e il mezzo che, nel frattempo, non è più disponibile perché il nostro Partner lo ha già impegnato. Una bella grana, inutile girarci intorno. Ma grazie alla nostra Rete di Noleggio Locale, con oltre .000 Punti Noleggio Partner, siamo riusciti a garantire la continuità del cantiere trovando, in tempi rapidissimi, un mezzo equivalente presso un altro Partner vicino. Per il nostro cliente il cambio è stato quasi impercettibile: i
lavori sono andati avanti come se nulla fosse accaduto. Senza questa possibilità, invece, avrebbe dovuto fermare tutto, ricominciare da capo la ricerca di un mezzo e sperare in una soluzione rapida. Che tanto rapida non sarebbe stata. Ma senza certezze, e con il rischio reale di spendere di più, tra prezzi diversi e trasporti costosi, soprattutto se il mezzo fosse arrivato da centinaia di chilometri di distanza. Sommaci i ritardi accumulati e il budget che salta in un attimo. Con Rilòc, grazie alla nostra rete capillare di partner, la continuità non è mai in discussione: i lavori vanno avanti, i tempi vengono rispettati e il rapporto con il tuo committente resta solido. E quando la continuità diventa davvero fondamentale, ad esempio in presenza di penali pesanti per i ritardi o di premi legati al rispetto delle scadenze, non guardare solo al prezzo. Ha il suo peso, è vero, ma non deve mai essere il primo criterio. Perché che senso ha risparmiare qualche euro sul canone, se poi si corre il rischio di bloccare il lavoro? La vera priorità è garantire la continuità. E se sei tu il titolare, l’ufficio acquisti o il responsabile di cantiere, lo sai bene: quando le cose vanno storte… … non te le dimentichi tanto facilmente.
Come abbiamo visto, il noleggio funziona perché evita grossi investimenti nei momenti di incertezza e dà costi certi e programmabili. Ma c’è un rovescio della medaglia: più il periodo di noleggio è breve, più diventa impegnativo da sostenere per chi fornisce il mezzo. E non parliamo solo del canone. Ogni volta che un’attrezzatura esce a noleggio comporta procedure, verifiche, movimentazioni e costi fissi che pesano sul margine. Per un noleggiatore la matematica è semplice: a parità di condizioni conviene consegnare un mezzo per una settimana piuttosto che per uno o due giorni. Ecco perché, in alcuni casi, può venir richiesto al cliente un periodo minimo di noleggio. Non è una questione di indisponibilità o scarsa volontà del noleggiatore: dipende da fattori molto concreti, come ad esempio: • Esistono macchinari che richiedono controlli, preparazione e logistica molto più complessi rispetto ad altri, quindi per loro un noleggio troppo breve risulta semplicemente meno redditizio. • Se il parco mezzi è molto richiesto e tende a riempirsi con contratti medio-lunghi, i noleggi brevi diventano poco interessanti.
• Se i mezzi sono già opzionati per utilizzi successivi e programmati, non possono essere liberati per brevi parentesi, altrimenti si rischia di compromettere gli impegni già presi. Ma può capitare che il tuo lavoro duri poco: un intervento urgente da chiudere al volo, una commessa extra arrivata all’ultimo momento o il favore a un cliente storico a cui non puoi proprio dire di no. In questi casi, se ti serve il mezzo solo per un giorno, il minimo di noleggio diventa un ostacolo pesante per i tuoi conti. Non è detto che sia una scelta fatta per scoraggiare il cliente: è, più semplicemente, una decisione di ottimizzazione. Il problema è che, così facendo, rischi di pagare giorni in più che non utilizzerai, solo per rispettare la durata minima prevista. E anche in questo caso Rilòc può offrire una soluzione adatta. Con il servizio 1DAY possiamo gestire anche richieste di noleggi brevi, con o senza operatore, mettendo in campo la nostra esperienza e la forza della Rete di Noleggio Locale con oltre 2.000 Punti Partner. Così riusciamo a trovare sempre il mezzo giusto vicino al tuo cantiere, anche se serve solo per poco tempo o per un singolo giorno. Perché un cantiere, che duri settimane o poche ore, resta sempre un cantiere. E alla fine, cos’altro conta più del risultato?
Il cantiere non si può fermare: cosa fare se il mezzo a noleggio si guasta Prima o poi tutto si guasta, è inevitabile. E in questo caso parliamo proprio del mezzo che hai appena noleggiato e scaricato in cantiere da poche ore. Sono situazioni che possono verificarsi, e infatti ogni tanto accadono: quando succede bisogna essere preparati. Prova a pensare per un momento quanto ti potrebbe costare realmente, o quanto magari ti è già costato in passato, il guasto improvviso di un mezzo preso a noleggio. Quando si inceppa un fine corsa o si rompe all’improvviso un tubo idraulico ormai a fine vita, il risultato non cambia: il cantiere si ferma e gli operai restano bloccati a guardare il mezzo, diventato utile quanto un attaccante, che proprio nel momento decisivo della partita, si accascia a terra per i crampi. Il responsabile di cantiere sbraita, perché il lavoro è fermo e nulla procede come previsto. Il committente, intanto, va su tutte le furie: l’idea che i tempi di consegna possano saltare lo manda fuori controllo. E se gli operai non hanno lo strumento di lavoro, pensi davvero che si mettano a spostare tonnellate di terra a mani nude o ad arrampicarsi su corde per raggiungere una trave? Non credo proprio, e spero davvero che non gli venga mai in mente. Immagino che anche tu sia d’accordo con me. Quindi, a quanto può arrivare davvero il danno causato da una rottura accidentale del mezzo, se aggiungiamo anche
gli operai fermi in cantiere che, nell’attesa, commentano l’incredibile parata di Gigio Donnarumma della sera prima? Perché quegli operai, giustamente, per quelle ore trascorse a discutere di calcio li paghi comunque. E tu sai bene, quanto me, quanto costa ogni ora passata in cantiere senza produrre nulla. Non proprio spiccioli, giusto? Ora che è chiaro quanto questa eventualità possa pesare sui conti del cantiere, la domanda è solo una: come limitarne gli effetti? Il cantiere deve andare avanti, su questo non si discute. E c’ è un solo modo per affrontare davvero gli imprevisti: informarsi bene prima di scegliere a chi affidare il noleggio, soprattutto quando il tipo di lavoro può andare avanti solo se il mezzo è in perfetta efficienza. Ogni noleggiatore ha i suoi punti di forza e i suoi limiti. La differenza la fa il modo in cui tu, come cliente, ti prepari e affronti le situazioni. La prima regola è semplice e te l’avevo già consigliata: prima di decidere leggi bene il preventivo e il contratto. Non per diffidenza, ma per chiarezza e per tutelare entrambe le parti. Spesso i dettagli scritti in piccolo spiegano molto bene come viene gestita la richiesta di assistenza, in quanto tempo può intervenire un tecnico o come funziona l’ eventuale sostituzione del mezzo. Prima di decidere, chiedi sempre informazioni sulla capacità di intervento: ti farà capire molto su come viene gestita la quotidianità e ti permetterà di partire più tranquillo.
Infine, c’ è il tema delle coperture e dei servizi inclusi: non sono affatto dettagli secondari. Verifica sempre gli orari in cui l’assistenza è garantita e assicurati che non ci siano costi extra. E, se il tuo cantiere ha esigenze particolari, valuta in anticipo i servizi aggiuntivi: spesso fanno la differenza tra restare fermi e continuare a macinare lavoro. La prossima volta, prenditi qualche minuto in più per leggere, chiedere e confrontare. Non è mai tempo perso, ma è sempre tempo guadagnato: ti permette di capire se il tuo cantiere sta davvero partendo col piede giusto. Ed è proprio perché sappiamo quanto sia fondamentale ridurre al minimo i disagi di cantiere che in Rilòc abbiamo creato RiPlace, un servizio speciale pensato per affrontare al volo situazioni critiche come queste. Se un mezzo noleggiato si guasta e non può essere riparato in tempi ragionevoli, RiPlace interviene sostituendolo. E per il cliente non c’ è alcun costo aggiuntivo: il lavoro riparte senza spendere un euro in più. Possiamo farlo perché lavoriamo con oltre 2.000 Punti Noleggio Partner distribuiti in tutta Italia. Se il primo non ha il mezzo disponibile, nessun problema: lo troviamo subito da un altro Partner della Rete e il cantiere non si ferma. Credimi, in situazioni di estrema urgenza, con tempi limitatissimi a disposizione, questa soluzione può fare davvero essere l’ago della bilancia. Ma alla fine, in cantiere, si può parlare di sport? Ovviamente!
Ma solo dopo aver spento l’ escavatore e festeggiato un risultato impeccabile.
Manutenzione e formazione: la base di un noleggio sicuro Gli infortuni sul lavoro, purtroppo, accadono. Chi vive il cantiere ogni giorno lo sa: basta un attimo di distrazione o una protezione mancante per trasformare una giornata normale in una giornata che non sarebbe mai dovuta iniziare. In molti casi, questi incidenti avvengono in contesti che si sarebbero potuti evitare con un po’ di attenzione in più, mezzi in ordine e procedure rispettate. E i fatti di cronaca, purtroppo, lo ricordano spesso: non tutte le imprese hanno ancora sviluppato una reale cultura della sicurezza, fatta di formazione concreta e applicata, dispositivi di protezione aggiornati e macchine sempre ben mantenute e in regola. La cura delle attrezzature e dei mezzi utilizzati non è un dettaglio secondario: può diventare la linea marcata che separa un lavoro svolto in sicurezza da un lavoro esposto a rischi certi. Ecco perché la manutenzione e il controllo continuo diventano un fattore decisivo: che si tratti di mezzi di proprietà o a noleggio, fanno davvero la differenza in termini di sicurezza e affidabilità. Di norma, le macchine noleggiate vengono seguite con grande attenzione: manutenzione scrupolosa e controlli accurati sono la regola. Il noleggiatore, infatti, ha tutto l’interesse a consegnare mezzi affidabili e sicuri, così da limitare guasti imprevisti e
scongiurare possibili incidenti in cantiere. Tuttavia, quando ricevi un mezzo a noleggio, è sempre buona abitudine verificarne lo stato, prima di iniziarne l’uso, e segnalare subito eventuali anomalie. La sicurezza, però, non riguarda soltanto le attrezzature: riguarda anche chi le utilizza. Basta pensare alle PLE, le comuni piattaforme aeree. Frasi buttate lì come “tranquillo, la so usare” dovrebbero accendere subito un campanello d’allarme. Perché nell’uso di queste macchine non c’è spazio per improvvisazioni: servono norme da rispettare, abilitazioni da ottenere e controlli obbligatori. E non basta. Ogni produttore, ogni tipologia, ogni modello ha le sue particolarità, dettagli che vanno conosciuti e approfonditi con attenzione, perché è proprio lì che si gioca la differenza tra un utilizzo sicuro e un rischio evitabile. Non a caso, oggi per molte attrezzature da lavoro la legge richiede un’abilitazione specifica dell’operatore, prevista dall’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012. Un documento che stabilisce durata, contenuti minimi e modalità dei corsi di formazione, indicando chiaramente le macchine per cui serve il cosiddetto “patentino”. E queste sono le principali: • Piattaforme di lavoro mobili elevabili (PLE) • Gru a torre
• Gru mobili • Gru per autocarro • Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo (carrelli industriali, telescopici e telescopici rotativi) • Trattori agricoli o forestali • Macchine movimento terra (escavatori idraulici, escavatori a fune, pale caricatrici frontali, terne, autoribaltabili a cingoli) • Pompe per calcestruzzo Il datore di lavoro ha l’obbligo di garantire che, chi utilizza queste attrezzature, sia formato e in possesso dell’abilitazione prevista. Un noleggiatore professionale, prima di consegnarti il mezzo, ti chiederà sempre un documento che certifichi quali operatori lo utilizzeranno. Non è burocrazia fine a sé stessa: è la garanzia che chi salirà a bordo abbia ricevuto la formazione necessaria ed è in regola con l’abilitazione prevista. In questo modo il noleggiatore tutela se stesso, ma soprattutto le tue persone e il tuo cantiere, perché un mezzo affidato a mani competenti significa sicurezza per tutti. Conoscere il quadro normativo e rispettarlo non significa, quindi, soltanto evitare sanzioni: vuol dire soprattutto garantire che le persone possano rientrare a casa la sera. I noleggiatori italiani, nella maggior parte dei casi, sono ben preparati e mettono a disposizione mezzi sempre a norma e sottoposti a tutti i controlli di legge.
Ognuno di loro, però, ha le proprie abitudini: c’ è chi ha i documenti scansionati e te li invia con un click, chi preferisce lasciare a bordo una copia cartacea, chi mette gli originali e chi tiene tutto ordinato in un armadio chiuso a chiave. Il mio consiglio? Prendi l’abitudine di controllare subito la documentazione, ancora prima di inziare ad usare il mezzo: così, se qualcosa non torna, puoi segnalarlo immediatamente e partire con la tranquillità di avere tutto in regola. E se i tuoi cantieri ti portano spesso lontano dalla tua zona, sai bene cosa significa dover contattare ogni volta noleggiatori diversi, raccogliere documenti, verificare procedure e perdere tempo in mille passaggi burocratici. Una soluzione è affidarti a un referente unico: un partner che conosce già le tue esigenze e ti accompagna ovunque, coordinando il noleggio su scala nazionale e liberandoti dal pensiero di dover ricominciare da zero ogni volta. Ed è qui Rilòc, con la sua Rete di Noleggio Locale, può fare la differenza: un sistema pensato per garantirti mezzi sempre in regola e operatori qualificati, ovunque ti porti il lavoro. Perchè, per noi, la formazione è parte integrante dell’idea di noleggio sicuro che abbiamo in mente. Per questo abbiamo sviluppato NoloAbilita®, un servizio pensato per chi deve formarsi, ma non può permettersi di perdere giornate intere in spostamenti. Con NoloAbilita® la formazione certificata arriva ovunque in Italia: direttamente in cantiere o nelle sedi dei nostri Partner Noleggiatori, scelti di volta in volta per essere più vicini alle tue necessità. Dalle piattaforme aeree ai carrelli elevatori, dai sollevatori telescopici alle macchine movimento terra, i percorsi formativi seguono l’ Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 e sono
svolti da docenti qualificati. Perché ogni cantiere inizia bene solo quando la formazione è reale, non una semplice scritta su carta.
Il Noleggio a Rete Locale: il modello che ha scritto nuove regole del gioco Ogni settore di mercato è stato rivoluzionato da una grande scoperta, da un cambiamento radicale o da un’innovazione di metodo capace di riscriverne le regole. Dal fuoco al ferro, dalla ruota alla stampa tipografica, dal cannocchiale al motore a scoppio. Fino ai giorni nostri, con il computer, il cellulare, lo smartphone e l’intelligenza artificiale. Non si è trattato di semplici miglioramenti: sono state svolte capaci di ribaltare interi mondi, rivelando orizzonti che il giorno prima parevano irraggiungibili. A volte si è trattato di invenzioni autentiche, nate dal nulla: qualcosa che prima non esisteva, o che è stato trasformato fino ad assumere una forma e una funzione del tutto nuove. Altre volte, la svolta non è stata un’invenzione assoluta, ma un insieme di modifiche, miglioramenti o nuovi utilizzi capaci di trasformare profondamente ciò che già c’ era. Perché spesso l’innovazione nasce proprio dal correggere ciò che non funzionava come avrebbe dovuto. Eppure, cambiamenti di questo tipo non sono mai scontati. Perché? L ’ essere umano tende ad aggrapparsi a ciò che conosce, anche quando la novità promette un passo avanti e la possibilità di migliorare la situazione attuale. Qualcosa di simile, seppur in scala più contenuta, è accaduto anche nel mondo del noleggio di mezzi da cantiere. Un settore giovane, in Italia, che per anni ha seguito più o
meno le stesse regole. Alcune di queste logiche le abbiamo già esplorate nelle pagine precedenti. E tra tutte, emerge un elemento chiaro: la naturale cautela dei noleggiatori di mezzi da lavoro verso chi si presenta per la prima volta. Una prudenza che, pur comprensibile, può rallentare l’avvio dei lavori e trasformare la gestione del cantiere in un percorso a ostacoli. E proprio da questa criticità è nata la svolta. Il concetto di Rete di Noleggio Locale non è stato un semplice miglioramento del modello tradizionale, ma un cambio di prospettiva radicale. È un metodo di lavoro unico, strutturato secondo un protocollo che in Italia non esisteva, nato con un obiettivo chiaro: rendere il noleggio più semplice, rapido e sicuro per chi vive il cantiere ogni giorno. Tutto nasce dall’idea di raccogliere, in un’unica struttura organizzata, i punti di forza di migliaia di punti noleggio già presenti sul territorio. E, allo stesso tempo, di cancellare quelle difficoltà che troppo spesso rallentano o complicano la ricerca di un mezzo quando serve subito. Difficoltà che diventano ancora più evidenti nelle urgenze estreme e nei cantieri fuori zona, dove non c’ è ancora un rapporto di fiducia con i noleggiatori locali. Non è un semplice elenco di regole interne e nemmeno un accordo commerciale qualunque. È un sistema che unisce disponibilità, tempi di risposta, procedure di controllo e assistenza in un unico metodo
coordinato. In questo modo, ovunque si trovi il cantiere, puoi contare sulla stessa qualità di servizio, con regole chiare, condizioni trasparenti e comunicazioni sempre uniformi. La sua forza è nella rete: più di 2.000 Punti Noleggio Partner intrecciati in un modello che nessuno aveva mai immaginato prima. In questo modo, non fa differenza quale Partner ti porterà il mezzo in cantiere: tu avrai sempre un solo referente, pronto a seguirti dall’inizio alla fine. Grazie a questo protocollo, frutto di anni di esperienza e di miglioramenti continui, quello che un tempo richiedeva ore di telefonate, ricerche e preventivi oggi si riduce a un solo gesto: un’unica richiesta. Da quel momento in poi non dovrai più preoccuparti di nulla: sarà il tuo referente a coordinare ogni dettaglio, dall’inizio alla fine. Il noleggio mezzi da lavoro reso davvero facile. E più facile di così? Davvero impossibile!
La Rete invisibile che ha rivoluzionato il noleggio Ricordi l’episodio di cui ti ho parlato all’inizio di questo libro, quello del mare e della sabbia raccolta sul fondo? Ecco, il concetto di “Rete” è nato proprio in quel momento. O, meglio, proprio lì è scoccata la scintilla, l’intuizione che ha innescato il lungo percorso che avrebbe portato alla nascita del sistema Rilòc. Dopo anni immerso nel mondo del noleggio di mezzi da lavoro, prima come responsabile acquisti e poi come noleggiatore, mi ritrovavo ogni giorno a sbattere contro le stesse difficoltà, sempre uguali, sempre le stesse. Avevo intuito che il settore aveva bisogno di una svolta, di una ventata d’aria nuova capace di spezzare abitudini ormai consolidate. Quelle stesse abitudini rischiavano di diventare una vera palla al piede per chi aveva esigenze particolari di noleggio. Dal mio punto di vista, vivendo ogni giorno quelle dinamiche, ho potuto osservare e toccare con mano tutte quelle complicazioni che non erano più al passo con i tempi. Erano macchinosità che rallentavano tutto, proprio mentre altri settori, anche affini, avevano già avuto la forza di cambiare. Fu proprio da lì che nacque il concetto di Noleggio a Rete Locale. Un modello completamente nuovo di noleggio, creato per
trasformare in semplicità ciò che, fino a poco tempo prima, poteva apparire come una corsa ad ostacoli. Per alcune esigenze specifiche, noleggiare non era soltanto complicato, ma poteva diventare estenuante. Un percorso tortuoso, fatto di attese, cauzioni, preventivi tutti diversi, email che si accumulavano e telefonate che sembravano non bastare mai. Sono difficoltà che non dipendono certo dalla volontà dei noleggiatori, che spesso si fanno in quattro pur di aiutare i clienti. Il punto critico è un altro: è il modello stesso del noleggio di mezzi da lavoro, rimasto troppo a lungo fermo a logiche del passato. E nei cantieri fuori zona, dove non hai relazioni consolidate, specie se brevi e tremendamente urgenti, quella complessità si trasforma quasi sempre in una regola tacita. Il noleggiatore, per forza di cose, deve tutelarsi ed essere prudente: non ha alternative. Con il Noleggio a Rete Locale, invece, quelle difficoltà scompaiono all’istante. È come abbandonare un passo di montagna tortuoso, fatto di pendenze e tornanti, e ritrovarsi su un’autostrada a cinque corsie, ampia e scorrevole, che ti conduce dritto a destinazione. E quando gli imprevisti si presentano, perché prima o poi accade sempre, la loro gestione diventa immediatamente una priorità. L’obiettivo è chiaro: intervenire rapidamente per limitare al
massimo i disagi per il cantiere. Nel noleggio tradizionale, se ti affidi al partner che conosce già la tua azienda e ha il mezzo pronto, tutto probabilmente fila liscio. Non ti aspetti sorprese e puoi dedicarti al lavoro senza pensieri. C’è fiducia reciproca, condizioni di noleggio che conosci, due parole, un saluto e sei già pronto a concentrarti sul lavoro. Il problema si presenta quando il tuo partner non è vicino al cantiere. Per trasportare un mezzo da una sede lontana i costi aumentano, i tempi si dilatano e ogni richiesta di assistenza rischia di trasformarsi in una lungaggine. È proprio allora che ti accorgi di quanto sia difficile muoversi senza un punto di riferimento, qualcuno che conosca già il tuo lavoro e sappia anticipare le tue necessità. Rilòc è quel punto di riferimento. Ti mette a disposizione un referente unico e una rete di oltre .000 Punti Noleggio Partner in tutta Italia. Una copertura capillare che assicura la disponibilità del mezzo giusto, più possibile vicino al tuo cantiere. Un numero così alto di Partner significa avere a disposizione una parte rilevantissima del parco macchine presente in Italia. E con zero spreco di tempo. Una volta provato il Noleggio a Rete Locale, difficilmente vorrai tornare indietro.
• Avrai sempre un unico referente per tutto il territorio nazionale, capace di seguirti anche nelle emergenze o nei noleggi più brevi. • Le condizioni di fornitura resteranno sempre le stesse, in qualunque parte d’Italia, senza variazioni nei pagamenti o nelle procedure. • Non dovrai ogni volta rinegoziare, ricominciare da capo o adattarti ad abitudini diverse: sarà tutto come già conosci. Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo di un protocollo operativo unico, studiato nei minimi dettagli, dove nulla è lasciato al caso. È un sistema costruito come un mosaico, dove ogni elemento si incastra con gli altri in modo perfetto, risultato di anni di esperienza e di miglioramenti continui. Nasce per semplificare e rendere più sicuro il lavoro di chi, ogni giorno, deve iniziare un cantiere con un mezzo a noleggio. È proprio qui che il protocollo dimostra il suo valore: prende processi complessi, pieni di variabili, e li traduce in regole chiare che ti accompagnano ovunque. Il nostro protocollo, per noi, è una procedura. Per te è una certezza.
Protocollo Rilòc: controllo totale e zero sorprese nel noleggio Ti ho già raccontato dei singoli elementi che compongono l’esclusivo protocollo di Rilòc. Ora immagina di osservarli tutti insieme. Proprio come le tessere di un mosaico, che rivelano l’immagine solo quando sono unite, così ogni elemento del nostro protocollo ha un ruolo preciso e rafforza l’intero sistema. Questo è il protocollo di Rilòc, la Rete di Noleggio Locale più grande in Italia. Un sistema unico in Italia, pensato per abbattere ogni difficoltà e garantire continuità, anche nei momenti più critici del noleggio. Molti dei suoi elementi li hai già incontrati nelle pagine precedenti: sono nati proprio per affrontare le situazioni più delicate del settore. E il bello è che, anche presi singolarmente, questi elementi sanno fare la differenza, alleggerendo davvero il peso delle preoccupazioni quotidiane di un titolare, di un responsabile acquisti o di un capo cantiere. Ma il vero salto di qualità lo ottieni quando li utilizzi insieme: è lì che il protocollo di Rilòc mostra tutta la sua forza. Ed è arrivato il momento di svelarteli tutti. Preparati a scoprirli.
. RentalSel – La selezione e monitoraggio dei Partner Questo è il cuore del sistema. In Rilòc nulla è lasciato al caso: ogni partner viene selezionato con criteri rigorosi e monitorato costantemente. Il risultato? Ovunque tu lavori in Italia, puoi contare sempre sullo stesso livello di affidabilità e qualità, che ti aspetti. I dieci parametri che valutiamo sono: • Solvibilità aziendale : verifichiamo e monitoriamo la solidità finanziaria di ogni Partner Noleggiatore. Un’azienda che fatica a rispettare i propri impegni economici è più esposta a problemi operativi. Questo riduce la probabilità di interruzioni o disservizi durante il noleggio. • Regolare iscrizione alla Camera di Commercio : è la base normativa per la trasparenza: se un’impresa non è registrata correttamente, c’è un problema formale che non vogliamo ricada sui nostri clienti. • Competenza del personale: nel noleggio, la professionalità di chi ti segue è fondamentale. Verifichiamo capacità tecniche, chiarezza nelle comunicazioni e precisione nei preventivi. • Stato di manutenzione del parco mezzi : un mezzo ben tenuto riduce al minimo il rischio di fermi in cantiere. Per questo teniamo traccia di ogni intervento di assistenza, monitorando anche come viene gestito.
• Regolarità dei documenti obbligatori : il Noleggiatore Partner deve essere in grado di produrre tutti i documenti obbligatori, come ad esempio il certificato CE, le verifiche di legge, il manuale d’uso, il registro delle manutenzioni e ogni altra documentazione richiesta dalla normativa vigente. • Conformità alle specifiche e distanza dal cantiere: se il mezzo non è adatto al lavoro o è troppo lontano, aumentano costi e rischi di ritardi. Per noi la scelta giusta è sempre quella più vicina e più adatta. • Tempi di riscontro alle richieste: se serve un mezzo, serve subito. I nostri Partner devono garantire la giusta reattività, perché non possiamo permetterci tempi di riscontro infiniti. • Rispetto degli impegni : in cantiere conta la certezza. Chiediamo sempre il rispetto degli accordi presi e la capacità di comunicare tempestivamente qualsiasi variazione. • Assistenza in caso di guasti : il nostro Partner deve avere procedure rapide per intervenire rapidamente e, se necessario, dovrebbe essere in grado di sostituire il mezzo. • Disponibile a sopralluoghi in cantiere: a volte, per individuare il mezzo più adatto, è necessario un sopralluogo. I nostri partner garantiscono sempre questa disponibilità, considerandola parte integrante del servizio.
. GeoLòc – Il partner più vicino Appena nasce la necessità di un noleggio, il nostro strumento informatico proprietario entra subito in azione. In pochi secondi individua il Partner più vicino al cantiere con il mezzo giusto, riducendo costi di trasporto, tempi di consegna e persino l’impatto ambientale. . SpidReply – Risposte in 15 minuti Abbiamo creato un reparto dedicato solo a un fine: rispondere velocemente Un riscontro medio entro 15 minuti non è un favore, in Rilòc è la normalità di ogni giorno, perché sappiamo bene che in cantiere il tempo è denaro, e ogni minuto perso pesa. . ZeroSorprese – Preventivi chiari e definitivi Il prezzo che vedi nel preventivo è lo stesso che troverai in fattura. Niente voci nascoste, niente calcoli complicati. E se ci sono costi per servizi aggiuntivi richiesti, li troverai ben visibili e spiegati con chiarezza. . 1DAY – Il noleggio breve Ti serve un mezzo per poco tempo, magari anche solo per un giorno? Con la nostra rete di oltre 2.000 Punti Noleggio Partner lo troviamo subito, senza alcuna penalizzazione per te. . Vademecum Noleggio Sicuro e Modulo Tutela Danni Ti mettiamo a disposizione strumenti e procedure semplici per controllare il mezzo sia all’arrivo che alla riconsegna in cantiere. In questo modo puoi documentare con precisione lo stato reale ed evitare sul nascere qualsiasi contestazione sui danni. . RiPlace – Sostituzione rapida del mezzo Se un mezzo si guasta in cantiere e non può essere riparato in tempi ragionevoli, non resti scoperto. Grazie alla nostra rete
lo sostituiamo gratuitamente con un mezzo equivalente, così il lavoro continua senza interruzioni e i disagi si riducono al minimo. . WhatsLòc – Comunicazioni rapide Hai a disposizione linee di messaggistica dedicate, gestite direttamente dai nostri operatori, per comunicare in modo rapido e immediato su qualsiasi esigenza: richieste di noleggio, sopralluoghi, assistenza o aspetti operativi. Un canale diretto che ti mette subito in contatto con chi può darti la risposta giusta, senza attese. . NoloGuardian® – Esclusiva Copertura Danni Abbiamo introdotto una novità molto apprezzata: una copertura danni gratuita che contribuisce a proteggerti dagli imprevisti che possono capitare in cantiere. Ogni mezzo noleggiato con Rilòc viaggia con questa garanzia inclusa, senza costi aggiuntivi. Perché il cantiere deve rendere e la serenità con cui ci lavori vale più di qualsiasi prezzo. . NoloAbilita® – La formazione vicina dal cantiere È un tassello fondamentale al nostro servizio: la possibilità di svolgere corsi di formazione certificati in qualunque parte d’Italia. Dalle piattaforme aeree ai carrelli elevatori, dai sollevatori telescopici alle macchine movimento terra, organizziamo direttamente in cantiere o presso sedi convenzionate i percorsi formativi previsti dall’Accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2012. Questo significa che i tuoi operatori possono ottenere o rinnovare il patentino senza spostamenti inutili, con docenti qualificati e programmi sempre aggiornati. Perché la sicurezza inizia dalla formazione e deve essere accessibile ovunque ci sia un cantiere. Solo quando tutti e dieci questi elementi si incastrano insieme prende forma il Protocollo di Rilòc: un sistema che trasforma radicalmente l’esperienza del noleggio.
Ti assicuro che mettere a punto questi dieci elementi non è stato affatto semplice. Dentro ci sono trent’anni di esperienza, fatti di prove e di errori che si sono trasformati in insegnamenti. Ecco perché, quando ti affidi alla Rete di Noleggio Locale di Rilòc, non stai semplicemente ricevendo un mezzo a noleggio. Ma un sistema collaudato nato per proteggere il tuo tempo, il tuo budget e la continuità del tuo lavoro. E questa, di per sé, sarebbe già una conquista enorme. Ti sembra già tanto? Sappi che dietro c’ è molto di più. Così tanto che un altro libro, da solo, non basterebbe a scriverlo.
Tutto ciò che puoi noleggiare, lo trovi con Rilòc Quando mi chiedono cosa si possa noleggiare in Rilòc, la prima risposta che mi viene in mente è: “tutto il noleggiabile” . Una risposta che sembra troppo semplice, quasi riduttiva, rispetto al lavoro e alla visione che hanno dato vita alla Rete di Noleggio Locale più grande in Italia. Eppure, alla fine, la realtà è proprio quella: davvero non saprei rispondere in altro modo. Noleggiamo tutto ciò che serve… proprio così. In realtà, se pensi a un cantiere, dalle prime fasi di movimento terra fino alle rifiniture più delicate, ogni macchina che immagini può essere noleggiata con Rilòc. Per chi deve lavorare in quota, la scelta va dalle piattaforme aeree autocarrate, agili e presenti ovunque, fino alle semoventi articolate o telescopiche, ideali sia per le corsie della grande distribuzione, sia per i grandi cantieri industriali. Ci sono le verticali, perfette quando serve solo salire e scendere in spazi stretti, e ci sono i ragni cingolati, che sembrano nati apposta per infilarsi dove nessun altro riesce ad arrivare. Se il lavoro parte dalla polvere della terra, i protagonisti diventano gli escavatori: dai modelli mini, agili al punto da passare attraverso una porta, fino ai grandi in grado di affrontare gli scavi più imponenti. Accanto a loro trovi minipale, pale, dumper e rulli, macchine per modellare o preparare il terreno. Ci sono poi i sollevatori telescopici, fissi o rotativi, macchine davvero polivalenti: un solo mezzo che, grazie ad accessori come cestello portapersone, gancio, argano o benna, si
trasforma all’ occorrenza e vale come tre o quattro macchine messe insieme. Non dimenticare la logistica: un cantiere non si gioca solo all’aperto. Nei magazzini come nei piazzali, carrelli elevatori, transpallet e retrattili diventano un aiuto insostituibile del lavoro, perché in ogni angolo, c’ è sempre qualcosa da sollevare, caricare o scaricare. La vera particolarità non sta solo nella gamma di attrezzature e nell’incredibile quantità di mezzi disponibili, frutto della collaborazione con oltre 2.000 Punti Noleggio Partner. Sta nel modo in cui questa gamma viene resa accessibile. Abbiamo una regola precisa: non tutti i mezzi sono subito disponibili e accessibili a chiunque. In Rilòc l’approccio non è uguale per tutti: distinguiamo tra chi si affaccia per la prima volta al nostro servizio e chi, invece, è già parte della nostra storia come Cliente Consolidato. Con i nuovi clienti iniziamo da un gruppo di attrezzature principali, che permettono di coprire gran parte delle esigenze operative. Nello stesso tempo, ci consentono di ottimizzare le risorse per la ricerca dei mezzi e la preparazione dei preventivi. Perchè per noi, organizzare il noleggio di un mezzo in cantiere, non è proprio una passeggiata. Non abbiamo un controllo diretto sulle disponibilità dei piazzali dei nostri Partner Noleggiatori. Ogni necessità concreta di noleggio gira la chiave nel cruscotto: la nostra macchina organizzativa si accende all’istante, con il motore già caldo e pronto a scattare in azione. In pochi istanti partiamo a molla. Valutiamo con attenzione ogni mossa migliore: prezzi storici
su base geografica, telefonate, email e messaggi ai Partner Noleggiatori Locali, verifica della disponibilità del più vicino al cantiere. Tutto per arrivare a un solo obiettivo: trovare la soluzione più adatta e trasformarla nel nostro preventivo ZeroSorprese . E non c’ è un secondo da sprecare: per essere davvero risolutivi serve metodo e velocità. Non è un lavoro da poco, credimi. Perché dietro quel preventivo non si nasconde un semplice prezzo, ma la promessa di un risultato certo. È la garanzia di un servizio unico nel panorama italiano. Quando l’asticella è così alta, non esiste margine per l’ errore: tutto deve andare esattamente per il verso giusto. Capisci cosa significa davvero, per noi, quando qualcuno ci dice: “mi serve un preventivo di noleggio”? Per questo motivo il nostro approccio cambia tra chi ci contatta per la prima volta e chi decide di sceglierci come partner strategico. Dopo i primi tre noleggi si supera una soglia simbolica, ma fondamentale: da semplice cliente si diventa Cliente Consolidato. E da lì, la relazione prende un’altra forma. Cambia davvero tutto. Da quel momento non ci sono più limiti: ogni macchina, ogni accessorio, anche quelli che non compaiono online, diventano a tua disposizione. A quel punto non servono più cautele particolari. Il rapporto è costruito, la fiducia è piena e reciproca. È la libertà di chiedere qualunque attrezzatura sapendo che la
risposta non sarà mai un “forse” , ma sempre un “ci pensiamo noi” . Se un mezzo esiste, è disponibile e noleggiabile, puoi essere certo che ci saremo: metteremo in campo ogni sforzo per trovarlo e consegnartelo. Questa è la differenza che rende speciale il nostro modo di lavorare. Potrai contare su autocarri e veicoli da cantiere, che siano cassonati, ribaltabili o dotati di gru. Oppure furgoni commerciali in tutte le versioni, dal passo corto al passo lungo, con cassone o coibentati per usi speciali. Se ti serve energia, hai a disposizione gruppi elettrogeni di ogni potenza, affiancati da motocompressori silenziati e da attrezzature per aria compressa. Per la gestione quotidiana del cantiere trovi WC chimici completi di lavamani, con svuotamento programmato e accessori dedicati, insieme a monoblocchi prefabbricati utilizzabili come uffici, mense, spogliatoi o magazzini. La luce non manca mai: torri faro, segnaletica temporanea e sistemi di illuminazione di emergenza garantiscono continuità operativa in ogni condizione. Anche l’acqua è sotto controllo, grazie a pompe sommerse per fango e acque reflue, disponibili anche con quadri automatici. E per le lavorazioni più mirate puoi contare su utensili pneumatici ed elettrici, dai martelli alle carotatrici, dagli aghi vibranti ai tagliasfalto. Quando serve compattare il terreno, mettiamo a disposizione piastre vibranti, costipatori e altre attrezzature, mentre per la sicurezza del cantiere non mancano barriere Jersey, recinzioni mobili e sistemi perimetrali dedicati. Infine, puoi sempre integrare con rampe, pedane, passerelle
da cantiere e con tutta la minuteria e l’attrezzatura leggera, pronta all’uso in ogni momento. Lo so, ho già citato molte cose, forse troppe… Eppure, potrei andare avanti ancora a lungo, perché l’elenco davvero è quasi infinito. Ma quello che conta davvero è che se ti serve un’attrezzatura, qualunque essa sia… … noi la troveremo per te.
La trasparenza è dire anche ciò che non piace Ok, ora ti dico anche quello che spesso non ti dicono. Per noi la “trasparenza” non è una parola ad effetto, da mettere in un elegante comunicato. La trasparenza che intendiamo è come una vetrina ben pulita, senza vetri a specchio. Se è davvero tale, allora lascia vedere tutto ciò che c’ è dentro, anche i dettagli che non sono comodi da mostrare. Normalmente, nel commercio, si tende a comunicare solo ciò che può far piacere. È la regola non scritta di chi deve vendere: accarezzare il cliente nel verso del pelo. In fondo, chi farebbe diversamente sapendo di rischiare di allontanarlo? Noi, invece, scegliamo di dire tutto, senza filtri e senza giri di parole, pur sapendo che questo può costarci qualche opportunità di noleggio. Perché siamo convinti che dire la verità, anche quando non è piacevole, sia l’unica base per costruire rapporti solidi. Come si diceva una volta: patti chiari, amicizia lunga. Ora voglio condividere con te un concetto a cui tengo moltissimo: uno dei capisaldi del nostro modo di lavorare. Ci faremo in quattro, otto o sedici, e anche di più se serve, pur di non lasciare mai a piedi un cliente. Per noi ogni richiesta di noleggio è un’assoluta priorità, da mettere davanti a tutto.
Ma due cose le pretendiamo con fermezza. La prima è il rispetto delle persone e del lavoro che portano avanti ogni giorno. Anche nei momenti di tensione, c’ è un solo modo corretto di comunicare: con educazione. La seconda è il rispetto del nostro tempo. Lo sai già, lo consideriamo la merce più preziosa. Ed è proprio per difenderlo che abbiamo creato un sistema capace di liberarti da perdite di tempo inutili. Ma lo stesso chiediamo a chi si rivolge a noi. E non transigiamo. Perché non siamo l’ ennesimo noleggiatore al quale chiedere un preventivo “tanto per ” , né fornitori da spingere al ribasso, né quelli del “mi serve solo un prezzo al volo”. Dietro ogni preventivo di Rilòc non troverai mai un prezzo già scritto su un listino, da riportare in fretta su un modulo. C’ è invece un immenso lavoro, di vero valore: analizzare una banca dati enorme, incrociare ricerche, telefonare, verificare e confrontare disponibilità e condizioni, fino a individuare la soluzione più adatta. E quella soluzione deve essere perfetta per te, non per noi. Se ti sembra solo un prezzo, vuol dire che non hai visto la parte nascosta dell’iceberg. Perché dietro a quel prezzo c’ è la nostra promessa di trovare, organizzare e garantire un risultato certo in cantiere. C’ è un altro aspetto che devi sapere: ogni volta che siamo pronti a noleggiare qualcosa, dobbiamo garantirti la disponibilità con i nostri Partner. Uomini e donne che, come te e come noi, non accettano di
lavorare con perdite di tempo. Si aspettano serietà e continuità, confidando che la maggior parte delle nostre richieste si trasformi in un contratto. Agire diversamente, vorrebbe dire gettare alle ortiche la credibilità che abbiamo conquistato, con fatica immane, in tanti anni di impegno. E questo non ce lo possiamo permettere. Capisci allora perché siamo così rigidi su questo punto? Non è durezza fine a sé stessa, ma difesa di un capitale invisibile che si chiama fiducia. Fiducia nostra, dei Partner e anche tua. E poi c’ è l’altra verità scomoda: quella del prezzo. Capita che qualcuno ci dica: “siete un pò più cari rispetto nostro solito fornitore” . La nostra risposta è semplice: “più cari rispetto a cosa?” Ad una soluzione identica alla nostra che, in realtà, non esiste? Il nostro modello è unico e specializzato ed è per questo che si definisce servizio a valore aggiunto. E il prezzo del canone di noleggio, preso da solo, non può diventare l’unico metro con cui giudicare il servizio. Perché la rapidità di ogni risposta, le condizioni di noleggio sempre uguali, la certezza di ogni aspetto, i servizi inclusi e la tranquillità che ti offriamo… non valgono nulla? Oppure arriva la classica obiezione: “un altro noleggiatore mi ha chiesto meno, se scendete un po’ lo facciamo con voi”. A queste parole non possiamo che sorridere e ringraziare, teneramente, chi ce le rivolge. Perché significa che non ha letto nulla di come lavoriamo,
prima di cliccare sul form: “invia la richiesta di preventivo” . Lo diciamo ovunque e lo ribadiamo senza mezzi termini: la nostra forza è la collaborazione, non la competizione. Non giochiamo alla corsa al ribasso, perché il prezzo più basso non è il nostro obiettivo. In questi casi la risposta che diamo è una sola: se pensa di avere la soluzione migliore, è giusto che si rivolga direttamente a quel noleggiatore. Nessuna polemica, nessun rancore: semplicemente non siamo ciò che sta cercando. Infine, c’ è la chiarezza. In Rilòc la chiarezza non è un dettaglio: è un principio. Siamo maniacali nel comunicare ogni informazione importante nel modo più visibile possibile. Non ci stanchiamo di ripeterle su più fronti, perché non abbiamo mai creduto nelle clausolette né nelle righe in piccolo che confondono. I nostri contratti di noleggio, sì, contengono diversi articoli come qualsiasi altro contratto. Ma sono studiati per tutelarci solo nelle situazioni peggiori e come forma di protezione reciproca. Non sono stati scritti per creare confusione o, peggio, per ingannare chi decide di affidarsi a noi. Le informazioni fondamentali, invece, vengono sempre comunicate più e più volte. Sempre con la massima chiarezza e senza mai delegarle a minuscole righe, visibili solo con la lente di ingrandimento. È un tratto che ci distingue: preferiamo ripeterci, se serve, piuttosto che lasciare spazio a dubbi.
Eppure, esiste una categoria di clienti che, puntualmente, non legge nulla di ciò che scriviamo. Salvo poi lamentarsi quando arriva la fattura. Lascia che ti riporti un caso tipico, ma non è isolato. Le situazioni sono diverse, ma tutte hanno un’ origine comune: il menefreghismo o, peggio, quel fenomeno sempre più diffuso che viene definito analfabetismo funzionale. Come ti dicevo, ecco un esempio concreto che, in un contesto “normale” , non dovrebbe accadere. Succede che qualcuno non ci avvisi della fine del noleggio, sebbene sia nel suo cantiere e utilizzato dal suo personale. Come se avessimo una sfera di cristallo per saperlo. Noi lo ricordiamo con chiarezza, una, due, tre volte… eppure il nostro messaggio resta inascoltato. Il messaggio è molto chiaro: “se non viene comunicato il fine noleggio, si intende prorogato di giorno in giorno”. Ma quando si accorge di non averlo fatto, tenta di riversare la colpa su di noi, a volte con toni ben lontani dall’ essere eleganti. La verità è che tutto si riduce a una mancanza elementare: non ha rispettato la prima regola, la più semplice eppure la più importante. Bisogna leggere! Certamente si tratta di eccezioni, casi limitati se confrontati con la vastità dei contratti che gestiamo ogni anno. Ma esistono, e meritano di essere raccontate. Inoltre, parlare chiaro fin dall’inizio è il modo migliore per non far perdere tempo a nessuno. Chi sceglie Rilòc deve averlo ben presente.
Il tempo non si regala e non si svende. E il nostro lo investiamo per il cliente, fino all’ultimo minuto, ma solo per chi rispetta il nostro. Credimi, è il primo messaggio che cerchiamo di trasmettere a chi si rivolge a noi per la prima volta, ma anche a chi, ogni tanto, tende a dimenticarlo. Fa parte della nostra ossessione per la trasparenza: raccontare ogni cosa, anche quelle che non sempre suonano piacevoli. Perché soltanto così possiamo dichiararci davvero sinceri. E degni della tua fiducia.
Rilòc e la rivoluzione copernicana del noleggio Sicuramente conosci la storia di Niccolò Copernico, il matematico e astronomo polacco che, con i suoi studi, ribaltò il pensiero dominante del suo tempo. Fino alla metà del XVI secolo, la convinzione quasi universale era che il Sole e tutti gli altri pianeti girassero intorno alla Terra: la cosiddetta teoria geocentrica, o tolemaica, affermatasi già nell’antica Grecia e rimasta il modello di riferimento per oltre duemila anni, sostenuta tanto dalla filosofia quanto dalle autorità religiose. Dopo un’iniziale diffidenza, le prove scientifiche accumulate furono tali da rendere impossibile ignorarne la validità. Da quel momento, lo studio del cosmo non è più stato lo stesso. La “rivoluzione copernicana” è così diventata sinonimo di ogni cambiamento radicale, capace di stravolgere e ridefinire principi che fino ad allora sembravano immutabili. E, in Italia, nel mondo del noleggio di mezzi da lavoro, la mia intuizione ha dato vita a quella che si può definire una vera e propria rivoluzione copernicana. Perché, vedi, l’approccio che ho adottato è stato davvero dirompente e capace di scrivere nuove regole del gioco. Da lì si è aperta una strada che prima non esisteva. E per farti percepire la portata di questa rivoluzione, voglio affidarmi a una metafora. Immagina di affrontare una maratona… magari proprio la gara della vita.
Intorno a te ci sono atleti che si preparano da mesi. Hanno consumato centinaia di scarpe, versato litri di sudore e contato ogni singola caloria, ogni grammo di carboidrati, pur di arrivare pronti a questo momento. Ognuno con il proprio preparatore. Il gesto tecnico limato fino all’ ossessione, l’attrezzatura da migliaia di euro scelta solo per strappare, a ogni chilometro, anche quel singolo secondo che può fare la differenza. È la corsa di tutti contro tutti, dove ogni falcata diventa una lotta, ogni pensiero è motivazione e ogni sguardo resta fisso sul traguardo da tagliare per primi. E poi ci sei tu. Tu che corri tranquillo, con il tuo passo, senza bisogno di sgomitare tra i favoriti in campo. E senza nemmeno il fiatone. Non serve fare di più. Perché lo sai già fin dal primo passo: sarai tu a strappare il nastro. Stai pensando che questa metafora è una classica sparata da bar, dopo qualche bicchiere di troppo? Eppure, se fosse davvero possibile, non sarebbe forse una rivoluzione? Un cambiamento talmente grande da sembrare impossibile anche solo da immaginare? Bene, è proprio quello che ho fatto. Il mio approccio è stato semplice, quanto dirompente: non competere con nessuno, ma collaborare con tutti. E dimmi, c’ è qualcosa di più rivoluzionario di questo?
Perché in Rilòc non siamo in competizione con nessun altro noleggiatore italiano. E mai lo saremo. La nostra forza esplosiva non nasce dalla competizione, ma dalla collaborazione. È questo il principio che ci distingue e che ci ha permesso di cambiare le regole del gioco. E questa rivoluzione si regge su due pilastri, che hai già incontrato lungo queste pagine: • La Rete di Noleggio Locale: una delle innovazioni più importanti di Rilòc: una Rete che mette a disposizione il parco mezzi più grande d’Italia, con oltre 2.000 Punti Noleggio Partner distribuiti ovunque sul territorio. Una Rete unica, capace di trasformare i concorrenti di ieri in collaboratori preziosi, pronti a soddisfare ogni esigenza di noleggio. • Il Protocollo Rilòc : il frutto di quasi trent’anni di esperienza: un insieme di conoscenze, procedure e tecniche raccolte in un unico protocollo, pensato per liberare i clienti dalle complessità e dai limiti che talvolta possono esserci nel noleggio tradizionale. Il risultato è un processo sempre trasparente, sicuro e uniforme. Ovunque in Italia. Insieme, questi due pilastri hanno scritto una nuova pagina nel settore, dando soluzioni immediate proprio nelle situazioni più difficili: cantieri fuori zona, tempi strettissimi, urgenze che non ammettono ritardi. Tutti i servizi che hai conosciuto fanno di Rilòc l’unico operatore in Italia in grado di assicurarti, ovunque ti trovi, un referente unico per ogni esigenza noleggio. Questa è la nostra piccola, grande, rivoluzione copernicana.
Se hai seguito con attenzione queste pagine, avrai già intuito una cosa importante: Rilòc non è per tutti e non risponde a ogni esigenza di noleggio. Non lo è per scelta. E non lo è per due motivi che, fin dall’inizio, abbiamo scolpito come i nostri pilastri portanti: principi che reggono tutto ciò che Rilòc è diventato. Il primo è questo: restare fedeli a un principio semplice, ma fondamentale: offrire il nostro servizio specializzato solo a chi può davvero trarre valore dal modello di Noleggio a Rete Locale. Perché Rilòc non è nato per soddisfare ogni richiesta di noleggio, ma per dare risposte concrete alle aziende che affrontano situazioni urgenti, complesse e spesso lontane dalla loro zona abituale. Il secondo, ancora più importante del primo, tocca il cuore stesso di ciò che siamo: scegliere la collaborazione e rifiutare ogni forma di competizione. Abbattere questi due pilastri significa tradire lo spirito che ci ha spinto sin dall’inizio. Perché se non avessimo rispettato, fino in fondo, le rigide regole che ci siamo imposti per inseguire quella visione, oggi non ci sarebbe nulla di ciò che vedi. Nessuna realtà concreta, nessun risultato riconosciuto, nessun valore apprezzato. Solo un’idea rimasta prigioniera nella mente o abbandonata in un raccoglitore, sotto l’ etichetta ingiallita di “progetti per il futuro” .
Ed è proprio per non scendere a compromessi che abbiamo scelto di essere chiari e coerenti fino in fondo. Rilòc non è per tutti. Per questo è giusto dirlo apertamente: ci sono realtà che, pur potendo bussare alle nostre porte, non troveranno in noi la risposta adatta. Ecco per chi Rilòc non è la scelta giusta: Non è adatto a chi cerca noleggio solo nella propria zona di appartenenza. Se i tuoi cantieri sono sempre dietro casa, probabilmente hai già un noleggiatore di fiducia che conosci da anni. È giusto così, e noi non vogliamo metterci in mezzo a rovinare una relazione che funziona. Rilòc nasce per un’altra sfida: dare supporto a chi si muove fuori zona, magari a centinaia di chilometri da casa, lontano dalla propria area di comfort. Lì, dove la rete di contatti abituali non esiste più, e trovare, in pochi minuti, un noleggiatore capace di risolvere l’ emergenza può non essere semplice. Se il tuo mondo finisce nel perimetro del quartiere, Rilòc non ti è d’aiuto. Fanno eccezione le grandi realtà produttive o commerciali, come industrie, GDO o imprese nazionali, che gestiscono operazioni per più sedi o tendono a centralizzare gli acquisti. Queste aziende ci scelgono per la nostra capacità di gestire il noleggio in modo uniforme, professionale e semplificato. Non è adatto a privati, associazioni ed enti di formazione. Il nostro lavoro non nasce per gestire richieste occasionali, saltuarie o legate a corsi di formazione per enti terzi.
Rilòc è costruito su un’altra scala: serve aziende con cantieri complessi da mandare avanti, scadenze da rispettare e responsabilità economiche da sostenere. Se ti serve una macchina una tantum o per fare un corso, allora non siamo la risposta. Ci sono altri canali per quello. Noi ci rivolgiamo a chi, ogni giorno, ha il peso e la pressione di portare avanti commesse cariche di responsabilità, aspettative e conseguenze concrete. Dove un errore o un ritardo non diventano l’ occasione per “una pausa caffè” , ma la fonte di migliaia di euro che svaniscono e di rapporti professionali che rischiano di spezzarsi. Non è adatto a chi cerca solo il prezzo più basso, trascurando servizio e sicurezza. Se il tuo unico obiettivo è spendere il meno possibile, Rilòc non è la risposta giusta. Il vero valore di Rilòc non si misura in qualche euro di risparmio al giorno sul canone, ma in ciò che davvero conta. È nel tempo che ti restituiamo, nella continuità che mantiene attivo il tuo cantiere, nella serenità che ti diamo quando ogni errore sarebbe fatale. Rilòc non nasce per fare la gara al ribasso. È nato per offrirti qualcosa che in Italia non aveva ancora un nome: un servizio a valore aggiunto, fatto di condizioni chiare, regole uniformi e la certezza di trovare la stessa affidabilità e sicurezza ovunque sia il tuo cantiere. Non è adatto a chi vuole continuare a gestire in proprio la ricerca dei mezzi sul territorio. Chi è strutturato per passare ore al telefono, riempire la
casella di email, richiedere preventivi, confrontare voce per voce e leggere con attenzione maniacale decine di contratti, può continuare così. Rilòc non è pensato per loro. Noi abbiamo scelto un’altra strada: quella dell’ estrema semplificazione. Perché ogni chiamata evitata e ogni email non inviata è tempo guadagnato per ciò che conta davvero. Non aspiriamo a diventare uno dei tanti nomi sulla tua lista, da gestire tra altri noleggiatori. Il nostro obiettivo è toglierti di mezzo tutto quel carico di lavoro, ma questo può accadere solo se anche tu lo vuoi. Il valore, per noi, è garantirti un referente unico: una persona che si occupa di ogni fase del noleggio mezzi da cantiere, dall’inizio alla fine, così che tu possa liberarti da pensieri e complicazioni. Non è adatto ad aziende recenti o non strutturate. Non è una questione di pregiudizio, ma di realtà dei fatti. Un’azienda troppo giovane, senza una storia finanziaria concreta alle spalle e quindi priva di un rating solido, non ci mette nelle condizioni di esprimerci al meglio. Perché, in quel caso, non potremmo offrire quella fiducia piena che vogliamo garantire a tutti i nostri clienti. Allo stesso modo, se un’impresa è poco strutturata, con pochi dipendenti già schierati su più fronti, diventa difficile assicurare la stessa velocità e precisione che noi mettiamo in campo ogni giorno. Rilòc funziona solo se entrambe le parti viaggiano alla stessa velocità: noi siamo rapidi a rispondere, ma pretendiamo altrettanta prontezza e affidabilità da chi si rivolge a noi.
E ti garantisco, perché l’abbiamo visto molte volte sul campo, che per queste aziende la nostra presenza sarebbe più un ostacolo che un aiuto reale. Come hai visto, la linea è netta: o sei dentro o sei fuori, perché con noi non possono esistere zone grigie. Chi sceglie Rilòc non accetta compromessi: pretende velocità, semplicità e certezze. E tu… vorresti davvero il contrario?
Rilòc: storie vere di noleggio che hanno fatto la differenza Fino a qui ti ho raccontato come funziona il sistema Rilòc, quali problemi risolve e perché può fare la differenza in un settore dove tempi, disponibilità e affidabilità sono tutto. Ma le parole, da sole, valgono poco se non si traducono in risultati concreti. Per questo ho voluto farti conoscere la voce di chi vive il cantiere ogni giorno: responsabili acquisti, capi cantiere, operatori, imprenditori. Persone che, prima di incontrare Rilòc, hanno affrontato le stesse difficoltà che forse hai provato anche tu: ore o giorni persi a cercare fornitori in zone sconosciute, mezzi che sembravano introvabili e risposte che arrivavano troppo lunghe. Sono esperienze di chi ha davvero visto cambiare il proprio modo di lavorare. Le leggerai in forma breve e diretta, come episodi di vita di cantiere. Ognuna ti mostrerà una situazione reale, un problema concreto e come è stato risolto grazie alla Rete di Noleggio Locale e al Protocollo Rilòc. Ecco le loro voci. Dal caos della burocrazia alla risposta immediata Jitka S., responsabile logistica per una società di scaffalature industriali in Repubblica Ceca, aveva sempre visto il noleggio in Italia come un labirinto di burocrazia, telefonate e preventivi. Con Rilòc ha scoperto che la velocità e la disponibilità potevano sostituire giornate intere di ricerche: in poche ore ha ottenuto il mezzo necessario, senza più dover “giocare al detective” in zone che non conosceva.
Urgenza e fiducia costruita al primo colpo Per Iuri D., ufficio acquisti nel settore edilizio a Siena, la sfida era ottenere risposte rapide e precise quando le richieste erano urgenti. La prima volta temeva di non essere preso in considerazione, ma la velocità di risposta e la disponibilità del mezzo giusto lo hanno convinto subito. Oggi sa che, quando chiama Rilòc, avrà sempre un interlocutore che considera le sue esigenze una priorità. Coordinamento perfetto anche sotto pressione Giovanni M., capo cantiere a Bari, opera nel settore dei montaggi industriali. In passato perdeva tempo prezioso per gestire fornitori, burocrazia e verifiche tecniche. Con Rilòc ha trovato puntualità, velocità e soprattutto un coordinamento impeccabile nelle consegne, anche in situazioni al limite delle tempistiche. Il risultato? Più tempo dedicato alla gestione del cantiere e meno alle telefonate per risolvere problemi. Copertura dove gli altri non arrivano Simone M., ufficio acquisti nel settore petrolchimico a Rimini, aveva il timore che i prezzi di un servizio così strutturato fossero troppo alti. Dopo il primo noleggio ha cambiato idea: Rilòc è riuscita a trovare macchine anche in zone “disagiate” dove sarebbe stato impossibile reperirle autonomamente, eliminando lunghe trattative con fornitori occasionali. La macchina giusta, subito Antonio M., ufficio acquisti per il settore energetico in Inghilterra, aveva un’ esigenza semplice ma critica: trovare mezzi che rispondessero perfettamente alle sue necessità. Rilòc non solo ha capito subito la richiesta, ma ha garantito celerità e cortesia nel servizio, sfruttando la rete di partner distribuiti in tutta Italia. Soluzione unica per esigenze multiple Andrea, responsabile logistica in Campania nel settore allestimenti, si trovava spesso con fornitori diversi per ogni attrezzatura, moltiplicando le pratiche e le chiamate.
Con Rilòc ha trovato un’unica soluzione centralizzata: attrezzature diverse, stesso referente, stessa efficienza. Urgenza risolta in tempi record Marco B., ufficio acquisti a Casale Monferrato nel settore fotovoltaico, non conosceva Rilòc finché un’urgenza lo ha costretto a cercare online. In poche ore aveva il mezzo pronto, un risultato che fino a quel momento pensava impossibile senza una lunga fase di contatti e preventivi. Mezzo giusto anche fuori zona Francesco S., ufficio acquisti a Bolzano nel settore costruzioni in legno, non riusciva a trovare fornitori nella zona in cui lavorava. Con Rilòc ha ricevuto risposta immediata e un mezzo perfetto per l’ esigenza, anche quando ha dovuto prolungare il noleggio all’ultimo minuto. Dal tempo perso alla telefonata risolutiva Giorgio C., ufficio acquisti nel settore infrastrutture energia in Germania, sapeva bene quanto tempo si potesse perdere cercando un mezzo disponibile. Ora, grazie a Rilòc, basta una telefonata o un messaggio per risolvere in pochi minuti ciò che prima occupava mezza giornata. Interlocutore competente e sempre disponibile Vincenzo G., ufficio acquisti a Torino nel settore servizi ambientali, sapeva che rivolgersi a chi non possiede direttamente i mezzi poteva sembrare rischioso. L ’ esperienza con Rilòc gli ha dimostrato il contrario: disponibilità, capillarità e competenza hanno reso più semplice e sicura la gestione delle commesse in tutta Italia. Queste storie raccontano che, indipendentemente dal settore, dalla lingua, dalla distanza o dall’urgenza, avere un unico referente affidabile può cambiare radicalmente il modo di lavorare. Ogni testimonianza è la prova concreta che la combinazione
tra Rete di Noleggio Locale e Protocollo Rilòc non è solo un’idea sulla carta, ma un sistema che funziona, giorno dopo giorno, cantiere dopo cantiere. Sono clienti che posso dire, con un pizzico di orgoglio di aver soddisfatto pienamente, in molti casi superando anche le loro aspettative. Ci sono molte altre recensioni, altrettanto significative, che non posso condividere integralmente, per ovvi motivi di spazio. Ma quello che posso dirti è che, anche nelle situazioni più complesse, quando tutto sembrava andare storto, siamo sempre riusciti a rimettere la corsa in carreggiata. E spesso lo abbiamo fatto contro ogni pronostico. Perché la verità è semplice: non sempre tutto fila liscio. E per evitare che un piccolo o grande imprevisto si trasformi in un ostacolo, capace di farti rimpiangere di aver iniziato quel lavoro, ho deciso di terminare il libro con una sezione pratica. Pensata proprio per te, che sei arrivato a leggere fino a qui. Perché, quando si parla di noleggio mezzi da lavoro, gli imprevisti non devono mai trasformarsi in emergenze. Ogni ostacolo può già avere la sua soluzione pronta, ma bisogna conoscerla. E tu, sei pronto ad avere la risposta giusta ancora prima che il problema si presenti?
Cantiere sereno, cliente tranquillo: il valore del noleggio Il titolo prende ispirazione da una massima dei nostri antenati latini: mens sana in corpore sano, cioè “mente sana in un corpo sano”. Sì, lo so… il paragone può sembrare un po’ tirato, ma coglie l’ essenza del concetto. Come per una persona l’armonia tra mente e corpo genera forza, così in un cantiere l’ equilibrio tra organizzazione e mezzi genera risultati. Quando tutto funziona e ogni tassello trova il proprio posto, il lavoro scorre senza intoppi. Il clima in cantiere resta sereno, si lavora con meno stress e il committente, senza bisogno di grandi spiegazioni, riconosce la forza di un lavoro fatto come si deve. Chi ricopre il ruolo di imprenditore, ufficio acquisti o responsabile di cantiere lo sa bene: ogni giornata porta con sé nuove sfide, decisioni da prendere e situazioni da governare. Alcune scorrono veloci e ripetitive, altre diventano nodi complessi da sciogliere. Ma tutte, senza eccezione, richiedono prontezza, lucidità e capacità di scelta. E se tutto in cantiere procede bene, anche il rapporto con il committente resta sereno. Al contrario, un’interruzione o anche solo un rallentamento può innescare un effetto domino: il cantiere si complica, l’ organizzazione va in affanno e le scadenze iniziano a slittare. In molti contratti sono fissate condizioni e tempistiche
precise: rispettarle non è solo un obbligo formale, ma significa proteggere la reputazione e l’ equilibrio economico del lavoro. Quando invece i termini non vengono rispettati, possono scattare costi aggiuntivi o pesanti penali. Ecco perché, prevenire ogni rallentamento nell’avanzamento dei lavori, non è solo una scelta di efficienza, ma anche di sicurezza. È la linea sottile che separa un cantiere che funziona da uno che rischia di fermarsi. Noleggiare un mezzo da cantiere, in molte situazioni, è la scelta più efficace per ottimizzare tempi e risultati. Hai tra le mani lo strumento perfetto per portare a termine il compito e, una volta concluso, lo restituisci. Ma non è sufficiente che il mezzo sia semplicemente disponibile. Conta che sia davvero efficiente e che resti operativo, senza interruzioni, per tutto il periodo che ti serve. La differenza tra un cantiere sereno e uno in difficoltà spesso sta in dettagli che però pesano moltissimo: una consegna rispettata, un’assistenza tempestiva, una sostituzione disponibile quando serve. E quando in cantiere lavori con mezzi a noleggio, sono proprio questi particolari a parlare di te: mostrano al committente la solidità dei tuoi fornitori e rafforzano la fiducia nei tuoi confronti. Un cantiere che sa come risolvere, non porta benefici solo a chi lo gestisce, ma a tutti coloro che ne fanno parte. Il team interno lavora con meno stress, i fornitori operano in un contesto più ordinato e il committente, che osserva e valuta ogni dettaglio, si sente davvero rassicurato.
La vera serenità del cliente nasce da qui: dalla continuità. Dal sapere che i tempi saranno rispettati e che ogni ostacolo, se si presenta, avrà subito la sua soluzione. Ed è proprio in questo che il Noleggio a Rete Locale di Rilòc può dire la sua: trasformare l’incertezza in sicurezza, e il rischio in affidabilità. Perché ovunque tu sia a lavorare, puoi contare sempre sullo stesso ed elevato standard di servizio. E questo non è un dettaglio da poco. È la vera garanzia che ogni giornata di cantiere scorra con la massima tranquillità, proteggendo tempi, budget e, soprattutto, il rapporto di fiducia con chi ti ha affidato il lavoro. Non è un caso se diversi clienti, che hanno scelto Rilòc per i propri noleggi, hanno lavorato in alcuni dei contesti più prestigiosi d’Italia. Vuoi scoprire quali? Sul sito riloc.it troverai esempi concreti e davvero interessanti.
I principali rischi di un cantiere con mezzi a noleggio Gestire un cantiere con mezzi da lavoro a noleggio, non significa solo prestare le attenzioni di sempre. Richiede qualcosa in più: uno sguardo più ampio, capace di anticipare ciò che può accadere e di intervenire prima che diventi un problema. Perché appena il mezzo arriva in cantiere e il lavoro prende il via, le variabili improvvise entrano in gioco, imponendo attenzione costante e decisioni rapide. Ogni giornata porta con sé nuove sfide: piccoli intoppi o grandi imprevisti che mettono alla prova chi è in prima linea. Eppure l’ obiettivo resta sempre lo stesso, immutato e inderogabile: portare a termine la commessa nei tempi e nei modi concordati con il committente. E farlo senza mai mettere a rischio la sicurezza, che rimane la priorità assoluta in ogni cantiere. Quando in cantiere entrano in gioco mezzi a noleggio, non basta farli lavorare: ci sono aspetti delicati che vanno seguiti con attenzione. Il rapporto con il fornitore, la gestione del mezzo quando qualcosa non funziona, la cura di attrezzature che non ti appartengono, ma di cui sei responsabile e dalle quali dipende il buon esito del lavoro. Perché i rischi ci sono. I principali? Sono questi: • Furti – La sottrazione di un mezzo a noleggio è un rischio che non deve mai essere sottovalutato.
Vuol dire lavori fermi, ritardi inevitabili e costi da sostenere che possono trasformarsi in una vera voragine economica, in grado di inghiottire i margini di un cantiere e mettere a rischio la sopravvivenza stessa di un’azienda. Ecco perché è fondamentale non farsi trovare impreparati: informarsi bene, adottare misure di sicurezza preventiva e stabilire fin dall’inizio accordi chiari con il fornitore e con l’assicurazione. • Rotture e danni – Può bastare un attimo per fermare un cantiere: l’usura che si fa sentire proprio nel momento meno opportuno, un errore di utilizzo o una distrazione, che mettono fuori gioco il mezzo su cui contavi. In questi casi perdere meno tempo possibile è decisivo, perché un mezzo fermo significa lavoro bloccato e scadenze che rischiano di saltare. La vera differenza la fa la capacità di intervenire rapidamente in cantiere o di sostituire la macchina, così da rimettere in moto i lavori e ridurre al minimo l’impatto sui tempi di consegna. • Infortuni – La sicurezza deve restare al centro: il rispetto delle norme e l’uso corretto delle attrezzature non sono solo obblighi, ma gesti quotidiani che proteggono chi opera in cantiere. La formazione adeguata degli operatori e la conformità dei mezzi diventano così garanzie concrete: tutelano le persone, prima di tutto, e con esse la solidità dell’azienda. Questi fattori non incidono soltanto sulla continuità dei lavori e sul rapporto con il committente: toccano direttamente la sicurezza di chi opera in cantiere.
Affrontarli con protocolli chiari, procedure testate e fornitori affidabili significa non lasciarsi travolgere dagli imprevisti. Vuol dire trasformare le criticità in semplici deviazioni di percorso. Ma, soprattutto, vuol dire proteggere le persone che ogni giorno vivono il tuo lavoro. E dimmi: può davvero esserci una priorità più grande di questa?
Furto di attrezzature a noleggio in cantiere: come prevenirlo Quando si parla di furti in cantiere non si pensa solo alle grandi macchine di valore. Ogni attrezzatura, anche la più piccola, può trasformarsi in un bersaglio facile per i malintenzionati. E i dati parlano chiaro: negli ultimi anni il fenomeno è cresciuto senza sosta. Il motivo è semplice, ma allo stesso tempo spietato: con uno sforzo minimo, il bottino può trasformarsi facilmente in un malloppo da centinaia di migliaia di euro. Non a caso, sono emerse vere e proprie organizzazioni criminali dedicate esclusivamente a pianificare furti di questo tipo. Il problema è talmente diffuso che l’ERA, European Rental Association, l’organismo che rappresenta il settore del noleggio a livello europeo, ha sviluppato e pubblicato la “ERA Guide for Theft and Vandalism Prevention”, un documento tecnico che raccoglie procedure e raccomandazioni concrete per ridurre in modo significativo il rischio di furti nei cantieri e nei depositi. Questa guida, frutto della collaborazione tra noleggiatori di tutta Europa e specialisti della sicurezza, offre indicazioni che valgono sia per i mezzi di proprietà sia per quelli a noleggio e tocca aspetti pratici come: marcatura e identificazione dei mezzi, controllo degli accessi, protezioni fisiche, videosorveglianza, illuminazione e protocolli di intervento immediato in caso di furto.
Le migliori pratiche di prevenzione, secondo questo approccio, si possono suddividere in tre aree fondamentali: azienda, luogo ed equipaggiamento. Azienda • Sensibilizza e forma dipendenti e collaboratori sulle procedure antifurto. Anche un breve corso interno può fare la differenza. • Condividi informazioni di prevenzione anche con i clienti e il loro personale, se operi come appaltatore. • Verifica sempre l’affidabilità del partner commerciale: l’appropriazione indebita esiste. • Controlla l’affidabilità della società di trasporto che utilizzi. • Conserva in sicurezza i documenti relativi a mezzi e attrezzature. • Segnala immediatamente alle forze dell’ordine veicoli o movimenti sospetti. • In caso di furto, agisci subito: denuncia alle autorità, comunicazione al noleggiatore e all’assicurazione, documenti a portata di mano. • Mantieni un registro aggiornato con caratteristiche e numero di serie dei mezzi in cantiere, corredato da foto ad alta risoluzione. Luogo • Se chiudi i mezzi in container, verifica che siano sicuri e resistenti.
• Installa videosorveglianza o attiva un servizio di vigilanza sul perimetro del cantiere. • Custodisci le chiavi in un luogo sicuro, con procedure chiare per il loro passaggio. • Collega tra loro mezzi e attrezzature di piccole dimensioni per renderne più difficile lo spostamento. Equipaggiamento • Controlla che il mezzo abbia marchi e numeri di serie leggibili e integri. • Al momento del noleggio, chiedi quali sistemi antifurto sono presenti e segna la loro posizione. • Utilizza dispositivi meccanici come morsetti ruota o blocchi del cambio. • Integra sistemi elettronici, elettromeccanici o idraulici che rendano il mezzo inservibile una volta attivati. Esempi di buone pratiche • Proteggere il gancio di traino con la benna di un altro mezzo o con sistemi di blocco dedicati. • Estendere e bloccare il braccio di un telescopico sopra altri attrezzi per impedirne il movimento. • Collegare due o più mezzi tra loro e bloccarli meccanicamente. • Posizionare i mezzi più piccoli all’interno di quelli più grandi (es. un miniescavatore nel cassone di
un camion) e bloccarli insieme. • Utilizzare lucchetti e catene ad alta resistenza sui comandi principali di accensione. • Parcheggiare i mezzi in modo da ostacolare l’uscita reciproca, creando una “barriera” fisica. • Applicare marcature visibili e difficili da rimuovere sulle parti principali dei mezzi. • Utilizzare interruttori nascosti di interruzione dell’alimentazione o del carburante. Esempi da evitare • Lasciare mezzi o attrezzature senza blocchi, già posizionati su carrelli pronti al trasporto. • Lasciare le chiavi inserite nei mezzi in sosta. • Parcheggiare mezzi in aree scarsamente illuminate e senza sorveglianza. • Lasciare i documenti del mezzo all’interno dell’abitacolo. • Posizionare attrezzature di alto valore in aree facilmente accessibili dall’esterno del cantiere. Queste misure, purtroppo, non possono azzerare del tutto il rischio di un furto. Ma lo riducono drasticamente e, soprattutto, raccontano chi sei: un professionista che protegge il proprio lavoro, che rispetta il committente e che costruisce fiducia con il noleggiatore.
Perché la sicurezza dei mezzi presi a noleggio non è solo prevenzione: è responsabilità, è reputazione, è la prova concreta che sai prenderti cura di ciò che ti viene affidato. Che poi, alla fine, la regola è più semplice di tante parole: tratta e custodisci ciò che non è tuo, come se lo fosse. E allora sì, potrai dire, che è davvero ben protetto.
Rotture e danni ai mezzi noleggiati: come proteggersi Le rotture per usura accadono, e quasi sempre scelgono il momento peggiore per farsi sentire. E non basta: a volte è sufficiente una piccola distrazione, o un utilizzo scorretto, per compromettere in modo più o meno grave il mezzo su cui stavi lavorando. In certi casi hai la possibilità di bloccare il danno sul nascere, prima che diventi un problema più grande capace di stravolgere l’intero cantiere. In altri, la vera differenza la fa il modo in cui riesci a gestirlo. Sapere come muoversi è fondamentale. In cantiere non basta che i lavori vadano avanti: serve anche proteggersi da quei costi improvvisi che possono scombussolare i conti. Per questo, prima ancora di confermare il noleggio, è fondamentale chiarire con il noleggiatore alcuni aspetti che possono fare la differenza. Ad esempio: • com’è prevista l’assistenza in caso di guasti, • se esiste un contributo per l’assistenza e, in quel caso, se resta interamente a carico del noleggiatore quando il danno non dipende da un uso scorretto, • se è possibile la sostituzione del mezzo quando non è riparabile in tempi ragionevoli,
• se è prevista un’assicurazione, anche aggiuntiva, che copra i danni accidentali. Chiarire tutto questo, in anticipo, non vuol dire essere pignoli o diffidenti. Vuol dire proteggere il tuo lavoro, salvaguardare i tuoi margini, tutelare il rapporto con il noleggiatore e garantire la tranquillità del cantiere. Come sai, il servizio di Rilòc nasce proprio con un obiettivo preciso: garantire continuità e certezze a chi lavora nei cantieri. È per questo che abbiamo creato RiPlace , il servizio che mette sempre al primo posto la continuità del lavoro. Se un mezzo si guasta e non può essere riparato in tempi ragionevoli, lo sostituiamo senza costi extra per il cliente, così che il cantiere non si fermi mai. A questo si affianca la nostra esclusiva copertura danni NoloGuardian® , che contribuisce a proteggere da danni accidentali che possono capitare ogni giorno in cantiere. Perché il cantiere deve andare avanti. E se lavori sereno è meglio per tutti. Se ti è già capitato, quando si parla di addebiti per danni, la situazione non è sempre limpida. Il dubbio si ripete: quel danno c’era già al momento della consegna, oppure no? Ti assicuro che più di una volta mi sono trovato nel mezzo, tra le posizioni del noleggiatore e quelle del cliente, con entrambe
le parti convinte di avere pienamente ragione. In questi casi la differenza tra pagare o non pagare non dipende dalla buona fede, ma solo da una cosa: dimostrare se il danno era già presente o meno. Ed è proprio per questo che voglio lasciarti un metodo, sicuro e garantito al 100%, per azzerare i rischi di contestazioni. Si tratta di una serie di accorgimenti pratici, suddivisi in quattro aree fondamentali. Ti richiederanno solo cinque, dieci minuti del tuo tempo in cantiere: al massimo l’equivalente di pochi euro di costo. Giusto? Ma il loro valore, te lo assicuro, può trasformarsi in migliaia di euro risparmiati per la tua azienda. Ed è per questo che ora voglio mostrarteli, uno per uno. Eccoli qua: . Prova il mezzo alla consegna Appena il mezzo viene scaricato, non limitarti a guardarlo: salici, accendilo e provalo subito, prima che il trasportatore riparta. È il momento in cui puoi accorgerti di eventuali anomalie e segnalarle sul posto, evitando contestazioni future. Controlla molto attentamente: • perdite d’olio e trasudamenti; • punti di ruggine; • ingrassaggio (niente cigolii sospetti);
• livelli di liquidi e carburanti; • stato di carica delle batterie; • condizioni generali del mezzo, dentro, sopra e sotto la struttura. Segnala sempre per iscritto eventuali anomalie riscontrate al noleggiatore e fai apporre la firma, con nome e cognome per intero, del trasportatore o di colui che ti consegna il mezzo. Ogni dettaglio, anche il più piccolo, può fare la differenza e diventa fondamentale per tutelare entrambe le parti coinvolte. . Foto prima, foto dopo Fotografa o realizza brevi video del mezzo, sia alla consegna sia alla restituzione, con inquadrature chiare e ravvicinate, includendo: • tutti i lati esterni; • interni e zona comandi; • vetri e specchi; • gomme (in particolare danni preesistenti); • eventuali perdite o rotture; • indicatori di livelli, ricarica, ore e chilometri. Invia subito le foto al noleggiatore ben contestualizzate, via email o WhatsApp, così da certificare con certezza data e ora degli scatti. . Moduli compilati bene Assicurati che il modulo di consegna e ritiro del noleggiatore sia compilato in ogni sua parte, senza lasciare spazi vuoti o
voci poco chiare. Ogni dettaglio riportato sul documento diventa una prova concreta dello stato del mezzo al momento della consegna e al momento della restituzione. Fatti sempre rilasciare una copia del modulo e richiedi la firma del trasportatore o di chi effettua la consegna: è una tutela in più che certifica la correttezza della procedura e riduce al minimo ogni rischio di contestazioni future. . Procedura in caso di guasto Se il mezzo si guasta, che sia per avaria tecnica o per un utilizzo non corretto, segui una sequenza precisa di azioni per tutelare tutti e ridurre al minimo i rischi di contestazione: . ferma subito la macchina e togli le chiavi; . scatta foto dettagliate del problema, documentando bene la zona interessata; . contatta immediatamente il noleggiatore, inviando le immagini e una descrizione chiara dell’accaduto; . non spostare né manomettere il mezzo fino all’arrivo del tecnico incaricato o a nuove istruzioni. Ricorda che la regola numero uno è agire con rapidità. Ogni attesa o perdita di tempo gioca a tuo sfavore e può trasformare una situazione facilmente gestibile in un problema decisamente più serio, con costi e ritardi che si sarebbero potuti evitare. E poi domandati: se non sei tu a prenderti cura del denaro della tua azienda, chi mai dovrebbe farlo?
Sicurezza in cantiere con mezzi a noleggio: prima di tutto l’attenzione Ogni cantiere ha la sua complessità e le sue esigenze di produzione da tutelare al meglio. Ma c’è un denominatore comune che non dovrebbe mai passare in secondo piano: la sicurezza. Tra i rischi più diffusi e allo stesso tempo più sottovalutati ci sono le cadute dall’alto. Parliamo purtroppo di situazioni che si ripetono troppo spesso: piattaforme aeree utilizzate senza le dovute precauzioni, manovrate in modo improprio o affidate a operatori non formati. E ci sono episodi che, per quanto assurdi possano sembrare, accadono davvero. Ti porto un esempio reale: ho visto, con i miei occhi, un cestello da 20 metri “potenziato” con una scala appoggiata all’interno per arrivare a quota 22. In quel caso, la differenza tra la vita e la morte si misurava in soli due metri. Una pratica pericolosa, non solo fuori norma, ma completamente sconsiderata, che avrebbe potuto trasformarsi in un incidente gravissimo. Ma al di là di questo gesto estremo, situazioni rischiose accadono purtroppo molto più spesso di quanto si creda, perché alla base non c’è quasi mai un solo fattore. A volte è solo la fretta di chi pensa di cavarsela con un colpo
di mano, altre volte è l’assenza di formazione o di controlli davvero accurati. Eppure, nella maggior parte dei casi, basterebbero poche attenzioni in più, quei piccoli gesti quotidiani che fanno la differenza, per trasformare il lavoro in una procedura sicura e sotto controllo. Ecco allora una serie di consigli concreti, nati dall’esperienza diretta in cantiere, pensati per ridurre al minimo i rischi e garantire sicurezza e continuità nei lavori in quota. Non pretendono di esaurire l’argomento, perché la sicurezza è fatta di tanti dettagli e responsabilità condivise. Ma il mio obiettivo è chiaro: alzare il più possibile l’asticella dell’attenzione, così che ogni scelta, ogni gesto e ogni controllo diventino parte di una cultura che ti protegge davvero.
Consigli pratici per ridurre il rischio di infortuni nelle lavorazioni in quota . Valuta l’area di lavoro Prima di iniziare, osserva con attenzione dove andrai a operare. L’accesso deve essere semplice e sicuro, le dimensioni adeguate e la portata del terreno compatibile con la macchina che utilizzerai. Ricorda: un posizionamento sbagliato non è solo un dettaglio tecnico, ma un rischio concreto che può compromettere la stabilità dell’intera operazione. . Analizza il tipo di terreno Non tutti i terreni offrono la stessa sicurezza. Una platea in calcestruzzo armato garantisce una base stabile, mentre superfici in terra o miste richiedono valutazioni più attente sulla portata. Se qualcosa non ti convince, non improvvisare: chiedi l’intervento di un professionista che sappia verificare le condizioni e prevenire rischi ben più gravi. . Controlla la pressione degli stabilizzatori e delle ruote Prima di avviare i lavori, verifica sempre che gli stabilizzatori e gli pneumatici siano in condizioni corrette. Consulta gli adesivi presenti sul mezzo per conoscere i dati di carico e posiziona piastre adeguate sotto i piedini, proporzionate al terreno di appoggio. Sono dettagli che spesso vengono trascurati, ma da cui dipende la stabilità dell’intera macchina.
. Individua manufatti e punti deboli del suolo Prima di posizionare il mezzo, osserva attentamente l’area circostante. Tombini, cisterne, scavi, banchine fragili o solette di portata incerta possono rivelarsi trappole pericolose. Se hai anche solo un dubbio, non rischiare: verifica i dati tecnici o richiedi un controllo professionale. Meglio perdere qualche minuto all’inizio che affrontare conseguenze ben più pesanti dopo. . Rispetta le pendenze consentite Ogni macchina ha un limite preciso di inclinazione oltre il quale la stabilità non è più garantita. Controlla sempre sul manuale la pendenza massima consentita: in alcune PLE la responsabilità ricade interamente sull’operatore, in altre è la bolla elettronica a segnalare quando il limite è stato superato. In entrambi i casi, ignorare questa regola significa esporsi a un rischio che non lascia margini di errore. . Attenzione a ostruzioni in quota Prima di sollevare il braccio, osserva con cura l’area di lavoro sopra e intorno a te. Balconi, cornicioni, rami, funi o altre strutture possono trasformarsi in ostacoli imprevisti, con il rischio di urti, danni o, peggio ancora, situazioni di intrappolamento per l’operatore. Una verifica preventiva richiede pochi secondi, ma può evitare incidenti gravi. . Mantieni le distanze da linee elettriche Le linee elettriche sono tra i pericoli più insidiosi in cantiere: difficili da percepire fino all’ultimo, ma potenzialmente letali. Se non sono protette,
mantieni sempre una distanza di sicurezza adeguata, tenendo conto non solo della posizione attuale del mezzo ma anche dell’estensione massima del braccio. Valuta anche le condizioni ambientali, come vento e umidità, che possono ridurre ulteriormente il margine di protezione e aumentare il rischio. . Considera le condizioni atmosferiche Il vento è tra i nemici più pericolosi in quota: invisibile ma capace di destabilizzare la macchina in pochi secondi. Rispetta sempre i limiti indicati sul manuale. Anche pioggia, gelo o caldo intenso possono incidere sulla stabilità del mezzo e sulla sicurezza dell’operatore. Non sottovalutare mai il meteo: ciò che sembra un semplice disagio può diventare un rischio concreto. . Delimita l’area di lavoro Prima di iniziare le manovre, assicurati che la zona sottostante e circostante alla piattaforma sia ben segnalata e isolata. Transenne, nastri o cartelli servono a impedire l’accesso a persone e mezzi non autorizzati, riducendo il rischio di interferenze e incidenti. Una semplice barriera può fare la differenza tra un cantiere ordinato e una situazione pericolosa. . Evita interferenze con altre macchine – Se in cantiere operano gru, sollevatori telescopici o altre attrezzature, coordina sempre le manovre in modo chiaro. Mantieni distanze di sicurezza adeguate e stabilisci prima chi deve muoversi e quando. Un attimo di disattenzione o un gesto non concordato
può trasformarsi in urti pericolosi o in fermi imprevisti del lavoro. . Usa sempre i DPI anticaduta Imbracatura e casco con sottogola non sono un’opzione: sono obbligatori ogni volta che lavori in quota. A questi si aggiungono altri dispositivi da scegliere in base al tipo di attività, come scarpe antinfortunistiche, guanti o occhiali di protezione. Sembrano dettagli, ma sono proprio i dettagli che fanno la differenza tra un lavoro sicuro e un rischio evitabile. . Scegli la macchina giusta per il lavoro Ogni cantiere ha esigenze specifiche e la macchina va scelta di conseguenza. Valuta con attenzione l’altezza necessaria, lo sbraccio, la portata, il numero di persone da sollevare e il tipo di alimentazione più adatto al contesto. Non improvvisare mai con attrezzature inadatte: il rischio è fermare il lavoro e, soprattutto, mettere in pericolo la sicurezza degli operatori. . Non utilizzare rialzi improvvisati Se la piattaforma non raggiunge l’altezza necessaria, la soluzione non è arrangiarsi, ma sostituirla con una macchina più idonea. È assolutamente vietato salire su scale, sgabelli o strutture improvvisate all’interno del cestello: pratiche pericolose che mettono a rischio la vita dell’operatore e compromettono la stabilità dell’intera attrezzatura.
4. Verifica sempre la documentazione Quando il mezzo arriva in cantiere, non limitarti al controllo visivo: assicurati che siano consegnati tutti i documenti obbligatori, come manuale d’uso, dichiarazioni di conformità e certificazioni. È un passaggio spesso sottovalutato, ma fondamentale. Ricorda inoltre di leggere sempre con attenzione il manuale d’uso e manutenzione: è lì che trovi le istruzioni ufficiali del costruttore, i limiti operativi e le procedure corrette. Trascurarlo significa esporsi a rischi inutili. La responsabilità del mezzo non è solo del noleggiatore: è condivisa, e avere la documentazione completa e compresa significa lavorare con maggiore tutela e serenità. . Garantisci una ricarica sicura delle PLE elettriche La fase di ricarica è delicata quanto l’utilizzo della macchina. Usa sempre prese e prolunghe certificate, in buono stato e adeguate alla potenza richiesta. Evita assolutamente che vengano a contatto con ristagni d’acqua o superfici bagnate: una distrazione in questo momento può trasformarsi in un rischio serio sia per l’operatore sia per l’attrezzatura. Adottare queste buone pratiche non significa rallentare il lavoro: significa proteggerlo e renderlo più redditizio. Ogni controllo, ogni accortezza, ogni gesto ripetuto con disciplina entra a far parte di una routine che, non solo tutela la salute di chi vive il cantiere, ma difende anche tempi, budget e reputazione. Perché la sicurezza non è mai un peso, ma è sempre una leva
di efficienza. Un cantiere sicuro non è solo un bene per chi ci lavora: è una garanzia per chi lo guida e un segno di credibilità per chi lo ha commissionato. E se ti manca un soffio per arrivarci, ricorda: quel soffio può valere una vita.
Eccoci, siamo arrivati alla fine del libro. Ti confesso che scrivere queste pagine è stato un viaggio intenso, e aver avuto la tua compagnia lungo il percorso lo ha reso ancora più significativo. Siamo partiti proprio dall’inizio: dalla mia nascita e dalla storia di un giovane ex carabiniere, nato nel 1971. Passo dopo passo siamo arrivati fino all’intuizione che ha innovato il sistema di noleggio in Italia, senza dimenticare i progetti di solidarietà che hanno intrecciato imprenditoria e beneficenza. In questo libro ho voluto anche lasciare una dispensa di informazioni e consigli pratici, raccolti dall’ esperienza sul campo e pensati per chi, ogni giorno, affronta le sfide del lavoro con mezzi a noleggio. Non è stato un cammino facile da raccontare: in alcuni momenti ho dovuto aprire pagine molto personali, a volte persino difficili da condividere. Ma, proprio per questo, sento che questo libro non è solo mio, ma appartiene anche a chi cerca un riscatto, una svolta o semplicemente il coraggio di compiere una scelta importante. Ringraziandoti per essere arrivato fin qui, voglio lasciarti con una promessa solenne. Se un giorno dovessimo incontrarci o collaborare insieme, in me troverai sicuramente un imprenditore e un professionista instancabile. Ma, prima di tutto, troverai me… Tiziano. Hai la mia parola: mai e poi mai il profitto personale conterà più del valore di un rapporto umano.
Perché questi sono i principi che mi hanno guidato fino a oggi, quelli che mi hanno permesso di diventare la persona che sono. Ed è per questo che vengono prima di ogni altra cosa. Ti lascio con un pensiero finale. Se queste pagine sono riuscite ad accendere in te uno spunto, una riflessione o un’idea nuova, allora il mio obiettivo è stato raggiunto. È il vero motivo per cui ho scritto questo libro. Un caro saluto, Tiziano
L ’ultimo pensiero è dedicato a te, che mi hai onorato fin qui con la tua lettura. C’ è una scintilla che vorrei consegnarti dalla mia storia: il coraggio di pensare controcorrente. Non accettare ciecamente schemi imposti da altri. Trova la forza di mettere in discussione ogni punto di vista, anche quello più acclamato. Segui la logica, ascolta il buon senso e tieni acceso il tuo senso critico. Il pensiero indipendente spesso non è la via più comoda. E’ il coraggio di andare in direzione opposta alla folla, quando il mondo intero sembra spingerti da un’altra parte. Proprio lì risiede la sua potenza. Non temere mai di pensare fuori dagli schemi. Il mondo premia chi sa adattarsi, è vero. Ma lo rivoluziona chi osa pensare diversamente. “Il rispetto cieco per l’ autorità è il più grande nemico della verità ” Albert Einstein
Ogni passo da ognun percorso è sovente assai tosto. E… nel domani la speranza nella vita… nella vita si avanza. Nel cammino la trasparenza e… con la verità non farne senza. Non farne senza… perché le ritrovi nel suo tempo e… con gli allori! Tante porte… non spalancate sono state barattate.. barattate con impegno da una mente… con ingegno. E… gli inciampi che prendon vita sia in piano che in salita… son solo prove da superare per chi non si vorrà fermare. Il tempo… è come il vento vola via in un momento! E… l’oggi è già in memoria per scrivere… una nuova storia. Armanda Scaiola
“Non possiamo sapere quali eventi dovremo affrontare, ma possiamo decidere lo stato d’animo con il quale li affronteremo” Tiziano
Finito di stampare nel Ottobre 2025